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Trattato transatlantico sul commercio e gli investimenti.

Trattato transatlantico sul commercio e gli investimenti. TTIP

Transatlantic Trade and Investment Partnership. TTIP

Cos’è? E’ un trattato che ha lo scopo di creare una zona di libero scambio tra USA ed Europa. Abbattendo barriere doganali ed uniformando regolamenti e legislazioni si creerebbe un’area commerciale, probabilmente, la più grane del mondo. Vasta e libera. Libera di esportare, senza controlli senza divieti.

Si stima che il pil mondiale aumenterà entro il 2030 di mezzo punto percentuale, se il trattato verrà fatto.

Sarà possibile esportare i nostri formaggi i America senza dazi, finalmente uno sfogo commerciale alla stagnazione di mercato per i pastori Italiani.

Insomma sembra bello, almeno stando a chi è favorevole.

Non è che finora fosse facile giudicarne gli scopi, il trattato è stato ufficialmente desecretato nel 2014 ma solo oggi i deputati Italiani hanno la possibilità di leggerlo, in un’apposita sala di lettura in parlamento. In realtà ci sono alcune limitazioni, ma  altrimenti si può cercare on-line, dove si trova tutto e di tutto.

C’è chi è favorevole, dicevo, ma c’è chi è contrario, come Greenpeace e l’associazione campagna stop TTIP.

Ci sono molte ragioni per condividere le preoccupazioni dei contrari.

In primo luogo la segretezza: non è bello far le cose di nascosto.

In secondo luogo la vaghezza degli scopi dei promotori e dei vantaggi per la comunità.

Terzo la perdita di etica. Non si vive di sola etica ma della sua mancanza si muore.

Aumentare il profitto a scapito della qualità offerta, non è etico. Imporre regole meno stringenti sui controlli e sui limiti accettabili non è etico, è criminale.

Abbiamo veramente bisogno di questo trattato?

Forse che non riusciamo a trovare uno smart-phone americano in vendita nei nostri negozi? O forse ci vorrebbe una maggiore disponibilità hamburger ad un prezzo migliore, si forse sarebbe meglio trovare del vero Gallo Nero Californiano negli scaffali delle nostre enoteche e non quell’insulso Chianti che abbiamo.

Siamo sicuri che i pastori Sardi Toscani riusciranno ad esportare il pecorino o il marzolino in Alabama? O non dovranno chiudere bottega perché non potranno competere con il formaggio della North Carolina, fatto con latte ormonale di mucche ormonate che  producono “latte” a fiumi, come piovesse in Ambrella.

I nostri agricoltori saranno in competizione con i Rancheros, finalmente, era ora che aziende di pochi ettari si confrontassero con altre che coltivano aree più grandi delle nostre ex province. OGM, pesticidi polli al cloro, ci dovremo adattare al loro stile di vita, uno stile “Awuanagana” mentre il “made in Italy” sarà sempre più made e meno in Italy, ma la cola non ci mancherà, colà.

Insomma il TTIP non ci piace.

NHJ
Bigmac_McDonald’s・Tokyo,_Japan photography day, 2006/10/24 photography person kici ja:日本マクドナルド Nessun autore leggibile automaticamente. Kici presunto (secondo quanto affermano i diritti d’autore). – Nessuna fonte
Ci piacciono le cose semplici, Italiane, verdure, salumi, carni fresche o secche, pesci , uova, pasta e riso, ma tutto fatto come sappiamo farlo noi, con i nostri metodi e le nostre regole. Non abbiamo bisogno di altro.
Cheeseburger
A cheeseburger. Renee Comet (photographer) – This image was released by the National Cancer Institute, an agency part of the National Institutes of Health, with the ID 2652 (image) (next). Questo tag non indica lo status del copyright dell’opera ad esso associato. È quindi richiesto un normale tag di copyright. Vedi Commons:Licenze per maggiori informazioni. English | Français | +/− Dettagli dell’autorizzazione This image is a work of the National Institutes of Health, part of the United States Department of Health and Human Services. As a work of the U.S. federal government, the image is in the public domain. Mostra altro Pubblico dominiovedi termini File:Cheeseburger.jpg Creato: 1 January 1994

Guardatevi una di quelle oscene trasmissioni sui cibi americani, Chili con carne o carne (ribs) coperta con salsa barbecue, oppure solo carne tritata e formaggio Cheddar, il tutto addolcito con un mare di sciroppo d’acero è quello che troveremo nelle nostre tavole. Solo quello.

