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A Foiano

A Foiano della Chiana, oggi Domenica 26 Settembre 2021, si è svolta un’estemporanea di pittura. Vi mostrerò i quadri realizzati.

Da Wikipedia, l’enciclopedia libera.

Foiano della Chiana è un comune italiano della provincia di Arezzo in Toscana.

Territorio

Il centro abitato di Foiano della Chiana sorge su di un basso colle della Val di Chiana, a 318 m s.l.m. e dista da Arezzo 28 km in direzione sud.

Il territorio comunale tende di fatto ad assumere una conformazione a bassa collina, e mentre a nord il declivio sporge verso l’area delle colmate, a sud si spinge verso la Val di Chiana senese.

Attraversato da un tratto del torrente Esse, affluente del Canale Maestro della Chiana, il territorio comunale vede una popolazione concentrata, oltre che nel capoluogo, nella maggiore delle frazioni, Pozzo della Chiana.

È un vivace centro agricolo (cereali, vino, tabacco) e commerciale.

Storia

Mongolo1984, CC BY-SA 4.0 https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0, via Wikimedia Commons

La Torre Civica di Foiano della Chiana.

L’area dell’attuale comune di Foiano della Chiana fu popolata fin dal VI secolo a.C., quando tutta la Val di Chiana assistette al proliferare della civiltà etrusca.


Dopo la lunga dominazione romana (III secolo a.C. – V secolo), sopravvenne l’età buia delle invasioni barbariche, con la palude che iniziò a desolare le fertili terre chianine.

In età medievale la comunità di Foiano fu la prima, in Valdichiana, a dotarsi di uno statuto cittadino e a proclamarsi comune libero e indipendente, nel 1084.

Foiano cadde per un breve periodo (XII secolo) sotto il governo di Siena.

Ai senesi subentarono di lì a poco gli aretini, che mantennero il dominio del borgo fino al 1336.

Quell’anno Firenze espugnò Foiano, che fu praticamente rasa al suolo, ma a breve riedificata.

I fiorentini ne ricostruirono soprattutto la cinta muraria, di fronte ai ripetuti tentativi aretini di riconquistarla.

A dimostrazione dell’avanzare della palude chianina, i fiorentini vi edificarono anche un porto (come si evince da statutari cortonesi del 1325)

Solo con delle imbarcazioni, infatti, era possibile comunicare con i pur vicini borghi di Castiglion Aretino (oggi Castiglion Fiorentino) e Cortona.

Dotatasi di un nuovo statuto nel 1387, Foiano acquistò nuovamente lo status di comune, seppure ormai dipendente dal dominio fiorentino.

E pose sotto la propria giurisdizione il vicino centro di Pozzo della Chiana (oggi frazione foianese), fulcro di continue rivolte da parte degli abitanti locali.

nei secoli seguenti a Foiano

Proprio presso quest’ultima località, il 2 agosto 1554, ebbe luogo la battaglia di Scannagallo, nella quale le truppe fiorentine sbaragliarono quelle senesi, aprendosi la strada verso la presa di Siena.

Da quel momento Foiano avrebbe legato indissolubilmente la propria storia a quella di Firenze. Al governo mediceo seguì il Granducato dei Lorena (1737), dinastia che produsse sostanziali cambiamenti al territorio chianino, ormai messo a dura prova dalla palude.

Nel 1788 Pietro Leopoldo I di Lorena incaricò l’aretino Vittorio Fossombroni di procedere alla bonifica della Val di Chiana.

L’eminente ingegnere idraulico, tra le altre cose pure matematico e ministro degli esteri del granducato, lavorò intensamente alla bonifica per un quarantennio.

Giovan Battista Del Corto ricorda nella sua “Storia della Valdichiana” (1898) come quando si ritirò, nel 1828.

Fossombroni poté ammirare compiaciuto i progressi del lavoro eseguito e «segnalava nella purificata aria la prima apparizione dei rondoni in Foiano e altrove».

Caduta per un breve periodo (1800-1814) sotto il dominio napoleonico, Foiano tornò sotto il Granducato con la Restaurazione.

