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Come mantenersi giovani

Questo articolo si propone di suggerire Come mantenersi giovani con BLENDER, un software open source.

Cosa è Blender?

Blender è una suite 3D libera con codice aperto.
Libera significa che la puoi utilizzare liberamente. Open source significa che il codice è aperto e (se vuoi e/o se puoi) puoi controllarlo migliorarlo o cambiarlo a tuo piacimento.

Blender supporta tutta la sequenza di operazioni atte a restituire e aggiornare un’immagine bitmap od un filmato, partendo dagli oggetti tridimensionali presenti nella scena.
Le operazioni sono:

Modellazione, armatura, animazione, simulazione, processo di resa grafica, messa in scena e rilevamento del movimento.
Utilizzatori avanzati usano le librerie di Blender e gli strumenti di scripting di Pyton per realizzare nuovi strumenti e funzionalità. Funzioni che poi sono rese disponibili a tutti gli utenti nelle versioni successive.

Puoi usare Blender su computer con sistemi Linux, Windows, e Macintosh.

Blender è un progetto guidato dalla comunità degli utenti sotto la GNU General Public License (GPL). Tutti sono messi in grado di fare cambiamenti o fissare bachi eventualmente presenti.

Blender non costa nulla, ma se vuoi o puoi ti da la possibilità di investire e contribuire al suo sviluppo.

Blender è il tuo software 3D.

Puoi anche aiutare a scrivere documentazione, qualsiasi cosa è benvenuta.

Perché aiuta a e come mantenersi giovani?

Blender aiuta a mantenersi giovani per molte ragioni.

Ci si mantiene giovani, con il cervello ben ossigenato, imparando sempre qualcosa di nuovo.
Blender lo devi imparare, continuamente, perché si evolve sempre e devi stargli dietro; ci sono sempre cose nuove da vedere, da capire, da trovare. E’ una miniera.

Anche praticare una seconda lingua aiuta.
Blender è in Italiano ed in altre innumerevoli lingue. Ma se lo vuoi praticare, se vuoi vederne i tutorial migliori, e seguirne i suggerimenti (su youtube ce ne sono centinaia, migliaia in lingua inglese). Allora meglio che anche il software sia in lingua inglese, perché faccia le stesse cose e per trovare i comandi nelle stesse posizioni dei menu.

Imparare a leggere, o scrivere in una terza lingua (l’inglese) aiuta ancor di più a restare giovani perché lubrifica il cervello.

Blender ha il codice aperto ed è scritto in PYTON, anch’esso a codice aperto. Puoi cercare di comprendere anche quel linguaggio e magari a scriverlo per cambiare qualcosa.

Se partecipi al suo sviluppo Blender ha anche una funzione di aggregazione sociale, motivandoti a conoscere altre persone e migliorare la tua vita.

Cosa farci?

Se hai un computer portatile o fisso, se hai voglia di conoscere qualcosa di nuovo, se… scarica Blender e decomprimi il file compresso e clicca sull’eseguibile (in Linux non c’è bisogno di installarlo, negli altri sistemi non so).

Si apre la finestra di benvenuto. Un altro clic fa sparire la finestrella centrale che ti permette di scegliere fra varie opzioni. E sei dentro Blender con un cubo già pronto da modellare per farci quel che vuoi.

Capirlo

Per capire come fare a modificare, creare o aggiungere un oggetto nella scena devi seguire delle istruzioni o un tutorial, non posso spiegartelo io. Ma con Blender puoi costruire virtualmente, in un ambiente tridimensionale, tutti gli oggetti che vuoi. Colorandoli, rivestendoli, scolpendoli come vuoi. Dei quali puoi prendere un’istantanea nelle posizioni più svariate, con i quali puoi creare un animazione o anche stamparli con una stampante 3D.
In Blender c’è la possibilità di scolpire un oggetto come partissi dal marmo. Plasmarlo come se utilizzassi plastilina o pongo. Disegnarlo con un pennello o a matita come faresti con la carta per disegnare dei manga o altri fumetti.
Ci sono due soli limiti: la tua conoscenza, ma puoi migliorarla nutrendo il tuo cervello, e la tua fantasia che è già sicuramente sviluppata abbastanza ma che abbonda di più nelle menti giovani.

