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Mario?

Mario? Come ti permetti?
Ma tu Mario, chi sei?
Con quale diritto vuoi farci entrare in guerra?
Ma come si fa?
Ma come si fa, dico io?

Come si fa ad avere idee così ottuse?
“Saremo con l’Ucraina fino alla fine, fino alla vittoria finale”.

Ma lo sai, Mario, cosa significa?
Vuol dire che non cercheremo mai il compromesso, la tregua, il cessate il fuoco.

Che sono gli unici modi per far cessare una guerra.
Sia una guerra giusta (ammesso che ce ne sia una) che una ingiusta.

Se si foraggiano armi, sempre di più, sempre più potenti si alimenta il conflitto.
Ma se si usano tutte la possibilità diplomatiche di convinzione e di coercizione si può cercare la pace.
In una pace si vince in due, anche il più svantaggiato, con la vittoria finale vince uno solo e se uno dei due contendenti possiede armi nucleari probabilmente perdiamo tutti.

I fatti, Mario? A volte si confondono

XXIV – 2015 – Giancarlo Arrigucci – Contro la guerra contro la Libia – Acrilico su tela  (cm 60 x 60)

Certo quando l’aggressore erano gli statunitensi, in Bosnia, in Libia, in Iraq, in Afganistan le armi le mandavamo all’aggressore, ora all’aggredito.
Potrebbe essere un tardivo ravvedimento, se non ci fossero altre centinaia di guerre nel mondo per le quali semplicemente ce ne freghiamo sia dell’aggredito che dell’aggressore; a meno che non ci sia la possibilità di vendergli illegalmente armi allora si traffica senza neppure chiederci chi sia dei due quello con cui facciamo affari.
Allora, caro Mario la tua idea di giustizia e di partecipazione fa schifo, è cieca e sorda ed è complice della morte.
La morte di tanti giovani Ucraini e Russi e dandoti ascolto lo sarà anche di giovani europei, complice anche le idee di Jens, quello le cui idee sono sponsorizzate direttamente dai produttori di armi mondiali.

Quello forse, cui vorresti fottere il posto.
Mario, sei vecchio; di vecchi ne muoiono tanti, sicuramente anche oggi è morto qualcuno, che nessuno rimpiangerà. Sei vecchio, lascia perdere queste faccende e dedicati ai nipoti se ne hai. Se non ne hai lascia vivere i giovani, fagli avere i loro nipoti, faglieli accudire, coccolare e viziare.
Potresti farlo cercando la pace: difficile ma possibile.
Potresti farlo non mandando a morire in guerra i giovani europei.

Potresti fare del tuo meglio per non coinvolgerli, loro malgrado, in una guerra mondiale che che solo i vecchi rincoglioniti vorrebbero vedere, perché le loro menti non riescono più ad elaborare idee giuste.

Noi, nel nostro piccolo, cerchiamo di farlo denunciando le assurdità che hai pensato e pronunciato.

Noi cerchiamo la pace, tu vuoi la guerra?

Giancarlo

Andate alla home page del blog e digitate Guerra o Pace nel motore di ricerca evedrete quante volte ci siamo occupati dell’argomento, purtroppo sempre inascoltati.

Immagine di copertina:
VII – 2015 – Giancarlo Arrigucci – Acquerello  (cm 21 x 29,5)

Sergio? Oh Sergio.

Sergio, ma se non la conosci te la nostra Costituzione? Tu che ci hai giurato sopra. Tu che per due volte sei stato incaricato difenderla. Chi dovrebbe meglio di te?


Però, considerando le tue parole durante le ultime uscite pubbliche e tenendo presenti le leggi che hai controfirmato sin qui, mi dispiace doverti redarguire, ma non mi pare tu la conosca molto bene.
O almeno, su alcuni punti mi sembri molto distratto.
Quasi evasivo.

Come se non comprendessi bene il senso delle parole scritte nella nostra Carta.
Eppure chi le vergò, dopo il bagno di sangue del secondo conflitto mondiale, fu ben attento ad evitare fraintendimenti.

Sergio, specialmente all’articolo 11, quello che oggi mi sta a cuore discutere con te, il suo testo non si può fraintendere:


L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.


Non mi pare tu lo stia difendendo, Sergio.
Ma quando giurasti da presidente l’ultima volta a cosa pensavi?

Sergio

Cosa ci hai letto diversamente da me?

“La pace deve ripristinare la giustizia ed il diritto internazionale. Non deve essere una resa.” Hai detto!

