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E’ morto

E’ morto, ma non doveva.

Lavorava, impastava il cemento. Ma è morto. Non si dovrebbe morire per impastare cemento, quante volte lo abbiamo detto, quante volte lo abbiamo sentito.

“Bibbiena Arezzo, 25 gennaio 2022 – Tragedia sul lavoro: un altro incidente gravissimo e la morte di un operaio di 51 anni, malgrado l’arrivo in massa dei mezzi di soccorso”.

Non era uno sprovveduto, non era un ragazzino, anche se non lo conoscevo, non era colpa sua.

Non si può morire al lavoro.

Il lavoro ci serve per vivere, per partecipare alla società; non può servirci per questo.

Non è stata colpa sua, è caduto in una tramoggia, dove si macinano gli inerti, ma lui non avrebbe dovuto arrivare agli ingranaggi.

La morte sul lavoro è una tragedia che si ripete ogni giorno e se non si ripete ne salta pochi prima di ripresentarsi.

Lui è morto a 51, ma in azienda si muore anche a 18, anche se non lavori, anche se il 21 Gennaio del 2022 sei li a Lauzzacco Udine a fare l’ultimo giorno del tuo “stage” di alternanza scuola lavoro, che ora sembra chiamarsi PETO (*), e una trave d’acciaio ti cade addosso.

Non era colpa sua. La trave non doveva cadere, non dovrebbe mai cadere, e lui non doveva essere li. Non doveva essere in pericolo.

E’ morto direte voi

Ormai sono morti in tanti ed a tutti questi morti che c’è da aggiungere?

Niente!
Alla morte di un uomo non si può aggiungere niente, se non le lacrime dei parenti, degli amici, degli altri uomini.

Nel 2021 sono morti 1.404 lavoratori per infortuni sul lavoro, di questi 695 sui luoghi di attività (+18% rispetto all’anno 2020), mentre i rimanenti ‘in itinere’, vale a dire nel tragitto verso o dal posto di lavoro.

Uno al giorno andando o tornando dal lavoro e due lavorando.

Nonostante tutte le leggi, le regole, le protezioni, le procedure.

Non c’è un ministro del lavoro che dovrebbe dimettersi? Un presidente dell’INAIL? Un presidente di una qualsiasi cazzo di associazione imprenditoriale? Non c’è veramente nessun colpevole?

Che squallore, che vergogna.

La sola regola, il solo obiettivo di ogni impresa o attività umana è diventato il profitto, il resto sono solo incidenti e danni collaterali accettabili.

Ceppoduro (**)

(*) PETO Percorsi per le competenze trasversali e l’orientamento.

(**) Mi ero ripromesso di non scrivere più, ma…

Immagine originale per la copertina:

Di רנדום – Opera propria, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=10119764

Lavoro e lavoratori

Lavoro e lavoratori.

“Lavoro! Raccolgo foglie di tabacco, anzi non lo faccio, non ne ho voglia! Ma chi me lo fa fare? Sto sul divano, fumo con i 50 Euro del babbo e vivo col reddito di cittadinanza”.

In un articolo vergognoso del corriere aretino “on line”, si vaneggia di come nella Valtiberina, nella piana di Sansepolcro in particolare, non riescano a trovare personale per la raccolta delle foglie del tabacco (quello da sigari: il Kentucky). La raccolta del tabacco è un’attività stagionale di questo periodo.

Qualche imprenditore agricolo della zona sproloquia su come non si trovino giovani, ne italiani ne stranieri, per soddisfare le esigenze contingenti della filiera del tabacco. Quindi afferma perentorio, senza che l’intervistatore (un giornalista???) autore dell’articolo dica pé (in toscano ribatta, dica qualcosa di contro, osi controbattere), che i suddetti giovani preferiscono oziare sul divano e godersi i soldi di “mammà” e il reddito di cittadinanza piuttosto che andare a cogliere le foglie di tabacco.
Ma come si possono affermare, senza essere presi a calci, certe madonne?

Ma come si fa a riportarle in un articolo di giornale, seppur di provincia, seppur digitale, senza domandarsi se sia vero, senza esibire prove documentali o intervistare anche l’altra parte?

Mi viene spontaneo pensare.
Che giornale di m., che giornalista di m. che articolo di m. quante bugie di m..