Conclusioni

Tieniti in forma!

Non vuoi uscire per il caldo o per il freddo?

Non ci sono più le mezze stagioni ed è sempre troppo caldo o troppo freddo?

Usa Blender e smetti di farti seghe mentali.

Goditelo.

Giancarlo

P.S.

Datti da fare. Cerca tutorial per principianti, vai sul manuale in rete o prova a smanettare a caso.

Smanettando magari non capisci quello che fai ma stai tranquillo non puoi fare danno.

Ogni volta che riavvii il software ti ripresenterà sempre la solita finestra di benvenuto.

Certo se vuoi capirci qualcosa segui le istruzioni del manuale o di un tutorial. Senza studiare non si ottiene nulla. Ma quello che puoi fare con Blender, anche semplice semplice che sia, non riusciresti a farlo con niente altro.

Buon divertimento.

Competizione

Uno contro tutti

La vita è competizione. Si lotta per il cibo, per la riproduzione, per vivere sin dagli albori del tempo, da quando sono apparse le prime strutture viventi, forse anche da prima.

La chiamano anche lotta per la sopravvivenza. Non è una cosa cattiva, è naturale, ma nel tempo e da tempo è cambiata.

All’inizio per lungo tempo, per tempi lunghissimi, è bastato poco, un po di nutrimento, che forse era anche abbondate e facile da reperire, non c’era riproduzione sessuata, quindi un organismo si bastava da se per riprodursi, come nella suddivisione cellulare. Non servivano ripari, ne ambienti particolari in cui vivere, tutto era semplice ma pur sempre competitivo.

Andando avanti la cosa si è complicata, nelle strutture, nelle relazioni tra esseri viventi aumentando la competizione. La complicazione ha portato anche alla evoluzione di comportamenti collaborativi. Organismi viventi si sono messi assieme con differenti competenze migliorando l’efficienza di entrambi vincendo la sfida globale. E’ il caso delle cellule: composte da diversi organismi divenuti organi della cellula stessa sviluppando funzioni specifiche con performance maggiori, mettendole in comune con quelle diverse degli altri.

Quindi la competizione ha portato anche allo sviluppo della collaborazione e della condivisione.

La competizione nella società moderna

Tra gli uomini non è diverso abbiamo concorrenza e collaborazione, quello che cambia è che oggi siamo tutti spinti verso la competizione esasperata e la non condivisione.

Fin da piccoli ci insegnano a primeggiare: a scuola, nello sport, sul lavoro, nel divertimento e nella ricreazione.

I voti a scuola, sono l’incentivo competitivo.

Non basterebbe che ci insegnassero a leggere, scrivere e far di conto? Magari anche a ragionare con la nostra testa, basandoci sulla nostra cultura (sulle nostre conoscenze) e non su quella di altri (gli opinionisti, gli influencer).

Non sarebbe sufficiente che potessimo lavorare per poter mangiare, bere e dormire? E non per comprare l’auto più bella, arredare sfarzosamente la casa, vestire alla moda e fare vacanze in paradisi tropicali fino al giorno prima incontaminati e sconosciuti.

Non sarebbe meglio investire i capitali generati dalle nostre società in istruzione, salute e miglioramento dell’ambiente in cui viviamo? Invece di buttarli in guerre, terrorismo ed inquinamento globale.

Competere per migliorare

Non sarebbe meglio stare tutti meglio?

Sarebbe meglio.

Ma ci vogliono competitivi, agguerriti, individualisti, così possono esserlo anche loro, giustificandolo col fatto che lo siamo tutti.

Così se resti indietro è colpa tua, non della società.

Che pena.

Ceppoduro

Un eroe

Di seguito il post di un tizio su FB

“Che cos’è un eroe?