Quando hai controfirmato l’invio di armi a quale pace pensavi?
La pace non si fa con le armi, la pace si fa facendo tacere le armi.

Il primo passo per la pace è il cessate il fuoco, che non si fa sparando e bombardando, oppure hai un’altra idea?
La resa è di uno dei contendenti, quando perde, come la vittoria è dell’altro.
Un accordo di pace non ha vinti ne vincitori soprattutto interrompe morti e distruzioni.
Non vorrai mica avere sulla coscienza altri morti ed altre distruzioni?
Io no!

Io ho tre figli, sono italiano, cittadino italiano, cittadino del mondo e pretendo che il presidente della Repubblica Italiana tuteli il mio status e quello dei miei figli, ripudiando la guerra e cercando un altro modo per risolvere il conflitto tra Russia ed Ucraina.
Voglio che si impegni attivamente per questi scopi, Sergio sei tu che devi fare questo, sei in carica apposta, e non dia l’assenso ad altri invii di armamenti, Sergio è ora di smetterla, che rispetti il dettato costituzionale e lo difenda dai sovversivi che vogliono stravolgerlo e non tenerne conto, >srgio non so se sono stato chiaro.

Chissà?

Sergio? Caro Sergio! Devi fare ammenda, tornare sui tuoi passi, non avallare più scelte scellerate di uomini folli che foraggiano la guerra e pretendere immediatamente un cessate il fuoco ed una mediazione di pace.

Ma forse, anche se lo farai, sarà già tardi e non so se l’Italia riuscirà a perdonare il tuo tradimento, comunque provaci.
La storia sicuramente NO. Non dimenticherà e non perdonerà.

Io neppure.

Con amarezza.

Giancarlo

Lui non mi avrebbe deluso mai.

Immagini:
Di Quirinale.it, Attribution, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=130119373

Fotografia ufficiale del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

Primo piano di Sandro Pertini, Presidente della Repubblica dal 1978 al 1985.

Sul nucleare

Bisogna ancora dire qualcosa sul nucleare .

Eppure sembrava di aver già detto tutto. Il discorso sembrava chiuso. Abbiamo fatto due referendum, nel 1987 e nel 2011, per decidere se gli italiani volessero o meno permettere la produzione di energia da fonti nucleari con le centrali costruite sul territorio nazionale: in entrambi i casi la risposta è stata la stessa: ”In Italia non vogliamo la produzione di energia nucleare”.
Ora basta!

Non può arrivare un ministro (prone al volere delle lobby del fossile e del nucleare?) e proporre il nucleare con centrali di quarta generazione, definite “sicure”. Le centrali di cui parla sono quelle di piccole dimensioni, studiate in via sperimentale da decine di anni senza che abbiano evidenziato vantaggi particolari ne dimostrato la loro sicurezza. Il World Nuclear Industry Status Report 2021 1 riporta che i piccoli reattori modulari “Small Modular Reactors (SMRs)” hanno una grande eco sui media, prendono sovvenzioni pubbliche, ma non sono ancora commercializzati e non lo saranno ancora per altri 10-15 anni e che i progetti pilota costruiti in Argentina, China, e Russia hanno sin qui dato risultati deludenti.

Nemmeno la “Commissione Europea” può permettere che con i fondi stanziati per NEXT GENERATION YOU per l’energia “green” che si finanzi lo sviluppo del nucleare.

Ma via, siamo seri (almeno sul nucleare).


Se siamo in un paese, ancora, democratico non possiamo reintrodurre il nucleare.
E se ci sono fondi europei dedicati alle energie rinnovabili e pulite non si possono usare per il nucleare.

Se la Francia intende mantenere le sue centrali nucleari attive non possiamo evitarlo ma possiamo auspicare che faccia come la Germania che, autonomamente, le ha dismesse tutte.

Il nucleare è pericoloso, come hanno dimostrato gli incidenti devastanti di Černobyl’ e, più recentemente, di Fukushima Dai-ichi.

In molte aree solare ed eolico producono a prezzi garantiti molto al di sotto dei costi di funzionamento e di manutenzione dei reattori nucleari, come riportato anche nel 2“The World Nuclear Industry Status Report 2019”.

Le scorie residue dal combustibile nucleare utilizzato negli impianti infine sono radioattive e pericolosissime per l’uomo, gli animali e l’ambiente in generale. Dovrebbero essere stoccate in luoghi sicuri per centinaia, se non migliaia di anni. Per ora ne è stato individuato solo uno, negli USA. Ma nulla sappiamo se sarà veramente sicuro per le future generazioni per gli anni a venire. Lo stoccaggio di queste scorie radioattive è una bomba destinata a scoppiare nelle mani dei nostri figli o nipoti: vogliamo davvero lasciargliela?