Con la palude ormai prosciugata, la vita si avviava verso la normalità per i foianesi, che nel frattempo parteciparono al plebiscito a seguito del quale il Granducato di Toscana fu annesso al Regno di Sardegna (1860) e successivamente al Regno d’Italia.


Ecco le foto dei quadri dell’estemporanea.

Ecco le foto della premiazione

Giancarlo

A Castiglion Fibocchi

A Castiglion Fibocchi si è aperta una mostra, una mostra di pittura.Una mostra bella, bella davvero. Una mostra da vedere. Una mostra che vi consiglio di visitare.

Castiglion Fibocchi è un comune italiano della provincia di Arezzo in Toscana.

Andate in piazza delle Fiere al numero 1, li, da una parte, c’è il palazzo delle Stigmatine, lo vedrete subito. La mostra è all’interno. Quattro stanze sono arredate con le opere di quattro pittori:


Elda Lenzi Pittrice di Arezzo
www.artmajeur.com/elda-lenzi-1


Matteo Benetazzo Pittore di Pieve a Presciano (AR)
www.matteobenetazzo.com


Paolo Bisighin Pittore del Friuli Venezia Giulia
http://www.paintingoil.eu/


Giancarlo Arrigucci Pittore di Bucine (AR)
www.giancaarrigucci.altervista.org
www.bucine.altervista.org

Storia di Castiglion Fibocchi

(Da wikipedia l’enciclopedia libera)

Il paese di Castiglion Fibocchi sorge sulle ultimi propaggini del massiccio del Pratomagno che degradano verso la piana di Arezzo, lungo l’antica Via Clodia (o Cassia Vetus).

Il territorio comunale già abitato nella tarda età repubblicana (I secolo a.C.), attorno all’anno mille fu castello dei Conti Guidi a guardia della strada che collegava il Valdarno al Casentino.

Nel 1385, con la vittoria di Firenze su Arezzo cadde anch’esso sotto il dominio della Repubblica di Firenze.

LXXVIII – 2020 – Giancarlo Arrigucci – Casa turrita Leopoldina – Olio su tavola – 18×30 cm (Collezione privata)

Lungo l’attuale strada dei Setteponti si possono osservare alcuni esempi della tipica edilizia rurale: le Case Leopoldine, con la colombaia, la loggia e il portico, fra le più belle della zona.

A monte del capoluogo si trova la piccola frazione di Gello Biscardo con il suo borgo antico splendidamente conservato.

Sulla collina si possono osservare i ruderi di San Quirico, la pieve paleocristiana di cui si hanno testimonianze già dal II secolo.

Il marchesato

Il marchesato di Castiglion Fibocchi, San Giustino e Castiglion Fibocchi fu concesso dal granduca Ferdinando II al suo valoroso generale Alessandro del Borro di Girolamo, vincitore dei Turchi, il 10 ottobre 1644.

La sua abilità militare – combatté vittoriosamente nella Guerra dei trent’anni per conto del granduca, cognato dell’imperatore – gli fece guadagnare il titolo di barone boemo e a 35 anni divenne nobile aretino, poi dal 1642 di primo grado.

Uomo di cultura e erudito di matematica e fisica, elaborò col Torricelli un progetto per prosciugare la Val di Chiana.

Dopo la sua morte a Corfù (1656) ne ereditò il titolo il figlio Niccolò (-1690) e i suoi eredi che lo mantennero fino alla legge di abolizione dei feudi granducali del 1749.

A Niccolò, privo di eredi maschi, successe nel feudo il fratellastro generale Marco, che divenne governatore di Livorno (1677-1701) e morì privo di eredi maschi.

Ancora

I del Borro, patrizi aretini, furono già signori del castello del Borro dal 1254, da cui presero il nome presso Loro Ciuffenna, quale ultimo territorio del distretto aretino in Valdarno.

I marchesi incrementarono la produzione agricola del feudo con il conseguente aumento della popolazione.