Un eroe è colui che, per qualcuno, rappresenta un modello, un esempio da ammirare e da imitare. Può essere un amico, un genitore, un cantante, uno sportivo, uno scrittore, un insegnante… non importa. Non importa se non l’hai mai potuto conoscere di persona: un eroe te lo senti vicino dentro. Non importa nemmeno se lui non saprà mai chi sei: importa solo quello che ti dà, quello che ti spinge a fare nella tua di vita, quanto ti aiuta a credere che anche tu ce la puoi fare, nei tuoi progetti, nei tuoi obiettivi. È questo che fanno gli eroi: ti fanno sognare e credere che ne vale la pena. Grazie Caio per essere stato il suo eroe.”

Non importa chi sia l’eroe, nemmeno chi sia il tizio che ha scritto queste parole: io non mi sento tale.

Neppure mi piacciono gli eroi.

Capisco che molti abbiano bisogno di un modello, da imitare, ma non sopporto che non siano loro stessi a farsi modello, a dirsi come si devono comportare e perché.

Un eroe di me stesso

Eroe solo per me, questo voglio essere io. Sicuro che vorrei dare l’esempio, ai miei figli ed anche a tutto il mondo, se ci riesco.

Se ci riesco anche solo con i miei figli sarò già pienamente soddisfatto.

Ma un eroe, nel senso che dice il tizio, uno che si fa ammirare, non sarà mai uno che si comporta bene, sarà un ribelle, uno schizzato, un pazzo. Non avrà paura delle conseguenze delle sue parole e dei suoi gesti. Per (di)mostrare il suo eroismo metterà in pericolo tutto e tutti.

Che eroe

Poi se avrà successo, diremo: “come è stato bravo, lungimirante, innovativo… eroico”. Se fallirà pagheremo noi le conseguenze del suo ardire, della sua intemperanza della sua pazzia.

Non voglio eroi.

Voglio gente per bene.

Gente che sappia quel che fa, ne ponderi bene le conseguenze e se ne assuma tutte leresponsabilità.

Non si possono fare rivoluzioni per i rivoluzionari.

Le rivoluzioni si fanno per il popolo, ma tanto poi lui non capisce.

E’ sempre successo così.

Rassegnamoci.

Meglio un eroe in meno e qualche azione concreta in più.

Ceppoduro.

Il cielo

E’ notte

Il cielo è terso si vedono “tutte” le stelle, stanotte.

L’aria rarefatta ne porta la luce facendola tremolare, tanto che le stelle sembrano animarsi, come una folla al mercato.

“Che bello”.

Viene da chiedersi se ci siano altre forme di vita lassù.

Pensare alla distanza “siderale” delle stelle fa venire i brividi. I metri, i chilometri perdono di significato, dobbiamo usare gli anni per riferirci a loro. Anni luce, distanze che la luce percorre in anni, tanto sono lontane da noi e fra se. La cosa più veloce che conosciamo, la luce, ci impiega così tanto a colmare le distanze tra le stelle che noi, con le nostre miserevoli possibilità, non potremmo nemmeno pensare di raggiungere la stella più vicina.

Consapevoli di questo, anche se ci fosse un’altra forma di vita da qualche parte non la scopriremmo mai.

Un contatto

Certo in teoria potremmo captarne i suoni o le luci. Ma questi alieni dovrebbero essere in grado di emettere questi segnali e di emetterli modulati, in modo che noi possiamo distinguerli dal resto, dal sottofondo e magari capirne il significato. Dovrebbero essere forme di vita intelligenti, o almeno intelligenti nel modo in cui lo siamo noi. E’ difficile.

Ammesso che tali forme di vita esistano sarebbe quasi impossibile incontrarle, se è vero che l’universo si espande e tutto si allontana da tutto il resto, è difficile pensare che qualcosa si avvicini a noi, che questo qualcosa contenga della vita, e che questa cosa sia capace di farsi notare, o noi di notarla.

Quindi state tranquilli, non finiremo invasi dagli extraterrestri. Non ci sono extraterrestri in giro. Se ci sono extraterrestri da qualche parte non arriveranno mai da noi, ne noi da loro.

Ma guardiamo il cielo

Continuiamo a guardare il cielo ed a meravigliarci di quello che vediamo, sempre diverso anche se non ce ne accorgiamo, sempre bellissimo, questo si che possiamo vederlo.