No!

Il TTIP No.

Ceppoduro

fonti:

Campagna stop TTIP

Wikipedia

Commissione Europea

ANSA

Greenpeace

Greenpeace 2

 

 

 

 

 

Omaggio al primo Maggio, festa dei lavoratori. Festa insanguinata.

Omaggio al primo Maggio

Festa del lavoro

Secondo quanto riportato dal Fatto quotidiano, l’anno scorso, 1.172 persone che hanno perso la vita facendo il proprio mestiere. +16,15 per cento rispetto al periodo gennaio-dicembre 2014. A cui si sommano i 184 infortuni fatali che si sono verificati in Italia dall’inizio dell’anno. Registrati dall’osservatorio indipendente di Bologna del metalmeccanico in pensione Carlo Soricelli.

Che con 274 giorni lavorativi del 2015 significa oltre 4 morti al giorno. Oltre 70 morti in più rispetto all’anno precedente. Eppure il 12%, quasi, dei nostri connazionali non lavora, addirittura il 40% dei giovani. Eppure si continua a morire nel, per, sul lavoro.

Sarà per questo che ci sono meno assunzioni nel primo trimestre 2016. Molti hanno paura di morire, meglio disoccupati. Ho forse hanno paura del “Job Act”. Ma perché una definizione in inglese quando “legge sul lavoro” mi sembra altrettanto chiara e concisa? Non funziona di più “tolti gli sgravi fiscali”?

Di solito quando si usano termini desueti o stranieri, non si vuol far capire il contenuto delle affermazioni. Quindi “amici” siate più chiari, “please”, e dite le cose come stanno.

Omaggio

Io non posso dire di conoscere bene il JA, ma togliere diritti e tutele per darne altri, inferiori e meno efficaci, non mi sembra una gran pensata. Ma tant’è; la pensata l’ha pensata chi l’ha pensata e se vogliamo lavorare dobbiamo adattarci. Se vogliamo lavorare ed avere un posto fisso … fisso? Ma no, che fisso, con le tutele crescenti, conviene licenziare più di prima. I primi a Tolmezzo, dopo solo otto mesi, se gli va bene  prenderanno un mese di stipendio di indennizzo, anzi quattro, che sembra sia il minimo, “che figata il JA, isn’t it”?  E’ il posto fisso, baby! Ma dai! Dai!

Omaggio a occupati disoccupati

Ma dove sono finiti quei capitani coraggiosi? Gli imprenditori con le idee? Quelli che volevano creare, costruire, produrre qualcosa, qualcosa che era la loro realizzazione personale, che contava più di loro stessi, più della loro vita e della loro famiglia. I costruttori di auto, moto, treni, palazzi, città che per farlo avevano bisogno di aiuto, da parte di ingegneri, di ragionieri, di inventori e di lavoratori. Di lavoratori… gente che mette in società non le proprie idee ma il tempo ed il lavoro necessario per realizzare le idee degli altri, dei dirigenti dei padroni, i padroni… gente che…

Omaggio

NON CI SONO PIÙ CAPITANI, coraggiosi o meno.

Omaggio

Oggi è meglio prendere in concessione un’autostrada. Un po d’etere. Di banda larga. Larga ma non troppo. Meglio fare il magnaccia che se qualcosa non va si cambia aria al più presto. Meglio contare i soldi di ogni esercizio, ogni anno si fa un bel RESET. E se l’anno dopo cala o va male si chiude baracca e non ci si pensa più. Gli imprenditori non sognano più, non vogliono essere ricordati per il bene che hanno fatto alla comunità.pre Periscono, più concretamente, che sia la comunità a fare del bene a loro. I grandi sogni sono spariti con il secolo passato, sono morti. Scomparsi con lui, malati terminali come i molti che hanno lavorato amianto.
Di quegli anni, della Milano da bere, sono rimaste delle belle foto pubblicitarie. Opere di grandi fotografi non più tanto (c)attivi e “scattanti”.

Come in tutte le cose, anche nell’offrire lavoro, alla fine, tutti hanno preferito prendere, non dare, e poi, quando il lavoro, il lavoratore non servono più, liberarsene.