Diciamo di no.

Facciamo sentire la nostra voce a chi temporaneamente ci rappresenta.

Noi vogliamo un mondo migliore e pulito.
Non può esserlo se “sporcato” dai reattori nucleari di qualsivoglia generazione.

Giancarlo

1 https://www.worldnuclearreport.org/World-Nuclear-Industry-Status-Report-2021-773.html

2 https://www.worldnuclearreport.org/The-World-Nuclear-Industry-Status-Report-2019-HTML.html#ccanp

Come al solito

La verità viene sempre a galla, come al solito, come la merda.
Tutta questa enfasi contro Putin assassino e invasore a cosa mira? A sostenere i poveri Ucraini? Ma no! Ma figurati. Serve a vendere armi, ma è ovvio.

In questo caso le armi saranno fornite gratis “of course”, tanto qualcuno le ha già pagate, almeno tra chi paga le tasse in Italia.

Mario vuole assolutamente inviarle in Ucraina, e il nostro parlamento (con la p minuscola) subito dice si, scordandosi della Costituzione, tanto chi se ne frega della Costituzione (in parlamento)?

Allora mi vien da pensare…

Forse che stessero per scadere un sacco di bombe e munizioni?

O forse che i Sauditi non volessero più acquistare materiale in scadenza da lanciare in Yemen?

Forse che per trovare un impiego per questi botti invenduti causa la pandemia, nella finanza interconnessa, sia toccato a Putin di aprire un nuovo mercato: quello Ucraino?

Se e non stesse così, ma si cercasse solo di fermare il sanguinario Zar, allora dovremmo chiudere noi i rubinetti del gas, isolare la Russia in Russia, non muovere più una lira russa, non mandare merce in ne prenderla dalla Russia.
Chiudere i conti correnti della Russia (tutti, non solo quelli che non hanno niente a che vedere con i pagamenti del gas) e le transazioni da e verso la Russia (senza mantenere nello swift la Gazprombank).

Ma no, e poi come facciamo per il freddo, e come facciamo per l’economia e come facciamo con i soldi? Meglio inviare armi, che si scannino per un po’, così si alza il livello della guerra, l’intensità dei combattimenti, il numero dei morti; poi facciamo finta che non sia successo nulla, Putin si rifarà dei costi col gas alle stelle e gli altri rinnoveranno il parco armi e munizioni, morirà tanta gente e tutti felici e contenti.

Pensate

Pensate veramente che l’Ucraina armata dagli europei possa resistere al colosso Russia? Illusi, imbecilli, ipocriti. La guerra guerreggiata la vincerà comunque la Russia; noi possiamo solo vincere l’ipocrisia e stare dalla parte giusta della storia con i comportamenti giusti, senza armi e senza darle a qualcun altro.
Lo so gli Ucraini no; non saranno felici, ma anche loro, mettersi così in mezzo, se anni fa fossero rimasti russi o con la Russia ora non sarebbero nei guai.

Dai che poi facciamo un bel torneo di calcio da quelle parti e ci scordiamo tutto.

Come al solito

Sembrava un colpo di scena di un vecchio dittatore ansioso di riprendersi il palco e invece no. Era solo quello che spara con un colpo in canna alla roulette russa del mercato delle armi, è toccato a lui salvare il mondo trovando un sito dove scaricare tutta l’immondizia bellica russa ed europea, e vuoi vedere che ce ne finirà anche di quella americana?

Mario finiscila.

Non si danno le armi “per la risoluzione delle controversie tra i popoli”.

Mario torna a fare il banchiere o mettiti il cuore in pace o fai il nonno, che altro non sei capace di fare.

Il blog di Bucine è sempre stato, è e sempre sarà contro qualsiasi guerra.

Anche se guerreggiata da altri con armi pagate a noi.

Giancarlo

Contro la guerra

lo sapete, io sono contro la guerra, contro tutte le guerre.

In Italia e in quasi tutta l’Europa siamo stati bravi viviamo in pace da quasi ottant’anni.

In quasi tutta l’Europa perché dal disfacimento del comunismo abbiamo assistito a guerre e guerriglie nell’area balcanica, ma insomma piccole cose rispetto al passato.

Noi Italiani, ma penso sia comune anche in altri paesi europei, non ci rendiamo neppure conto di cosa significhi vivere in pace da così tanto tempo.

Forse ci siamo assuefatti e non pensiamo meriti rifletterci sopra.