Continuiamo a stare col naso all’insù domandandoci se ci sia vita su Marte o su Andromeda o nella Via Lattea, in fondo anche se sappiamo che non c’è, possiamo continuare a sperare che ci sia e non sia terribile e vendicativa come quei Dii e Dei che ci hanno sempre raccontato abitare il cielo.

Giancarlo

Dodicesimo secolo

Bucine città murata

E’ arroccata su un piccolo colle e cinta da mura enormi. Bucine nel dodicesimo secolo ha solo tre porte per comunicare con l’esterno.

Inoltre sono porte doppie, tanto è ciclopico lo spessore delle mura.

Un ponte levatoio fa accedere alla porta da un lato e ne fa scendere dall’altro permettendo in questo modo di attraversare i due larghi e profondi fossati presenti da ambo i lati delle porte.

In poche parole per entrare a Bucine si doveva abbassare un ponte levatoio per superare il fossato esterno ed accedere alla porta esterna.

L’apertura della porta faceva alzare il ponte levatoio abbassato e quindi permetteva l’accesso alla porta successiva dopo l’attraversamento delle mura. L’apertura della successiva permetteva di calare l’altro ponte e superare il fosso interno ed entrare in paese.

Era una sicurezza contro eserciti invasori con avrebbero mai potuto entrare in massa.

Cerchie di mura interne permettevano un ulteriore difesa.

Ma le porte servivano anche ad altro.

Bucine, dodicesimo secolo

A quei tempi la pena capitale non era stata ancora abolita in Toscana, ma i reggenti di Bucine, illuminati anzitempo, offrivano sempre una chance di salvezza al condannato anziché ucciderlo.

L’uso era questo:

In pratica il condannato veniva esiliato, quindi doveva lasciare il paese, passando da una porta.

Vi ho detto che dentro le mura venivano allevati animali. Erano capre, maiali, buoi e cavalli; ma per quella occasione dietro una porta venivano celati dei leoni affamati, trattenuti in lunghe catene e solo il custode sapeva dove.

A quel punto il condannato doveva scegliere una porta di uscita ed oltrepassarne il ponte levatoio. Solo allora poteva chiedere aiuto ed il custode in risposta avrebbe aperto una delle due porte rimaste, una che lui sapeva custodire solo animali domestici. A quel punto al condannato veniva chiesto se volesse cambiare porta, e passare da quella delle due rimasta chiusa o preferisse mantenere la scelta iniziale e proseguire da li.

I più scaltri cambiavano idea ed in gran parte riuscivano a raggiungere l’esilio. I più fessi mantenevano la scelta e venivano in gran parte divorati dalle fiere affamate nascoste dietro la porta.

Morale della storia:

Cambiare da maggiori probabilità di successo (*).

Giancarlo

(*) Una storia di Bucine basata su un’elaborazione del paradosso delle tre carte.

Sono un matematico

Sono un matematico

Ma non perché lo faccia di professione, sono un matematico, perché voglio conoscere il mondo. Sono curioso.

Non è che abbia mai imparato molto, dalle mie curiosità, non sono nemmeno costante nell’applicarmi allo studio, lo faccio solo finché regge la curiosità, poi mi dimentico.

Ma non mi bastano le spiegazioni esoteriche ne quelle essoteriche sulle cose del mondo. Voglio capire, ci deve essere una spiegazione razionale. Dimostrabile.

sono un matematico
La Scuola di Atene. D.R.

Se la matematica è ritenuta la regina delle scienze, sono un matematico perché voglio essere re degli scienziati. Insomma gli strumenti offerti dalla matematica, per definire, calcolare e comprendere il mondo e le cose del mondo sono utili in tutte la attività umane, quindi voglio esserne padrone.

Pensate alla logica, i suoi strumenti ci permettono di capire, di decidere, senza affidarci ad altri.

La logica ci libera dalle catene della religione, della politica e di chiunque voglia sottometterci. Il pensiero logico e matematico ci libera.

Sono un matematico convinto.