Lavoro e lavoratori e letame

Il letame si sparge prima di arare il terreno dove si pianterà il tabacco, la merda evidentemente dopo, quando si deve raccogliere.

Questi imprenditori, che vorrebbero avere schiavi al posto degli operai, dovrebbero stare muti e invece berciano le loro bestemmie: possibile che nessuno li sputtani.

Quanto pensano sia attraente il salario che offrono se, veramente, gli aspiranti stagionali gli preferiscono il reddito di cittadinanza?

Ma che siano in malafede su lavoro e lavoratori, che siano tutte balle inventate per farsi compatire ed ottenere gli schifati ristori statali, si capisce immediatamente. Sappiamo che il reddito di cittadinanza è un integrazione al reddito familiare per colmare il divario tra reddito reale e livello minimo di povertà della gente, quindi immagino che i più prenderanno meno di 300 Euro per uno (per arrivare a 700 devono essere completamente privi di reddito, cioè alla fame nera). I soldi percepiti col RC sono destinati a varie voci fisse, come l’affitto, il cibo e altro e non spendibili come cazzo ci pare, ad esempio per la birra da bere sul divano mentre guardiamo divertiti la TV.
Sono in malafede perché non vogliono pagare la gente che lavora per loro occasionalmente, facendosi un culo così; più gretti di così: offrire meno dell’integrazione al reddito minimo.

Sono in malafede perché se avessero bisogno di operai li assumerebbero, così da fargli togliere quel cazzo di reddito di cittadinanza che tanto li offende e li scandalizza.

Sono in malafede perché se avessero operai stabili e laboriosi non potrebbero più chiedere contributi e sussidi a Pantalone.

Imprenditori agricoli e non solo


Imprenditori che quando viene una gelata o un virus o non vendono abbastanza prodotti vogliono i soldi dallo stato e quando va tutto bene non pagano, e vorrebbero essere giustificati a non pagare, le tasse.
Che uomini rampanti!

Che esempi per la gioventù da divano.

Ancora giornali e giornalisti su lavoro e lavoratori

Ma qualcuno tra quelli che hanno raccolto le notizie, le anno impaginate e redatte in forma di articolo ha mai raccolto il tabacco da sigari? Qualcuno lo ha mai caricato e scaricato nei carrelli e poi trasportato in tabaccaia? Lo ha mai cucito ed impilato nei seccatoi e fatto fuoco e vapore giorno e notte per settimane per curarlo? A qualcuno è mai rimasto attaccato alle mani, ai guanti, ai calzoni alle scarpe la montagna di resina e nicotina che esce dalle belle e larghe foglie mature del tabacco appena colto?

Qualcuno di voi

Qualcuno ha mai colto le olive, l’uva, le mele o i pomodori?


Allora, voi che non lo avete fatto, andate tutti aff…..o e non parlate, non scrivete, non discutete più di queste cose.
Questi sono lavori di merda, stagionali, appunto, che durano poco nel lungo periodo, ma dove non c’è orario durante il giorno, dove non c’è limite alla fatica, dove la sera sei “sderenato”, “stronco”, “sfinito”, “cotto”.
Questi lavori di merda, pericolosi perché non può essere garantita una preparazione adeguata contro gli infortuni, occorrerebbe più tempo alla formazione sulla sicurezza di quanto ce ne sia per fare il lavoro occasionale. Perdinci!

E allora come si fa? Si fa in qualche maniera, chiudendo un occhio sperando non muoia nessuno.

Dicevo, questi lavori stagionali di merda dovrebbero essere pagati almeno tre volte più di quanto viene dato ad un operaio fisso, allora potrebbe convenire farli, allora si troverebbero i giovani disposti a farli. Perché i gestori (oramai abusivi) degli stabilimenti balneari si fanno un culo così per i tre quattro mesi della stagione? Perché con quello che prendono poi campano per il resto dell’anno, ma ai dipendenti vorrebbero dargli l’osso del pollo.
Bravi!
E quelli che gli danno spago e giustificazione per queste cazzate sono delle emerite teste di cazzo.

E pure quelli che non ci trovano niente da ridire.

Diverso è il discorso per chi offre lavoro come svago, come vacanza, attività fisica e si fa giustamente pagare (e anche qui i giornalisti agricoli… fanno una figura del cazzo).