Visto il successo di certi giochi elettronici, sembra addirittura che molti soffrano di non poter andare in guerra. A sfogarsi a uccidere tutti, confidando per loro di non morire mai.

Ma forse anche queste son piccole cose.

Ecco, però, che se vogliamo dirla tutta sulle piccole cose, con esse abbiamo dei problemi con la pace.

Non facciamo la guerra, ma nemmeno la pace.
Continuiamo ad essere esportatori di armamenti che, nonostante li definiamo difensivi, difensivi non lo sono per nulla.

L’opinione pubblica, a parte qualche conato di repulsione contro le mine antiuomo o le bombe a grappolo, non si indigna più per l’esportazione delle armi.
Che facciano qualche guerra nei paesi arabi o in Africa oppure che si armino fino ai denti in Sud America non gli importa nulla. Beh, no! Si indigna quando arrivano i profughi dalla Siria, che dobbiamo prenderceli sempre noi mentre l’Europa su tura il naso, si tappa le orecchie e li lascia gestire all’Italia, alla Grecia ed alla Turchia; o anche la Libia e, dove possiamo, paghiamo per farlo per noi.

Contro la guerra dovremmo vivere in pace

Contro la guerra dovremmo vivere in pace ed essere tolleranti verso gli altri, ma non ci riusciamo.

D’altronde siamo competitivi. Ci educano si da piccoli ad esserlo. Ci comprano giocattoli adatti allo scopo. Compriamo libri e fumetti, guardiamo film e programmi che esaltano competizione, prevaricazione, stupro e guerra.

Sogniamo di “arrivare”, di avere più degli altri, anche se in realtà viviamo con le “pezze al culo”.
E se proprio non ce la facciamo a possedere qualcosa, se proprio non ce la facciamo ad essere qualcuno, allora vogliamo sembrare. Vogliamo apparire.

Giovani, pieni di soldi, sani, di successo, anche se non è così.

Insomma anche li dobbiamo prevaricare qualcuno, combattere con qualcuno, umiliare gli altri per apparire “migliori” degli altri.
E anche in questo ci incoraggiano in tutti i modi a dare la colpa a qualcuno per i nostri insuccessi, a procurarci un nemico.

Ma un nemico terzo, che non è mai quello che ha mentito, rubato o ucciso a noi o più di noi.

Quando finalmente abbiamo trovato un nemico giustifichiamo la vendita delle armi, l’evasione delle tasse, l’accumulo della ricchezza, la menzogna politica e la guerra perché altri possano mantenere saldo il guinzaglio che ci tiene stretti alle miserie della nostra misera vita.

Giancarlo

Base di copertina

2014 – Giancarlo Arrigucci – Gian Franz Marc Fighting Forms – Acrilico su tavola XLIV (cm 101,5 x 61) (Collezione privata)

E’ morto

E’ morto, ma non doveva.

Lavorava, impastava il cemento. Ma è morto. Non si dovrebbe morire per impastare cemento, quante volte lo abbiamo detto, quante volte lo abbiamo sentito.

“Bibbiena Arezzo, 25 gennaio 2022 – Tragedia sul lavoro: un altro incidente gravissimo e la morte di un operaio di 51 anni, malgrado l’arrivo in massa dei mezzi di soccorso”.

Non era uno sprovveduto, non era un ragazzino, anche se non lo conoscevo, non era colpa sua.

Non si può morire al lavoro.

Il lavoro ci serve per vivere, per partecipare alla società; non può servirci per questo.

Non è stata colpa sua, è caduto in una tramoggia, dove si macinano gli inerti, ma lui non avrebbe dovuto arrivare agli ingranaggi.

La morte sul lavoro è una tragedia che si ripete ogni giorno e se non si ripete ne salta pochi prima di ripresentarsi.

Lui è morto a 51, ma in azienda si muore anche a 18, anche se non lavori, anche se il 21 Gennaio del 2022 sei li a Lauzzacco Udine a fare l’ultimo giorno del tuo “stage” di alternanza scuola lavoro, che ora sembra chiamarsi PETO (*), e una trave d’acciaio ti cade addosso.

Non era colpa sua. La trave non doveva cadere, non dovrebbe mai cadere, e lui non doveva essere li. Non doveva essere in pericolo.

E’ morto direte voi

Ormai sono morti in tanti ed a tutti questi morti che c’è da aggiungere?

Niente!
Alla morte di un uomo non si può aggiungere niente, se non le lacrime dei parenti, degli amici, degli altri uomini.