In tal senso mi sento anche filosofo. Questi sbaglia più facilmente del matematico, ragionando sull’uomo e sul mondo, può divenire a conclusioni scorrette. Ma anche il filosofo ha il merito di ragionare con la propria testa, solo che gli strumenti che gli mette a disposizione la filosofia sono pochi. E allora deve usare quelli della matematica.

sono un matematico

Come ho già detto, deve usare la logica. Per non cadere nei tranelli del linguaggio, della grammatica delle relazioni interpersonali che possono mistificare la realtà. I numeri non ingannano. Le operazioni sui numeri, oltreché bellissime non permettono partigianerie, tutti possono controllare, verificare, confutare. Ma nessuno può riprenderti se sei nel giusto.

Se provassimo a confutare un pensiero teologico con una seconda teologia, di cosa staremmo parlando? D’aria fritta.

I numeri, e le operazioni tra loro, non sono mai ambigui.

Sono un matematico perché voglio conoscere il mondo, lo voglio capire e voglio capire la ragione della nostra vita breve.

Giancarlo

immagini

Di Pietro della Vecchia – http://www.gallerie-estensi.beniculturali.it/ricerca-nel-database-museale/id/35193, Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=66882041

Di Raffaello Sanzio – The Yorck Project (2002) 10.000 Meisterwerke der Malerei (DVD-ROM), distributed by DIRECTMEDIA Publishing GmbH. ISBN: 3936122202., Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=157721

Di Rodin (1840-1917)User:Hansjorn (Hans Andersen) – Opera propria, Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=288180

Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=656166

Ti aiuto

Si!

Ti aiuto perché hai bisogno di me, ti aiuto perché così avrai sempre bisogno di me. Non chiedo niente, mi darai tutto tu.


Solo chi supera i propri limiti, le proprie insicurezze, le nevrosi, le proprie paure e ossessioni da solo non sarà mai succube, devoto ne grato ad altri.

Lascia stare i santoni, lascia stare quelli che sanno tutto e te lo raccontano ma lascia stare anche chi non sa niente e pretende di insegnarti come auto insegnarti, chi ti indica il cammino e poi fa fare tutto a te.


Se ti può indirizzare lui, allora puoi guidarti tu da solo e trovare la soluzione.
Sei grande oramai, anche se hai pochi anni vissuti e tanti da vivere, non pensare che qualcuno possa aiutarti, lui ti dirà solo di trovare la tua via.

Facendo pratiche che non serviranno a nulla, se non a farti diventare intraprendente e quando lo sarai troverai, piano piano o molto in fretta la soluzione. Ma sarà la tua, tanto vale che cominci adesso a darti da fare senza dare retta a tutti quei ruffiani.

Dai cammina con le tue gambe e pensa con la tua testa, usa la tua mente, non farti usare.
Abbi fiducia in te, accettati, amati, torna bambino.

Ti aiuto
Di Aaron Logan – http://www.lightmatter.net/gallery/albums.php, CC BY 1.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=13540

Auto-aiuto, ti aiuto

La mia forza è la tua debolezza. Ti aiuto, non preoccupati io ti voglio aiutare, non ci riesci da solo, non ci riuscirai mai, dammi retta.
Lasciati andare io sono gentile ed esperto io so, io faccio, faccio io, tu no.

Vieni caro che ho bisogno di te di tutti voi. Ti offro l’enigma della vita, della tua vita. Ti dirò perché ti farò capire come e perché e non temere, non ti chiederò nulla, me lo dirai tu, tu mi dirai, tu mi darai tutto, anche quelli che sono intorno a te, perché io ho bisogno di loro e loro hanno bisogno di me.

ti aiuto
Di Nevit Dilmen (talk) – Opera propria, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=18034472

Ti voglio, ti desidero, sono a tua completa disposizione. Sarò per te quello che cerchi, quello che vuoi. E tu sarai te stesso. Smettila di cercare.