Comunque


Sarebbe bello sentire qualcuno, magari un politico italiano, che si scagli contro queste cose, che smerdi chi fa queste affermazioni del cazzo e che dica a questi avvoltoi “Basta! Avete già avuto, adesso dovete pgare di tasca vostra, pagare il giusto, pagare le tasse e non rompere i coglioni”.
Sarebbe un sogno.
Non lo sentirò mai, ma…

…è così bello sognare!


Giancarlo

Competizione

Uno contro tutti

La vita è competizione. Si lotta per il cibo, per la riproduzione, per vivere sin dagli albori del tempo, da quando sono apparse le prime strutture viventi, forse anche da prima.

La chiamano anche lotta per la sopravvivenza. Non è una cosa cattiva, è naturale, ma nel tempo e da tempo è cambiata.

All’inizio per lungo tempo, per tempi lunghissimi, è bastato poco, un po di nutrimento, che forse era anche abbondate e facile da reperire, non c’era riproduzione sessuata, quindi un organismo si bastava da se per riprodursi, come nella suddivisione cellulare. Non servivano ripari, ne ambienti particolari in cui vivere, tutto era semplice ma pur sempre competitivo.

Andando avanti la cosa si è complicata, nelle strutture, nelle relazioni tra esseri viventi aumentando la competizione. La complicazione ha portato anche alla evoluzione di comportamenti collaborativi. Organismi viventi si sono messi assieme con differenti competenze migliorando l’efficienza di entrambi vincendo la sfida globale. E’ il caso delle cellule: composte da diversi organismi divenuti organi della cellula stessa sviluppando funzioni specifiche con performance maggiori, mettendole in comune con quelle diverse degli altri.

Quindi la competizione ha portato anche allo sviluppo della collaborazione e della condivisione.

La competizione nella società moderna

Tra gli uomini non è diverso abbiamo concorrenza e collaborazione, quello che cambia è che oggi siamo tutti spinti verso la competizione esasperata e la non condivisione.

Fin da piccoli ci insegnano a primeggiare: a scuola, nello sport, sul lavoro, nel divertimento e nella ricreazione.

I voti a scuola, sono l’incentivo competitivo.

Non basterebbe che ci insegnassero a leggere, scrivere e far di conto? Magari anche a ragionare con la nostra testa, basandoci sulla nostra cultura (sulle nostre conoscenze) e non su quella di altri (gli opinionisti, gli influencer).

Non sarebbe sufficiente che potessimo lavorare per poter mangiare, bere e dormire? E non per comprare l’auto più bella, arredare sfarzosamente la casa, vestire alla moda e fare vacanze in paradisi tropicali fino al giorno prima incontaminati e sconosciuti.

Non sarebbe meglio investire i capitali generati dalle nostre società in istruzione, salute e miglioramento dell’ambiente in cui viviamo? Invece di buttarli in guerre, terrorismo ed inquinamento globale.

Competere per migliorare

Non sarebbe meglio stare tutti meglio?

Sarebbe meglio.

Ma ci vogliono competitivi, agguerriti, individualisti, così possono esserlo anche loro, giustificandolo col fatto che lo siamo tutti.

Così se resti indietro è colpa tua, non della società.

Che pena.

Ceppoduro

Cucinelli

Cucinelli Brunello

Che dire di quest’uomo, che non abbia già detto?
Brunello è un ganzo. Un uomo che onora il genere umano. “Ha fatto i soldi” ma non si è montato la testa. Non ne da il merito a sue presunte capacità superiori, a vicinanze divine o altri pensieri strani. Gli è andata bene e vuole lasciare dietro di se qualcosa per gli altri, per tutti. Per quelli che verranno e che potranno godere dei “soldi” che lui ha investito nell’arte, nell’architettura, nel bello, in qualcosa che resterà.

Cosa resterà di noi?

Forse nulla, ma di lui si, resterà qualcosa che i posteri, i mitici posteri, ammireranno. Non tutti lo so, ma quelli che potranno, vorranno, vedranno, e apprezzeranno lo avranno ripagato di quello che si è privato.

Beh, pensandoci non si è privato di nulla, ha solo dato, nemmeno ha privato di qualcosa noi, ci ha solo dato.