Nel 2021 sono morti 1.404 lavoratori per infortuni sul lavoro, di questi 695 sui luoghi di attività (+18% rispetto all’anno 2020), mentre i rimanenti ‘in itinere’, vale a dire nel tragitto verso o dal posto di lavoro.

Uno al giorno andando o tornando dal lavoro e due lavorando.

Nonostante tutte le leggi, le regole, le protezioni, le procedure.

Non c’è un ministro del lavoro che dovrebbe dimettersi? Un presidente dell’INAIL? Un presidente di una qualsiasi cazzo di associazione imprenditoriale? Non c’è veramente nessun colpevole?

Che squallore, che vergogna.

La sola regola, il solo obiettivo di ogni impresa o attività umana è diventato il profitto, il resto sono solo incidenti e danni collaterali accettabili.

Ceppoduro (**)

(*) PETO Percorsi per le competenze trasversali e l’orientamento.

(**) Mi ero ripromesso di non scrivere più, ma…

Immagine originale per la copertina:

Di רנדום – Opera propria, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=10119764

4 Novembre

4 Novembre, si festeggia il milite ignoto. Meno male qualcuno gli riconosce valore perché il milite ignoto è democratico ed inclusivo, proprio perché ignoto.

Può essere chiunque: un povero (molto, molto probabilmente) un ricco (molto molto difficilmente, ma poteva essere un ufficiale o un volontario, un Italiano (quasi certamente ne sono morti tanti), un Austriaco (magari un infiltrato o una spia con divisa italiana) ma potrebbero essere due o tre o chissà quanti (si trovavano resti sparpagliati ed ammucchiati). Tutti finivano tumulati senza nome, senza accertarne altro che la morte.
Poi uno di loro, scelto tra i morti delle undici linee di fronte finì tumulato al Vittoriano a Roma per ricordarlo come “Milite Ignoto” Eroe nazionale della prima guerra mondiale.
Una carneficina indescrivibile quella guerra; quanti militi morti, quanti ignoti ricordati in un sacrario dedicato ad un solo milite ignoto.

Il milite ignoto

Perché è morto? Perché sono morti tutti i militi ignoti e non? Italiani e non?

Per la stupidità degli uomini, di quelli al comando (ed anche di quelli al seguito).
Cosa abbiamo guadagnato e perso da quella guerra?

Chi ha vinto?

Chi ha perso?

Nessuno ha vinto e tutti hanno perso.

Hanno combattuto per un pugno di terra è gliene è avanzata tanta per sotterrarli tutti, anche se sono morti in tanti.

I danni e le vite saranno già state pagate? Penso proprio di no, anzi, chi quella guerra l’ha pensata, voluta e fatta combattere ne ha tratto sicuramente molto vantaggio senza spendere nulla.

Un macello

XXXIV – Tarabusino a San Savino – 2018 – Giancarlo Arrigucci – Tempera grassa su tela – (70 x 80 cm)  

E’ stato un macello, dicevo, ma non è servita a nulla dopo una trentina d’anni ne abbiamo fatta un’altra ancora peggio, talmente spaventosa stavolta che dopo si è deciso di finirla, di non farne più di guerre.
Ed abbiamo avuto il più lungo periodo di pace mai visto prima.
Insomma di pace se vogliamo essere ottimisti.

Perché in realtà le guerre le abbiamo fatte ancora, non qui, non troppo vicino, a parte nei Balcani, in Slovenia, Croazia e dintorni. A parte in Africa, in Medio Oriente, in Asia, a parte le mine, le bombe, i razzi, i missili tirati di qua e di là, quasi a caso, ma mai a caso.

Insomma il 4 Novembre

Il milite ignoto che si onora il 4 Novembre era quasi certamente una brava persona, morta straziata in giovane età, mandata al macello da governanti vili, incapaci e deficienti.

Ma la sua morte non è servita a nulla, ce ne sono voluti altri perché la loro morte sortisse un minimo effetto.
Ma quando lo commemoriamo, con tutto l’amore e la stima possibile, non cadiamo nella retorica della guerra.

Non era un eroe, era una vittima.

E noi non vogliamo più eroi e, soprattutto, non vogliamo più vittime.

Ricordiamo che è morto ucciso dalla brama di gloria e di profitto.
E’ morto per arricchire alcuni porci schifosi.
Quelli dobbiamo esecrare, lui lasciamolo stare in pace, se di stare in pace ne siamo ancora capaci.


M la guerra

M la violenza e M il profitto.

W la pace.