Al plebiscito organizzato per l’annessione della Toscana al Regno di Sardegna, Castiglion Fibocchi si espresse con schiacciante maggioranza a favore del mantenimento del regno separato (su 293 aventi diritto, 169 votanti, il regno separato ebbe 106 voti contro 46 che andarono all’annessione e 17 nulle).

Qualcuno dice che questo risultato si ebbe perché fu l’unico posto in cui furono organizzate votazioni libere.

Il nome

Da qui l’appellativo di “re di Castiglion Fibocchi” dato a Ferdinando IV di Toscana, succeduto all’ultimo sovrano regnante di Toscana, Leopoldo II di Toscana.

Il paese deriva il suo nome Da Bocca o Bocco de’ Pazzi di Valdarno, che non hanno niente a che vedere con i Pazzi della famosa congiura contro i Medici.

Il nome è riportato in antichi documenti come Castilium Filiorum Bocchi (Fi.Bocchi) e la sua cinta muraria era guarnita con sette torri.

Di queste ne rimane solo una, però due porte sono ancora in piedi: Porta Fredda e Porta San Clemente.

La fiera (del bestiame) era ed è tuttora la prima domenica di ottobre.

Di seguito le opere esposte a Castiglion Fibocchi

(Cliccateci sopra per ingrandirle)

Conclusioni

Non mi resta che consigliarvi vivamente di andare a vederla, ci sono delle belle opere.
Buon divertimento.

Giancarlo

Estemporanea all’Impruneta

Domenica 19 settembre 2021 si è svolta, in concomitanza con la festa dell’Uva, la terza estemporanea all’Impruneta (Firenze).

Impruneta (detta comunemente L’Imprunéta, con l’articolo è un comune italiano della città metropolitana di Firenze, in Toscana, celebre soprattutto per l’industria della terracotta (il cosiddetto cotto di Impruneta), per la tradizionale Fiera di S. Luca, che si svolge ogni anno alla metà di ottobre, e per la Festa dell’Uva, che si svolge ogni ultima domenica di settembre.

Le sue tradizioni risalgono all’epoca etrusca, successivamente la posizione geografica, le potenzialità del suolo e la relativa vicinanza da Firenze favorirono la nascita di un agglomerato romano.

Il santuario mariano che vi si trova è sicuramente uno dei fattori che hanno reso noto il comune. Notevole anche la piazza Buondelmonti che con i suoi loggiati della fine del Cinquecento ospita le principali feste cittadine. Il turismo svolge una parte importante nell’economia del comune.

Origini del nome

Sebbene la forma attuale lasci intendere una derivazione dal latino prūnus (ed esistono in Toscana località chiamate Impruneta con questa probabile origine, per esempio nel pisano), le attestazioni storiche dimostrano come il toponimo derivi invece da pīnus, «in pineta»: «S. Maria in Pineta» (1040, 1074) «S. Maria in Poneta» (1299).

Durante la festa abbiamo potuto assaggiare il famoso “peposo” un piatto di carne tradizionale e buonissimo, condito con gli ottimi vini in mescita presso i banchi dei produttori locali.

Estemporanea all’Impruneta

Comunque, noi ed altri pittori ci siamo ritrovati per dipingere e lo abbiamo fatto nonostante due forti piovaschi che ci sono caduti addosso.

Nella galleria seguente potrete ammirare alcune fasi della manifestazione ed il risultato dei nostri sforzi.

Giancarlo

I concorsi pittorici non servono a niente o quasi


I concorsi pittorici sono gare in cui si cimentano i pittori (appunto) per decidere chi ha fatto meglio rispetto ad un tema proposto.
Possono sostanzialmente declinarsi in due modi principali:
-Estemporanea di pittura
-Esposizione quadri da studio.

La graduatoria, che solitamente non si estende oltre il numero dei premi in palio, viene redatta da una o più giurie con varie metodologie.
Alla fine delle opere vengono premiate in graduatoria assieme al loro autore.