Ci sono industriali che ci tolgono tante cose. Il lavoro, che ci avevano dato prima. La dignità, retribuendoci meno. La salute, facendoci ammalare o morire sul lavoro

Cucinelli no

Cucinelli

Brunello, offre un lavoro dignitoso ai suoi dipendenti, che lo ripagano lavorando bene e facendolo guadagnare altrettanto bene. E lui questi soldi non se li sputtana come un industrialotto qualunque. Lui li mette in un paese, Solomeo, creando qualcosa di duraturo, che lui non userà, nemmeno i suoi discendenti lo faranno. Quello che lui crea lo useranno tutti. Italiani o stranieri, belli o brutti. Poveri o ricchi.

Il bello resterà in uso gratuito a tutti.

Come quello creato dagli antichi Romani: gli anfiteatri, le strade, i ponti.

Dovremmo averne altri di Cucinelli. che facciano qualcosa per gli altri, invece di sfruttare, disseccare, desertificare o inquinare intorno a loro, intorno a noi.

Bravo Cucinelli.

Continua così, sei veramente un grande, un grande uomo, un signore.

Se avessi bisogno di me, chiedi pure, farò il possibile per aiutarti.

Giancarlo

Notizie

Notizie

Notizie false, notizie tendenziose

Notizie

Il 24 Maggio sentivo alla radio, GR1 delle sette, le notizie. Una sui consumi degli Italiani veniva data così:

Calano i consumi degli Italiani, per colpa delle minori disponibilità delle famiglie, che (per colpa delle politiche incompetenti del governo) stanno risparmiando su tutto, anche nel settore alimentare, dove non si era pensato potesse accadere.

Questo calo di consumi ha dato il via ad un ecatombe nel commercio, dove dal 2011 sono stati chiusi migliaia, e migliaia, di esercizi (il numero è stato dato, ma non lo ricordo con certezza). Confesercenti ha subito chiosato che così non va, bisogna cambiare (governo) e tornare a sostenere consumi e negozietti.

Notizie

Le notizie RAI

Ma perché alla RAI non assumono, finalmente, gente istruita. Lo so vorranno risparmiare sui costi e questi ignoranti che hanno in organico costeranno meno. Magari non sono neppure a tempo indeterminato chissà? Certo loro ed i loro capi saranno stati messi li da una forza politica a cui ora pagano la marchetta, ma non si può sentire dipendenti del servizio pubblico dare notizie false, se non false almeno tendenziose. Non pretendo un servizio pubblico imparziale, non sarebbe possibile ma vorrei che le notizie fossero date in modo da dare la possibilità all’utente di capirle e di valutarle personalmente.

Già i ritmi incalzanti di un servizio radiofonico non permettono di ragionare troppo su quello appena ascoltato, ci sono subito altre notizie a ruota e la voce dello speaker sembra un rullo schiaccia sassi.

Non basta

Non basta dire dal 2011 ad oggi per far ammenda di aver insinuato l’idea (falsa) che la colpa sia delle politiche attuali del governo attuale.

Che significa dal 2011 ad oggi? Significa che la responsabilità è dei governi immediatamente precedenti e delle loro politiche e dei governi immediatamente seguenti che non hanno cambiato tali politiche (nota 1).

Ma una spiegazione alle notizie?

Ma lo dovresti spiegare il perché, se vuoi dare la notizia del disastro della piccola distribuzione. Magari anche il governo attuale non sta facendo nulla, non so, ma è sicuramente l’ultimo dei responsabili ed essendo ancora in carica potrebbe sempre far qualcosa.

Comunque, la morte dei negozietti sotto casa non è per la minore spesa delle famiglie, non è per la mancanza di soldi dei nuclei famigliari, casomai, con gli ottanta euro prima e con il reddito di cittadinanza poi si è cercato di tornare a far spendere i cittadini indigenti. Quindi ne potrebbero beneficiare anche i piccoli negozietti sotto casa, se ci fossero sempre.

Ma non ci sono più!

Perché?

Per colpa dell’apertura selvaggia alla e della grande distribuzione.

Dove c’è un super o un ipermercato decine, centinaia di piccoli negozi muoiono.

Non ci sono clienti a sufficienza, come può un negozietto far concorrenza a catene nazionali e multinazionali che impongono prezzi bassi ai fornitori per farli restare fornitori.