Giancarlo

PS:

M = Abbasso

W= Viva

I concorsi pittorici non servono a niente o quasi


I concorsi pittorici sono gare in cui si cimentano i pittori (appunto) per decidere chi ha fatto meglio rispetto ad un tema proposto.
Possono sostanzialmente declinarsi in due modi principali:
-Estemporanea di pittura
-Esposizione quadri da studio.

La graduatoria, che solitamente non si estende oltre il numero dei premi in palio, viene redatta da una o più giurie con varie metodologie.
Alla fine delle opere vengono premiate in graduatoria assieme al loro autore.

I problemi de i concorsi pittorici

Ci sono varie problematiche legate ai concorsi pittorici, ma sostanzialmente, questi non dicono nulla sulla qualità dell’opera vincitrice ne sulle qualità del pittore vincitore.
Non ci dicono la verità, nonostante tutte le accortezze del regolamento atte ad evitarlo.
E non è che questo succeda alcune volte solamente.
Questo accade sempre.
Non riusciamo mai a sapere se l’opera premiata lo meritava.
Il problema nasce dalle regole implementate, dalla composizione della giuria e dalla natura delle manifestazioni stesse.

Analizziamo i problemi de i concorsi pittorici

– Regole

Le regole ed il tema servono a limitare la libertà di espressione dell’artista, che se viene censurato o si autocensura non da libero sfogo al suo pensiero, non è più artista, diventa artigiano, mestierante, lacchè. Senza offesa per queste categorie di lavoratori dipendenti, l’artista deve fare ciò che vuole, ciò che si sente.

– Giuria

Come può una giuria giudicare il lavoro di un artista dal prodotto di poche ore di lavoro, come può classificarlo se non lo conosce, ponderarlo e dargli un valore rispetto all’altro artista? Un artista potrebbe essere giudicato solo rispetto a se stesso. Ma la giuria non sa quasi mai nulla di lui e non valuta quell’opera rispetto alle altre sue, quindi il suo giudizio non sarà mai oggettivo e essendo soggettivo non può essere usato per una classifica rispetto ad altri.

La giuria non serve a nulla, è inutile. Ma senza giuria non si può redigere la classifica, allora la classifica è inutile anch’essa.

– Manifestazioni

Le manifestazioni pittoriche sono utili per ritrovarsi assieme ad altri pittori, per dipingere assieme, per discutere assieme, per vedere cosa fanno i colleghi, ma queste manifestazioni non possono determinare il valore assoluto comparativo dei partecipanti. Quindi gli incontri sono utilissimi ma la classifica è falsa ed inutile.

Conclusione l’arte non può essere competizione non potendo classificare il valore dell’arte tanto vale non fare i concorsi.
Non ha senso giudicare un artista per quello che fa in estemporanea, in poco tempo e probabilmente neppure quello che fa in studio confrontandolo con quello che hanno fatto altri.
Non ha neppure senso seguire un tema dato.

Perciò non ha neppure senso partecipare a concorsi del genere in generale.

Giancarlo

immagine di copertina

Giancarlo Arrigucci – Bozzetto per Doodle – 2021 – Acquerello su carta – 29×21 cm

Lavoro e lavoratori

Lavoro e lavoratori.

“Lavoro! Raccolgo foglie di tabacco, anzi non lo faccio, non ne ho voglia! Ma chi me lo fa fare? Sto sul divano, fumo con i 50 Euro del babbo e vivo col reddito di cittadinanza”.

In un articolo vergognoso del corriere aretino “on line”, si vaneggia di come nella Valtiberina, nella piana di Sansepolcro in particolare, non riescano a trovare personale per la raccolta delle foglie del tabacco (quello da sigari: il Kentucky). La raccolta del tabacco è un’attività stagionale di questo periodo.

Qualche imprenditore agricolo della zona sproloquia su come non si trovino giovani, ne italiani ne stranieri, per soddisfare le esigenze contingenti della filiera del tabacco. Quindi afferma perentorio, senza che l’intervistatore (un giornalista???) autore dell’articolo dica pé (in toscano ribatta, dica qualcosa di contro, osi controbattere), che i suddetti giovani preferiscono oziare sul divano e godersi i soldi di “mammà” e il reddito di cittadinanza piuttosto che andare a cogliere le foglie di tabacco.
Ma come si possono affermare, senza essere presi a calci, certe madonne?

Ma come si fa a riportarle in un articolo di giornale, seppur di provincia, seppur digitale, senza domandarsi se sia vero, senza esibire prove documentali o intervistare anche l’altra parte?