I problemi de i concorsi pittorici

Ci sono varie problematiche legate ai concorsi pittorici, ma sostanzialmente, questi non dicono nulla sulla qualità dell’opera vincitrice ne sulle qualità del pittore vincitore.
Non ci dicono la verità, nonostante tutte le accortezze del regolamento atte ad evitarlo.
E non è che questo succeda alcune volte solamente.
Questo accade sempre.
Non riusciamo mai a sapere se l’opera premiata lo meritava.
Il problema nasce dalle regole implementate, dalla composizione della giuria e dalla natura delle manifestazioni stesse.

Analizziamo i problemi de i concorsi pittorici

– Regole

Le regole ed il tema servono a limitare la libertà di espressione dell’artista, che se viene censurato o si autocensura non da libero sfogo al suo pensiero, non è più artista, diventa artigiano, mestierante, lacchè. Senza offesa per queste categorie di lavoratori dipendenti, l’artista deve fare ciò che vuole, ciò che si sente.

– Giuria

Come può una giuria giudicare il lavoro di un artista dal prodotto di poche ore di lavoro, come può classificarlo se non lo conosce, ponderarlo e dargli un valore rispetto all’altro artista? Un artista potrebbe essere giudicato solo rispetto a se stesso. Ma la giuria non sa quasi mai nulla di lui e non valuta quell’opera rispetto alle altre sue, quindi il suo giudizio non sarà mai oggettivo e essendo soggettivo non può essere usato per una classifica rispetto ad altri.

La giuria non serve a nulla, è inutile. Ma senza giuria non si può redigere la classifica, allora la classifica è inutile anch’essa.

– Manifestazioni

Le manifestazioni pittoriche sono utili per ritrovarsi assieme ad altri pittori, per dipingere assieme, per discutere assieme, per vedere cosa fanno i colleghi, ma queste manifestazioni non possono determinare il valore assoluto comparativo dei partecipanti. Quindi gli incontri sono utilissimi ma la classifica è falsa ed inutile.

Conclusione l’arte non può essere competizione non potendo classificare il valore dell’arte tanto vale non fare i concorsi.
Non ha senso giudicare un artista per quello che fa in estemporanea, in poco tempo e probabilmente neppure quello che fa in studio confrontandolo con quello che hanno fatto altri.
Non ha neppure senso seguire un tema dato.

Perciò non ha neppure senso partecipare a concorsi del genere in generale.

Giancarlo

immagine di copertina

Giancarlo Arrigucci – Bozzetto per Doodle – 2021 – Acquerello su carta – 29×21 cm

Il divano rosso

Il divano rosso era li, in mezzo alla stanza, indifferente.

Il rosso non era sgargiante, ne volgare, era rosso, sì, ma poteva essere anche di un altro colore.

L’uomo attraversò la stanza con passi lenti ma decisi, guardando innanzi a se, preso nei suoi pensieri, quasi sognante. Quasi inciampò nel divano rosso, si ravvide appena in tempo e lo scansò, ma senza distogliere lo sguardo dalla parete opposta, a cui continuò ad avvicinarsi.
Dopo averlo superato l’uomo si fermò a circa metà strada dalla parete per un tempo che sembrava non finire mai. I movimenti, quasi impercettibili, della sua bocca lo facevano apparire, a chi in quel momento gli fosse stato vicino per guardarlo, ora sorridente, ora angosciato. Come se il suo umore variasse al movimento dei suoi occhi, movimento molto più ampio ma meno frequente di quello della bocca.

Ma insomma

Quasi ansimava come un pesce fuor d’acqua che si avvicinò ancora e più si avvicinava più appariva meravigliato, estasiato, beato.
Quasi inebetito dalla vicinanza con quella parete anonima che, in apparenza non aveva nulla di strano, nulla di diverso dalle altre della sala con al centro il divano rosso.
D’improvviso accelerò, quasi fino a sbattere sul muro, ma senza farlo.
Era così vicino che poteva vedere ogni particolare, ogni forma, ogni segno.
Avrebbe voluto toccare quella superficie ma non lo fece, indietreggiò invece. A più riprese.
Deglutì alcune volte, sentiva la gola secca ardere, se avesse avuto dell’acqua avrebbe bevuto in maniera indecorosa, rumorosamente a garganella. Sembrava sudato, forse lo era, certamente non stava più bene come quando si era avvicinato alla parete. Forse adesso era preso da tachicardia, il suo cure batteva e batteva e batteva, forte, sempre più forte.
Si sentì svenire, come stesse cadendo; cadde.