Prezzi bassi

Prezzi bassi che servono alla grande distribuzione per offrire a loro volta prezzi bassi (???) che il piccolo negozio non può praticare. Poi i fornitori dei grandi magazzini, che per fornire ai prezzi richiesti la grande distribuzione qualcosa devono limare, abbassano la qualità. Così, con la politica dei governi che hanno permesso tutto questo, siamo arrivati a far morire i negozietti, a far produrre merda ai produttori fornitori della grande distribuzione e a far pagare a caro prezzo, anche se basso in termini numerici, la merda che mettono negli scaffali e che ci dobbiamo mangiare, indossare, spalmare ecc.

Perché è stata favorita la grande distribuzione?

La scusa è la modernità, non potevamo mancare l’appuntamento con la modernità, ovunque in Europa ci sono solo grandi negozi, catene specializzate o generaliste dove c’è di tutto e di più.

La realtà è che queste catene potevano spendere per farsi approvare i negozi, la verità è che queste società facevano parte, od aspiravano a far parte, di grandi società multinazionali, dove girano i soldi, le posizioni dirigenziali, gli stipendi ecc.

E allora via alla grande kermesse, senza dire alla gente che cosa sarebbe accaduto.

Questo solo

Per parlare solo del settore alimentare, di cui il servizio alla radio si meravigliava fosse in calo, sappiate che grazie alla grande distribuzione puoi mangiare la ciliegia o la fragola, la frutta in generale o la verdura durante tutto l’anno.

Tanto

Tanto nel mondo da qualche parte la fanno, anche fuori stagione, ma mai ti daranno quella di stagione. Cioè, se non fosse chiaro, ti offrono sempre la primizia, più cara, mai la roba di stagione più economica.

Perché i produttori locali, quando è stagione, devono produrre per l’altra parte del mondo, dove il loro prodotto è primizia. Ma non per loro, loro devono venderlo, alla grande distribuzione a prezzi bassi, di stagione, la distribuzione fa il lavoro vero ed il vero guadagno.

Poi ci meravigliamo se l’uno per cento della popolazione ha in mano il novantanove percento della ricchezza.

E noi non siamo tra quelli.

Ceppoduro

Notizie

( nota 1)

Notizie dei Governi nelle Legislature dal 2008

In questa sezione sono raccolti tutti i dati dei governi italiani che si sono succeduti dal 2008 ad oggi. Per ogni governo è riportata la data d’inizio, che coincide con il giorno del giuramento nelle mani del Presidente della Repubblica a partire dal 1946, e la fine, che coincide con il giuramento del governo subentrante. Mentre la durata di ogni legislatura parte dal giorno della prima convocazione, a seguito di elezioni politiche, e ha termine il giorno dello scioglimento delle Camere per l’indizione delle elezioni.

XVIII Legislatura (dal 23 marzo 2018)
elezioni politiche del 4 marzo 2018 Giuseppe Conte (dal 1 giugno 2018)

XVII Legislatura (dal 15 marzo 2013 al 22 marzo 2018)
elezioni politiche 24 e 25 febbraio 2013 Governo Gentiloni (dal 12 dicembre 2016 al 1 giugno 2018)
Governo Renzi (dal 22 febbraio 2014 al 12 dicembre 2016)
Governo Letta (dal 28 aprile 2013 al 21 febbraio 2014)

XVI Legislatura (dal 29 aprile 2008 al 23 dicembre 2012)
elezioni politiche 13 e 14 aprile 2008 Governo Monti (dal 16 novembre 2011 al 27 aprile 2013) Governo Berlusconi IV (dall’8 maggio 2008 al 16 novembre 2011)

XV Legislatura (28 aprile 2006 – 6 febbraio 2008)
elezioni politiche 9 e 10 aprile 2006

Investimenti

Discutiamo di investimenti pubblici.

Gli imprenditori, che si riempiono a bocca (e le tasche) con i nostri soldi, ci dicono che “Occorre far ripartire gli investimenti”. “Sbloccare i cantieri”. “Fare investimenti, pubblici, per far ripatire l’economia ed il PIL,”. “Spingere la crescita, contro la stagnazione e la recessione tecnica”.

Insomma che si spenda, che son tutti pronti a riscuotere.

Ma cosa danno in cambio di questi soldi?

Strade, ferrovie, viadotti, stadi, edifici malfatti fatti a risparmio. Loro risparmiano sui costi noi, che siamo signori, chiudiamo un occhio anche se spendiamo di più. D’altronde li vogliamo creare questi maledetti posti di lavoro? La vogliamo rilanciare l’economia?