Giancarlo

immagine di copertina derivata da :

Di Sangeet Duchane – opera propria, CC BY 3.0, https://it.wikipedia.org/w/index.php?curid=5781871

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Cucinelli

Cucinelli Brunello

Che dire di quest’uomo, che non abbia già detto?
Brunello è un ganzo. Un uomo che onora il genere umano. “Ha fatto i soldi” ma non si è montato la testa. Non ne da il merito a sue presunte capacità superiori, a vicinanze divine o altri pensieri strani. Gli è andata bene e vuole lasciare dietro di se qualcosa per gli altri, per tutti. Per quelli che verranno e che potranno godere dei “soldi” che lui ha investito nell’arte, nell’architettura, nel bello, in qualcosa che resterà.

Cosa resterà di noi?

Forse nulla, ma di lui si, resterà qualcosa che i posteri, i mitici posteri, ammireranno. Non tutti lo so, ma quelli che potranno, vorranno, vedranno, e apprezzeranno lo avranno ripagato di quello che si è privato.

Beh, pensandoci non si è privato di nulla, ha solo dato, nemmeno ha privato di qualcosa noi, ci ha solo dato.

Ci sono industriali che ci tolgono tante cose. Il lavoro, che ci avevano dato prima. La dignità, retribuendoci meno. La salute, facendoci ammalare o morire sul lavoro

Cucinelli no

Cucinelli

Brunello, offre un lavoro dignitoso ai suoi dipendenti, che lo ripagano lavorando bene e facendolo guadagnare altrettanto bene. E lui questi soldi non se li sputtana come un industrialotto qualunque. Lui li mette in un paese, Solomeo, creando qualcosa di duraturo, che lui non userà, nemmeno i suoi discendenti lo faranno. Quello che lui crea lo useranno tutti. Italiani o stranieri, belli o brutti. Poveri o ricchi.

Il bello resterà in uso gratuito a tutti.

Come quello creato dagli antichi Romani: gli anfiteatri, le strade, i ponti.

Dovremmo averne altri di Cucinelli. che facciano qualcosa per gli altri, invece di sfruttare, disseccare, desertificare o inquinare intorno a loro, intorno a noi.

Bravo Cucinelli.

Continua così, sei veramente un grande, un grande uomo, un signore.

Se avessi bisogno di me, chiedi pure, farò il possibile per aiutarti.

Giancarlo

Libero arbitrio

Perché si parla di

Libero arbitrio?

Innanzitutto perché non esiste il fato o la predestinazione.

Tutto è scelta. Tutto dipende da noi.

In ogni momento ci troviamo di fronte a bivi, a volte trivi. Allora che facciamo?

Andiamo di qua o di la?

Facciamo questo, quello o quell’altro ancora?

Ragioniamo, seguiamo il cuore o ascoltiamo suggerimenti di altri?

libero arbitrio
Ercole al bivio, dipinto di Annibale Carracci (1596), raffigurante l’indecisione dell’eroe fra le alternative della virtù e del vizio

Naturalmente si potrebbe obiettare che, comunque vada, non scegliamo mai, ma facciamo solo quello che dobbiamo, inconsapevolmente.

E’ una possibilità, tra una miriade di altre.

Immaginare che qualcuno ha scritto per noi tutto quello che abbiamo fatto, stiamo facendo o ci accingiamo a fare, è una presunzione indecente.

Chi siamo per meritare tanta attenzione? Chi può dedicarcene così tanta? Maniacale e perversa.

Quando le cose non vanno bene abbiamo scelto male. Al contrario quando facciamo qualcosa che ci soddisfa, quando ci va bene.

libero arbitrio
Stemma di Forcella raffigurante la Y pitagorica, che simboleggiava la possibilità di scelta tra i due opposti sentieri iniziatici del vizio e della virtù.

Se avessimo svoltato a sinistra non ci saremmo scontrati con l’altra auto.

Restando a casa, invece che andare in collina, non avremmo preso il raffreddore.

Se fossimo andati al mare, l’anno scorso, adesso forse saremmo fidanzati con qualche bella ragazza. Ma non essendoci andati, non sapremo mai se l’avremmo trovata.

Anche quando scegliamo di non scegliere, scegliamo.

Libero arbitrio

Quindi sia in negativo che in positivo, siamo noi a scegliere il nostro destino. Noi con gli altri che, o che non, incrociamo nella nostra vita. Altri che fanno scelte arbitrarie come noi.