Fortuna che c’erra il divano rosso

Cadde sul divano rosso, che nel frattempo gli era sopraggiunto ai polpacci.

Quel signore ero io.

In una sala del MART di Rovereto ammirando “La sera romagnola” di Ubaldo Oppi.

E le gambe mi mancarono come a Stendhal.

Giancarlo

PS
In copertina

Due figure mitologiche Giorgio De Chirico 1927

Ricordi

Ricordi è la mostra organizzata da Montevarchi Arte alla galleria Magiotti, In via Roma, di fronte a piazza Magiotti a Montevarchi (AR), aperta fino a oltre la metà di settembre.

Licio, il presidente di Montevarchi arte ne ha fatta un’altra delle sue. Sto parlando di belle mostre, l’ennesima nel suo carniere.
Tanti pittori hanno partecipato alla collettiva che vuole riaprire le piste dell’arte in provincia, a Montevarchi nello specifico e in tutto il Valdarno nel concreto.

Ricordi

La mostra si chiama ricordi perché dobbiamo avere memoria di quanto già fatto per nuove opere future.

Purtroppo la pandemia non ha dato modo di trovarci prima, ma ora in occasione delle feste del perdono Montevarchino vi mostreremo quello che abbiamo fatto sperando di ritrovarvi ad ammirare quello che faremo.

La mostra di Montevarchi Arte è stata inaugurata oggi (venerdì 3 settembre) dal sindaco di Montevarchi signora Chiassai, quindi ha ospitato una declamazione di poesie di e con poeti locali associati a Giglio Blu.
Per raccogliere fondi per le due associazioni si è svolta una competizione amichevole tra pittori e poeti con la votazione dei presenti all’inaugurazione.
Bene dette queste due cose vi mostro i quadri, e le sculture partecipanti.
Ma venite a vederle dal vivo, sono molto più belle ed interessanti che su queste foto.

I quadri in mostra

Mi scuso, ma su alcune foto sono rimasti i segni del flash e/o delle luci.
Purtroppo l’illuminazione non era sufficiente per fare foto nitide con la mia macchina ed ho dovuto usare il flash diretto. Un vero peccato, comunque specialmente i quadri con vetro o verniciati sono difficili da fotografare. Se avete foto migliori inviatemele che le sostituisco volentieri con le mie.
Se volete vedere l’immagine ingrandita cliccate sopra la sua icona in galleria.
Grazie.

Le sculture esposte

Foto gallery della manifestazione Ricordi

Saluti
Giancarlo

Corciano

Corciano , secondo un’antica leggenda, è sorta per opera di Coragino, mitico compagno dell’eroe greco Ulisse.

Le tracce più antiche della presenza dell’uomo risalgono al Neolitico.

Si tratta di alcuni frammenti di utensili su lama di selce e vari frammenti di vasi in impasto non tornito.

La scoperta di due vasi cinerari (conservati nell’Antiquarium del palazzo Comunale) segnalano la presenza umana in un periodo compreso tra il IX e l’VIII secolo a.C.

Tra il III e il I secolo a.C. si formarono numerosi nuclei abitati dediti prevalentemente all’attività agricola e a quella artigianale.

Probabilmente in relazione alla crescente richiesta di travertino. Utilizzato per la produzione di urne, cippi funerari, ma soprattutto per la costruzione della città urbana di Perugia.

Corciano e Braccio da Montone

Tra il 1415 e il 1416 il Capitano di ventura Braccio da Montone, espulso da Bologna, con le sue truppe si dirige in Umbria seminando distruzione e morte.