Bene.

Anzi male. Perché tutti questi magnati (magnanti) non cominciano a spendere dei loro? Ammesso che ne abbiano, potrebbero fare loro gli investimenti necessari. Faremmo tutto con investimenti privati.

Investimenti

Un bel TAV (Treno Alta Velocità) che potrebbe collegarsi allo stadio di Roma, a quello nuovo naturalmente, con una lunga TAV (Tratta Alta Velocità) che, faremmo attraversare sopra o sotto il ponte di Genova. Tanto che ci siamo, potremmo continuare verso sud, verso il ponte sullo stretto, ci si arriverebbe in un attimo con un grande buco, tutto sotto la Salerno – Reggi Calabria. Un gioiellino Saremmo in Sicilia in un attimo, arance fresche ogni mattina se arrivassimo a riparare quelle due o tre Autostrade dissestate dell’isola Trinaricuta.

Naturalmente la riscossione dei pedaggi garantirebbe ai nostri eroici investitori una adeguata remunerazione ed un veloce rientro dei loro investimenti privati. Cribbio non è per questo che si fanno gli investimenti? Non è per questo che si mettono i pedaggi?

PIL alle stelle con gli investimenti.

Sarebbe davvero bellissimo, il PIL salirebbe a due, forse tre cifre. LA Germania in crisi per il basso livello del Reno rifornita da merci scaricate a Gioia Tauro che, in un batter d’occhio, passando da Lione, arriverebbero direttamente a Rotterdam.

Chissà perché continuano a chiedere investimenti pubblici?

Quale miglior investimento di quello privato? Non ci sono i fondi d’investimento, per l’appunto? Altro che la volatilità della borsa, altro che i fondi pensione, altro che! Un bel porto, un bel ponte, un bel treno, questo ci vuole!

Privatizziamo gli investimenti, che di questa eccessiva presenza dello stato nell’economia non se ne può più.

Ceppoduro

 

Avevo bisogno di aiuto

Avevo bisogno di aiuto.

Non ero più in grado di lavorare ed avevo bisogno di aiuto.

Eh si, ero diventato vecchio. Devo dire che non me ne ero accorto, non mi sembra di esserlo nemmeno adesso. Ma il padrone mi disse che non poteva più farmi lavorare, in vigna ero lento e non muovevo le cose pesanti. Ma su questo poteva anche sorvolare, il problema era che avrei dovuto fare un corso di aggiornamento sulla sicurezza, così non era in regola ed il corso era caro.

Erano più di trent’anni che lavoravo per lui e non mi ero mai fatto niente…

Niente… c’erano squadre di giovani Rumeni che venivano, potavano la vigna, zappavano o vendemmiavano, il padrone li pagava (poco) e sparivano. Erano comodi, veloci ed in regola con tutte le normative Italiane ed Europee.

Come poteva tenermi? Fin quando a potuto mi ha fatto sempre lavorare, è stato un buon padrone.

Da disoccupato guardavo la TV

In TV ascoltai un filosofo criticare il Dottor Buonafede, allora ministro della giustizia, perché non voleva più fare arrivare le navi delle ONG con i disperati raccolti in mare.

A quei tempi ne erano arrivati molti, qualcuno diceva troppi, ma un filosofo, evidentemente esperto di lavoro, diceva che gli immigrati, gli extracomunitari, gli stranieri più in generale erano indispensabili all’Italia. Il nostro paese, un grande paese industriale, aveva bisogno di braccia forti.

Avevobisogno di aiuto
By Roberto Vicario – Roberto Vicario, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=18335750

Non come le sua, lui che non aveva mai lavorato. O le mia. Ma le mia le sentivo ancora buone, anche se il padrone ne ha trovate di meglio, io avrei lavorato volentieri, almeno fino a sessant’anni.

Pensare che c’era gente di oltre sessantanni che nessuno voleva pensionare. Non capivo, non lavoravo e avevo bisogno di aiuto, ma il ministro non voleva farlo arrivare?

Alla fine qualcuno doveva pur mandare avanti il paese, non potevano lavorare solo i vecchi, anche più vecchi di me.