Mi viene spontaneo pensare.
Che giornale di m., che giornalista di m. che articolo di m. quante bugie di m..

Lavoro e lavoratori e letame

Il letame si sparge prima di arare il terreno dove si pianterà il tabacco, la merda evidentemente dopo, quando si deve raccogliere.

Questi imprenditori, che vorrebbero avere schiavi al posto degli operai, dovrebbero stare muti e invece berciano le loro bestemmie: possibile che nessuno li sputtani.

Quanto pensano sia attraente il salario che offrono se, veramente, gli aspiranti stagionali gli preferiscono il reddito di cittadinanza?

Ma che siano in malafede su lavoro e lavoratori, che siano tutte balle inventate per farsi compatire ed ottenere gli schifati ristori statali, si capisce immediatamente. Sappiamo che il reddito di cittadinanza è un integrazione al reddito familiare per colmare il divario tra reddito reale e livello minimo di povertà della gente, quindi immagino che i più prenderanno meno di 300 Euro per uno (per arrivare a 700 devono essere completamente privi di reddito, cioè alla fame nera). I soldi percepiti col RC sono destinati a varie voci fisse, come l’affitto, il cibo e altro e non spendibili come cazzo ci pare, ad esempio per la birra da bere sul divano mentre guardiamo divertiti la TV.
Sono in malafede perché non vogliono pagare la gente che lavora per loro occasionalmente, facendosi un culo così; più gretti di così: offrire meno dell’integrazione al reddito minimo.

Sono in malafede perché se avessero bisogno di operai li assumerebbero, così da fargli togliere quel cazzo di reddito di cittadinanza che tanto li offende e li scandalizza.

Sono in malafede perché se avessero operai stabili e laboriosi non potrebbero più chiedere contributi e sussidi a Pantalone.

Imprenditori agricoli e non solo


Imprenditori che quando viene una gelata o un virus o non vendono abbastanza prodotti vogliono i soldi dallo stato e quando va tutto bene non pagano, e vorrebbero essere giustificati a non pagare, le tasse.
Che uomini rampanti!

Che esempi per la gioventù da divano.

Ancora giornali e giornalisti su lavoro e lavoratori

Ma qualcuno tra quelli che hanno raccolto le notizie, le anno impaginate e redatte in forma di articolo ha mai raccolto il tabacco da sigari? Qualcuno lo ha mai caricato e scaricato nei carrelli e poi trasportato in tabaccaia? Lo ha mai cucito ed impilato nei seccatoi e fatto fuoco e vapore giorno e notte per settimane per curarlo? A qualcuno è mai rimasto attaccato alle mani, ai guanti, ai calzoni alle scarpe la montagna di resina e nicotina che esce dalle belle e larghe foglie mature del tabacco appena colto?

Qualcuno di voi

Qualcuno ha mai colto le olive, l’uva, le mele o i pomodori?


Allora, voi che non lo avete fatto, andate tutti aff…..o e non parlate, non scrivete, non discutete più di queste cose.
Questi sono lavori di merda, stagionali, appunto, che durano poco nel lungo periodo, ma dove non c’è orario durante il giorno, dove non c’è limite alla fatica, dove la sera sei “sderenato”, “stronco”, “sfinito”, “cotto”.
Questi lavori di merda, pericolosi perché non può essere garantita una preparazione adeguata contro gli infortuni, occorrerebbe più tempo alla formazione sulla sicurezza di quanto ce ne sia per fare il lavoro occasionale. Perdinci!

E allora come si fa? Si fa in qualche maniera, chiudendo un occhio sperando non muoia nessuno.

Dicevo, questi lavori stagionali di merda dovrebbero essere pagati almeno tre volte più di quanto viene dato ad un operaio fisso, allora potrebbe convenire farli, allora si troverebbero i giovani disposti a farli. Perché i gestori (oramai abusivi) degli stabilimenti balneari si fanno un culo così per i tre quattro mesi della stagione? Perché con quello che prendono poi campano per il resto dell’anno, ma ai dipendenti vorrebbero dargli l’osso del pollo.
Bravi!
E quelli che gli danno spago e giustificazione per queste cazzate sono delle emerite teste di cazzo.

E pure quelli che non ci trovano niente da ridire.

Diverso è il discorso per chi offre lavoro come svago, come vacanza, attività fisica e si fa giustamente pagare (e anche qui i giornalisti agricoli… fanno una figura del cazzo).