Tenta di conquistare Corciano, ma la cittadina si difende valorosamente e mette in fuga le truppe di Braccio. I Magistrati perugini, come compenso per l’eroica difesa, esentarono Corciano da ogni tassa per cinque anni.

Ma Braccio non si ferma: dopo aver conquistato 120 castelli nel territorio perugino, torna a Corciano che, non potendo sopportare un nuovo assedio, gli apre spontaneamente le porte.

Nel XIV secolo Corciano passò, come quasi tutta l’Umbria, nell’orbita dello Stato della Chiesa e divenne feudo dei Duchi della Corgna.
Essi avevano la loro residenza nell’attuale palazzo Comunale.

Nel 1809 l’esercito napoleonico stabilì a Perugia il Governo imperiale e Corciano venne eretta a Mairie.

Il 9 novembre 1860 viene pubblicato il plebiscito per l’annessione della Provincia di Perugia al Regno d’Italia: 97.000 voti favorevoli e 386 contrari.

Detto questo domenica 29 Agosto hanno fatto un’estemporanea a Corciano a cui ho partecipato.

Non ho vinto nulla ma mi son divertito.
Eccovi i quadri realizzati da me e glia altri partecipanti.

Se cliccate sopra ad un’immagine la potrete ingrandire o scaricare.


Giancarlo

Altro su Corciano nel Blog di Bucine

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Cosa sbagliano le giurie dei concorsi di pittura

Cosa sbagliano le giurie?
Prima conviene premettere che il loro responso è sempre insindacabile, quindi non ci si può far niente, sono come il Papa, infallibili per concessione divina.
Ma io non intendevo, ne intendo, ne tanto meno intenderò in futuro sindacare il loro responso, il loro giudizio, la loro classifica. Anche se io non sarò inserito in quella lista d’eccellenza, accetterò il misero destino che sono andato cercandomi e non criticherò.

Non che non ci sia da criticare, nevvero? Ma non importa non è la posizione in classifica che ti fa fare un bel quadro o meno, casomai non ti rimborsa le spese del viaggio, della mensa, dei materiali, ma chissenefrega.

Si vive una volta sola e si dipinge per sempre. Prima o poi sarò ben giudicato… o forse non lo sarò mai… mah!

Ma anche se nulla si può eccepire sul risultato, lo si può sul metodo, sul comportamento, sulle motivazioni. Per me è tuttora un mistero come giurie così malmesse riescano pur sempre a compilare un’ineccepibile lista dei più bei quadri. Collegata, incredibilmente, ad una lista parallela dei più bravi pittori, almeno i più bravi del concorso giudicato certamente.

Cosa sbagliano

Beh non è che sbaglino sempre, non è che sbaglino tutto, ma sbagliano.
Okkey, okkey ora ve lo dico, lo so che ho tirato anche troppo la corda, ma non posso fare l’articolo in dieci parole, lo devo strutturare, almeno un po.
Devo creare un minimo di suspense, devo darvi modo di indovinarlo da soli…
Aha! Cci siete arrivati? Bene allora posso dirvelo anch’io.

– Sbagliano a giustificarsi affermando che c’erano tante opere meritevoli ed è stato difficile decidere”.

– Sbagliano a giustificarsi spiegando i meccanismi, perversi, usati per definire la insindacabile lista.

– Poi sbagliano a giustificarsi per la loro incompetenza o a ribadire la loro competenza specifica.

– Infine, ma non meno importante sbagliano a motivare.

Magari motivare un giudizio non è sbagliato in se ma è quasi sempre sbagliata la motivazione.

Il buon Pistoni mi disse” Se non sai una cosa non ne parlare, se ti chiedono di quel che non sai di che non lo sai, che ti informi e poi rispondi, ma non aprire la bocca come un ciuco che raglia”.

La motivazione non è una bella prosa.
Non deve piacere, ma essere colta e veritiera.

Per essere ineccepibile e concreta.
Meglio se non la dicono, credetemi.

Ci vuole coraggio

Vorrei una giuria che pur negandomi il premio dicesse apertamente che:

La loro lista rispecchia i quadri più belli e/o i migliori tecnicamente.