Però io non mi sentivo vecchio

Però io non mi sentivo vecchio e, in realtà, non credo che avessi veramente bisogno di aiuto, almeno nel mio lavoro. Lo sapevo fare bene, più che bene, avrei potuto farlo ancora, almeno fino a sessant’anni, ma non ero veloce, ma dovevo formarmi, per sicurezza, e costava caro.

Avevo bisogno d’aiuto.

Per l’azienda non potevo più lavorare, avevo cinquant’anni, e gli Africani costavano meno.

Non capivo perché il ministro li volesse fermare, neppure il filosofo lo capiva.

Ceppoduro

Una volta

Una volta

Una volta ero giovane.

Non lo sono più.

Non che sia vecchio, se ascolto la radio, se leggo un giornale, se guardo la TV, mi dicono tutti che sono troppo giovane.

Ecco ora sono troppo giovane. Se qualcuno mi chiede quanti anni abbia, rispondo che sono troppo giovane.

Mi sento bene, molto bene, d’altronde esser troppo giovani ha i suoi vantaggi, non devo pensare troppo, l’aggettivo qualificativo è già nella mia condizione, non serve usarlo per quello che faccio.

Non importa se sto bene, il sistema mi suggerisce anche di non stare troppo bene, devo sentire qualche disturbo, qualche malessere, altrimenti non consumerò psicofarmaci. E non sta bene, veramente non sta troppo bene non usare medicine.

Le campagne

A cosa servono, a cosa sono serviti, anni di campagne di raccolte fondi in TV, di fondi per la ricerca se poi nessuno si droga. Mi devo drogare. E’ un dovere civico, prima che una necessità. Non scherziamoci sopra. Ma non devo neppure prendermi troppo sul serio: sono o non sono troppo giovane?

Lo sono, lo sono.

Me lo dicono sempre.

Non posso capire perché i politici abbiano preso quelle decisioni che ci hanno portato sull’orlo del baratro. Forse che convenivano a loro e non a me? Ma no! Sono troppo inesperto di politica, non posso aver ragione.

Ma questi nuovi, questi di ora, questi partiti nuovi, dai nomi strani. Questi che non stanno mai fermi, sempre in movimento, questi con la capa tra le stelle: perché sbraitano contro i vecchi politici?

Che abbiano ragione? Che quelli di prima mi abbiano fatto fesso?

Ma noooooooo! Subito un coro dai media. Ma noooooooo! Figurati, son questi nuovi che son giovani ed inesperti. Son troppo giovani ed inesperti. Che vuoi che ne sappiano? Ed anche te che vuoi saperne?

La penso come i giovani

una volta

Anch’io la penso così, i loro ragionamenti mi convincono, son come quelli che ho sempre fatto io. Viva i giovani ed i troppo giovani.

No! No! Sei scemo? Sei troppo scemo. Non pensare.

Sei troppo giovane per pensare, lascialo fare ai vecchi.

Va beh, allora smetto e vado in pensione.

Noooooooo, ma sei matto? Sei troppo giovane per andare in pensione.

Ma allora che cazzo faccio?

Fai un po’ che ti pare ma attento, se sgarri potremmo ricordarci di te, quando sarai troppo vecchio.

Ceppoduro

In ricordo della Fornero.

R.I.P.

Medaglia Fields ad un Italiano

Questa volta è toccato a noi.

Medaglia Fields ad un Italiano, si chiama Alessio Figalli, ha studiato alla Normale di Pisa ma lavora all’estero.

Trovate tutte le informazioni nella sua pagina personale del politecnico di Zurigo, dove insegna.

Oppure trovate altre informazioni su di lui su wikipedia.

Ma non voglio parlarvi di lui, utilizzo questa notizia per parlarvi di noi, di noi Italiani.

La medaglia Fields è il maggiore riconoscimento pubblico scientifico con cui possa essere insignito un matematico. Si riceve da giovani, perché superati i 40 anni non viene più conferita, anche se , ammesso che sia possibile, qualcuno mostri eccellenti doti matematiche oltre quella età. Ed è già successo.

Solo ad un altro Italiano era riuscita l’impresa, Enrico Bombieri, anche lui aveva studiato a Pisa ed anche lui lavorava all’estero Institute for Advanced Study, US.

La fuga dei cervelli e la medaglia Fields

Medaglia Fields

Tutte le nostre menti migliori lavorano od insegnano all’estero.