Comunque


Sarebbe bello sentire qualcuno, magari un politico italiano, che si scagli contro queste cose, che smerdi chi fa queste affermazioni del cazzo e che dica a questi avvoltoi “Basta! Avete già avuto, adesso dovete pgare di tasca vostra, pagare il giusto, pagare le tasse e non rompere i coglioni”.
Sarebbe un sogno.
Non lo sentirò mai, ma…

…è così bello sognare!


Giancarlo

Oggi vorremmo tornare a parlare di guerra

Oggi vorremmo tornare a parlare di guerra, anzi non vorremmo proprio farlo ma forse dobbiamo.

Lo abbiamo già fatto varie volte in questo blog, e lo faremo ancora se sarà necessario. Se riterremo che il sentimento comune sia più incline alla guerra, alla sua giustificazione, che alla pace e alla sua difesa.

Non che oggi ci si senta più guerrafondai di ieri, ma sono successe cose che vanno stigmatizzate, vanno denunciate, vanno semplicemente dette e quindi torniamo a parlare di guerra.

In un articolo precedente scrivemmo: “Quando si abbatte un ponte, come fecero a Mostar, quando si prendono a cannonate statue di Budda, come in Afghanistan, quando si mitraglia una scuola, come nella striscia di Gaza, siamo caduti nella trappola siamo diventati o ritornati belve, belve umane, fiere della nostra potenza, tronfie delle nostre certezze.”

Oggi vorremmo tornare

Anzi siamo tornati a parlare di Afghanistan, come tutti i media del mondo, da dove gli americani e tutti i loro pseudo alleati portatori e difensori di niente stanno fuggendo.
L’abbandono della missione internazionale era stato annunciato da tempo, ma come sempre il momento di andarsene arriva all’improvviso e, come a Mostar crollano i ponti. Si tratta dei ponti aerei di evacuazione, dove non c’è posto, non per tutti i collaboratori locali che rischiano le rappresaglie talebane. Rappresaglie che saranno come le rappresaglie tedesche di Civitella, San Pancrazio, Marzabotto e via elencando, con in gioco la vita.

Ponti aerei mancanti che rivelando l’ipocrisia che ci contraddistingue; imbarchiamo tutti finché siamo li e ci servono aiuti logistici, collaboratori, traduttori, guide, e tutti gli altri mestieri necessari, e poi “chissenefrega”, non li imbarchiamo per fuggire per portarli in Italia con noi, tanto sono loro che restano li, “cazzi loro”.
Le cannonate di quelli che chiamiamo talebani sono rivolte solo verso altri afghani, poi riprenderanno anche verso di noi, verso le idee e la cultura, contro l’autodeterminazione dei popoli (pur essendo esse stesse oggetto, o almeno conseguenza, dell’autodeterminazione del “popolo” Afghano). Ma tanto allora saremo già a casa, al sicuro, magari a cercare un altro scopo per la nostra vita.

Che fare? Che dire?

Fare non possiamo fare niente, dire dobbiamo dirlo, ripetendolo e ribadendolo fino alla noia.
Quello che lasciamo in Afghanistan è la guerra. La guerra non serve! Quanti anni siamo rimasti li ad esportare la libertà e la democrazia? Quanta libertà gli abbiamo dato? Quanta democrazia abbiamo esportato? Quali risultati abbiamo raggiunto?

Per tutte queste domande la risposta è ZERO!
Abbiamo fatto e lasciato solo GUERRA.

Ma con un costo enorme umano (le nostre e le loro vittime) ed economico (i soldi spesi per l’intervento).

Non si potevano usare meglio i quasi 10 miliardi che abbiamo speso?

E cosa ci siamo andati a fare in missione di guerra in Afghanistan noi italiani, noi che la guerra la dovremmo aborrire?
Per che cosa abbiamo forzato, ignorato, vilipeso la nostra Costituzione ed il suo articolo 11?

Perché non siamo intervenuti con l’esercito prima che prendessero a cannonate le statue di Budda nella parete della montagna. In difesa della cultura della civiltà del patrimonio artistico mondiale dell’umanità? E ricordate che passarono giorni dalle dichiarazioni alla messa in pratica del cannoneggiamento del sito. L’unico intervento afgano giusto da fare non siamo stati capaci di farlo, forse nemmeno di pensarlo.
E allora a cosa serve il nostro apparato militare, professionista, se non è capace di difendere, di difenderci, di difendere gli altri (ad esempio i collaboratori afghani che lasceremo a Kabul in aeroporto, in attesa di un volo italiano che non partirà)?

Cosa aspettiamo a liberarci di un apparato militare inutile, inefficace e costoso?

Povera Italia!

Che vergogna!

Giancarlo