E’ stato arduo fare la graduatoria, ma solo perché non c’erano abbastanza opere degne di essere premiate.

Ci aspettano il prossimo anno, ma solo se avremmo migliorato sostanzialmente le nostre capacità pittoriche.

Non esprimano giudizi e motivazioni sui premiati.

Ecco una giuria infallibile, insindacabile e credibile.

Giancarlo

I volti del mio paese

I volti del mio paese non è un’estemporanea, è una competizione pittorica a tema.
Il tema sono i volti del mio paese, riferito a Monteverdi Marittimo e le sue frazioni, Canneto ecc.

Non è un’estemporanea.

I quadri si fanno con comodo a casa (o in studio per i più professionali). Abbiamo circa un mese di tempo; ci forniscono le foto degli abitanti del paese, tra cui scegliere chi si vuol ritrarre e, se non l’ha già scelto qualcun altro, si parte a dipingere.

Come si vuole, dove si vuole, quando si vuole… ma che vogliamo di più.

Naturalmente se il soggetto, in un primo tempo prescelto, se lo è aggiudicato un altro se ne sceglie un secondo. Se siamo sfortunati che anche quello è già sotto il pennello di un altro, si va per un terzo.

Insomma se siamo più pittori che abitanti non se ne fa nulla, altrimenti ci si imbarca all’avventura.

E allora via alla pittura de i volti del mio paese

Beh del volto, e quanti ne vogliamo fare? Già farne uno è complicato e difficile.

Anzi non è complicato, è un ritratto, ma è difficile perché non si conosce il personaggio, non si sa nulla di lui tranne la foto e il nome proprio.
Io ho scelto Francesco, un bel signore allegro. Non ride ma si vede che è allegro e sicuramente sarà anche simpatico. Peccato non averlo incontrato e conosciuto in occasione della premiazione, ci ho passato tante ore assieme, che ormai ci stavo bene. Sarà per la prossima volta.

Per quest’anno mi devo accontentare di aver conosciuto Stefano, colui che ho ritratto nel 2019, durante l’ultima edizione della manifestazione prima di questa e che allora non avevo conosciuto.

Ed ora bando alle ciance vi faccio vedere cosa hanno realizzato i miei concorrenti, ed anch’io naturalmente:

E’ un peccato che tutti questi ritratti vadano dispersi e solo i premiati restino.
Tra qualche hanno sarebbero un prezioso documento storico.

Va beh, cosi è la vita.
Giancarlo

P. S. cliccate su una foto per ingrandirla o scaricarla.

Silvia

Silvia Carizia è una pittrice, una pittrice di Città di Castello (Perugia).

La conosco da tanto tempo e l’ho vista dipingere sempre, sempre bene, sempre originale; l’ho sempre ammirata per questo.

A Città di Castello ha organizzato una mostra che ho visitato.
Direi che si tratta di una retrospettiva, non so quanto vada addietro nel tempo ma mostra un percorso, l’evoluzione del suo dipingere.

Vi metto le foto dei quadri esposti, ma le opere esposte sono molto più belle viste dal vivo.
D’altronde la giornata non era delle migliori per fotografare e le luci interne non tanto forti da farmi fotografare al meglio.
Ma vi garantisco che i colori, la loro combinazione, le forme e le strutture che il pennello modella sul quadro sono meravigliosi.

La prima parte delle opere esposte:

La mostra di Silvia Carizia prosegue:

Altre opere

Le nature morte e le Madonne dipinte da Silvia

Ora la parte onirica


Silvia insomma ci sa fare, d’altronde quando la pittura viene dal cuore, non possiamo aspettarci di meno.
La mostra è in Corso Vittorio Emanuele a Città di Castello e rimarrà aperta per quindici giorni.
Se potete fate una visita.

Io alla fine

Io, alla fine del percorso, mi sono preso un ricordo, un piccolo regalo per la mia collezione personale.

Bella mostra, in una bella città, assolutamente da vedere:
Assolutamente da non perdere.
Giancarlo