Non riusciamo e non vogliamo trattenerli.

Non abbiamo niente da offrire ai nostri geni, ma anche a tutti gli altri giovani Italiani che vorrebbero lavorare, qui, ora, non offriamo niente. Tutti i posti sono presi, occupati, bloccati.
In pensione non andiamo più.

Morire non moriamo più.

Il ricambio generazionale non c’è più.

Se uno è bravo va a prendersi lavoro e medaglie all’estero, se è meno bravo muore di fame in casa.
Distraendosi, nel frattempo, sui socia col telefonino, a meno che non decida di fare il barman nella City.

Dovremmo cambiare atteggiamento

Pretendere che in Italia ci siano le condizioni per lavorare, per tutti, per i cervelloni e per gli zucconi.

Medaglia Fields
Cultura e Fatica, 1984 by Giancarlo Arrigucci Olio su tela

Ma le passate classi dirigenti, che tanto hanno detto e stra-detto contro i nuovi barbari, gli incompetenti al potere, dove erano quando il potere lo gestivano loro? Che competenze avevano?

Cosa hanno fatto per migliorare la situazione quando potevano, dovevano, farlo?

Hanno stilato il Jobs Act e la legge Fornero, creando posti di lavoro precari e malpagati.

Ponendo le basi per la fuga di capitali, economici ed umani, per la delocalizzazione economica ed intellettuale.

Creando cariatidi lavoranti e trentenni “mammoni” capaci solo di usare video lottery.

Come può, la piccola Svizzera dare impiego al Figalli e la grande Italia lasciarlo andare?

La “Politica” torni a far lavorare i nostri giovani in Italia, tutti.

Basta Alessio Figalli professore in Svizzera, basta Mario Rossi barista a Londra.

Giancarlo

 

Sul lavoro

Ho ascoltato la radio.

Lo faccio sempre in macchina, intervallando con buona musica rock, ascoltavo un programma di radio uno che, tra l’altro, riportava le statistiche ISTAT sul lavoro.

Mi domando come facciano ad essere sempre così ottimisti, allegri, quasi felici. Almeno così sembravano i tre conduttori. Occupati in aumento, di conseguenza, meno disoccupati un Bengodi, un Eden, l’Italia che va.

M dove va? va male. Male, male. e non vogliono il governo del cambiamento. Magari cambierà poco ma peggio di così non penso.

Le politiche di Renzi, il jobs act, prima poi la continuità di governo con Gentiloni ci hanno messo in ginocchio.

Si è vero sono cresciuti gli occupati, ma dove? Non nei lavori a tempo indeterminato, che comunque definirei finti lavori a finto tempo indeterminato, i famosi contratti a tutele crescenti, che dovevano stupire il Mondo o almeno l’Europa per come i nostri governicchianti erano stati bravi e quali idee profonde ed innovative avevano avuto, seguendo le tracce di sedicenti-suddetti studiosi della materia.

sul lavoro

Ma che dice l’ISTAT?

“Continua una tendenza alla crescita degli occupati (+0,3% rispetto a marzo, pari a +64 mila). Il tasso di occupazione si attesta al 58,4% (+0,1 punti percentuali rispetto al mese precedente)”.

Gli occupati sono in crescita??? + 0,3%??? + 0,1%???

Ma che ci prendete per il culo???

Ed anche questi pochi dove trovano lavoro? Ma nel tempo determinato. E’ ovvio!

Dice sempre l’Istat:

L’aumento interessa entrambe le componenti di genere e tutte le classi di età ad eccezione dei 35-49enni. Crescono i dipendenti a termine (+59 mila) e in misura più lieve gli indipendenti (+14 mila), mentre restano sostanzialmente stabili i dipendenti a tempo indeterminato“.

 

Alla crescita degli occupati nel trimestre si accompagna un aumento dei disoccupati (+0,5%, +14 mila) associato a un forte calo degli inattivi (-0,7%, -95 mila)”.

Insomma un disastro sul lavoro.

Ed hanno il coraggio di parlare? Di voler dettare le regole? E i tempi?

Ma che si nascondano bene, che si possa non rivederli più.

Forza!

Facciamo ‘sto governo e mandiamoli tutti a lavorare, almeno quell’aumento, seppur piccolo, sarà efficace.

Ceppoduro