Non c’è ragione di essere fatalisti o deterministi, le cose non vano come vogliono o come devono, ma come le facciamo andare.

libero arbitrio
Giorgio De Chirico Ettore ed Andromaca 1916

Quello che è vero oggi domani sarà diverso.

Quando tutto va male, anche al colmo della disperazione non conviene arrendersi, chi si arrende non può cambiare il corso delle cose.

Dobbiamo esercitare quel libero arbitrio che nessuno ci ha donato. Che possediamo assieme all’intelligenza, alla ragione.

Dobbiamo continuare a ragionare sugli sbagli, per imparare a non sbagliare più.

Per non affidare le nostre scelte al caso.

Per scegliere.

Giancarlo

 

Enciclopedia Treccani

Quanto vale un opera d’arte?

Quanto vale  un quadro? Un dipinto, una scultura, un acquerello?

E’ veramente difficile valutare un quadro.

Specialmente quando non è stato realizzato da un artista famoso, da uno cioè che non è conosciuto e apprezzato e quindi non ha mercato.

Possiamo dire che artisti famosi hanno quotazioni oramai consuete e se le loro opere fossero vendute in una asta potremmo solo aspettarci forti emozioni speculative. Altrimenti, senza l’impulso speculativo non aspettatevi sorprese, il prezzo sarebbe quello che è e basta.

Anche se, devo dire, che ai grandi nomi dell’arte vengono perdonate cose che a me non lo sarebbero. Girando per musei, ad esempio,  ho visto dei “De Chirico”, pittore che amo, con errori madornali. Errori prospettici, errori di ombre ed errori di ogni genere, ma il quadro è un “De Chirico” e resta “De Chirico”  turandosi il naso e coprendosi gli occhi. Insomma ho visto “croste” di De Chirico, opere chiaramente tirate via, fatte tanto per fare, forse perché comunque in quel momento richieste dal “mercato” , esposte in bella mostra in importanti musei, senza problemi e senza vergogna.

Senza vergogna?

Vergogna!

Sono quadri che comunque costano e chissà se valgono il loro costo?

I miei quadri non costano così tanto, anzi non costano tanto, per superare i mille Euro devo darmi da fare su quadri di notevoli dimensioni.

 

quanto vale
Si, ma quanto vale?

E se un quadro ti piace non stare li a menatela.

Cazzo, se ti piace un quadro compralo e non rompere i coglioni, il prezzo è un di cui, non è così importante.

Si, dirai, ma quanto vale?

Vale la pena di comprarlo, farai felice te e chi lo ha fatto.

Ma quali sono i quadri più quotati?

Sono quelli meno validi!
Magari non sono bellissimi ma seguono la quotazione dell’artista e se l’artista è di moda…

Ma non comprare un quadro perché l’autore è in voga, un quadro deve esprimere un concetto, un’idea, qualcosa, altrimenti deve essere tecnicamente ineccepibile.

Non dice niente ma è tecnicamente perfetto? Prendilo e pagalo.

Non è tecnicamente perfetto ma ti appaga, ti soddisfa, ti piace? Prendilo e pagalo.

Ma che vuoi di più? Costa tanto ? Ma cosa sono pochi Euro per una opera che piace, che se lo guardi ti trasmette qualcosa?

Ci sono tanti dipinti, ci sono tanti pittori, non devi faticare devi solo guardare. Che te li hanno fatti a fare gli occhi, se non li usi?

Se poi il dipinto non ti piace, anche se quotato, che lo vuoi a fare? Lascia perdere e compra qualcos’altro.

Un quadro vale solo se ti piace.
Quanto vale quel quadro? Tanto quanto ti piace.

Conclusione:

Alla domanda “quanto vale un quadro?” Ti rispondo che non ha un costo, ha solo un valore.

Non comprare croste ma se una crosta ti piace non è una crosta, prendila e pagala quel che ti chiedono.

Vaffanculo.

Giancarlo

 

PS: Guarda ti mostro opere fatte da miei amici; se te ne piace una e la acquisti da loro, li renderai e mi renderai felice, senza spendere un capitale.

fonte:

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