Noi lavoratori o disoccupati, manuali o concettuali, proletari o meno, auto-smartfono muniti, totalmente brandizzati e omologati ci siamo liberati dal lavoro, ma abbiamo perso. Quando credevamo di aver vinto, quando ormai pensavamo di essere riusciti a mettere all’angolo il datore di lavoro, ci siamo distratti, ci hanno contrattaccato e subito ci siamo arresi.

Omaggio

Forse i figli dei nostri padroni sono stati migliori di noi, figli di lavoratori, loro non si sono imborghesiti, non si sono bevuti il cervello con la TV. Noi abbiamo eletto politici incompetenti, inconsistenti, impresentabili; anch’essi brandizzati e sponsorizzati, ma, come dai figli dei datori di lavoro, che come loro sono smodati, affamati, voraci, insaziabili.

Una volta si rubava con moderazione e per il partito, ora lo si fa alla luce del sole, alla grande, ovunque e comunque. E lo si fa per se e per i propri amici e conoscenti, dalla famiglia fino al Clan, mafioso o politico mafiosi che siano.

Omaggio

Un bel ritratto di questa politica Italiana lo ha fatto un certo signor Piercamillo Davigo affermando che i politici “non hanno mai smesso di rubare, hanno solo smesso di vergognarsene”.

Basta stupidaggini, volevo omaggiare il primo del mese delle rose. Ma mi son perso per strada tra morti e morti di fame.

Un altro mese è passato, come passano tutto e tutti su questa terra.

Passerà anche dell’altro.

Omaggio

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Un’ultima considerazione, nei secoli e nei millenni trascorsi i lavoratori sono stati sfruttati lo stesso. Ma i loro sfruttatori hanno li hanno usati per creare ricchezza e bellezza, di cui si sono circondati ed adornati. Per lasciare memoria di se, lasciandole a noi. E infatti oggi abbiamo palazzi statue, gioielli, opere d’arte ed un’infinità di reperti e manufatti che sono stati fatti dal lavoro di tanta gente. Ce li hanno lasciati in eredità perché ne potessimo godere come ne hanno goduto loro ai tempi.

A qualcuno in questi tesori piace guardare la fine fattura e la grande bellezza. Io preferisco ricordarne anche il sudore ed il lavoro che hanno richiesto, di cui ogni oggetto è impregnato fin nel profondo. Ma oggi, oggi non ci lasceranno nulla, ne arte, ne bellezza, ne sudore, ne altro, forse rimarrà solo denaro e neppure di metallo o di carta, ma elettronico, virtuale, come la nostra vita attuale.

Che pena.

Ceppoduro

 

Fonti:

Il fatto quotidiano

La stampa

 

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Impara l’arte e mettila da parte

Impara l’arte e mettila da parte.

Un buon proverbio, pieno di buon senso.

Per questo esistono le soprintendenze ai beni culturali. Per discernere l’arte e cercare di conservarla. Anche se a volte non siamo d’accordo sul fatto che si tratti di arte o che si debba conservarla. Se, primo fra tutti, il Granduca di Toscana non avesse istiituito quei comitati di esperti, che decidevano quali oggetti meritassero l’appellativo di opere d’arte. Che poi sono diventate le nostre soprintndenze. Non saremmo lo Stato con il più grande patrimonio artistico pubblico. Non avremmo i palazzi. Non avremmo le statue. Non avremmo i quadri, i tappeti, i mobili. Non avremmo nulla. Si stabilì allora che sulle opere d’arte prevale la proprietà collettiva inalienabile. Disgiunta dalla proprietà materiale del singolo. La nuda proprietà di fa possedere e godere dell’opera, Opera che però non può essere in alcun modo alienta dal pubblico dominio.

Senonché Franceschini la pensa diversamente ed un emendamento al ddl sul mercato e la concorrenza potrebbe permettere l’esportazione delle opere degli ultimi settant’anni semplicemente con un’auto-dichiarazione che il bene vale poco.

fontana

Ma sì. Dai Dario diamoci un taglio.

A cultura e arte.

Ma che ci volete fare
non vi sembrerò normale
ma è l’istinto che mi fa volare
non c’è gioco ne finzione
perché l’unica illusione
è quella della realtà, della ragione
però a quelli in malafede
sempre a caccia delle streghe
dico: no! non è una cosa seria
e così e se vi pare
ma lasciatemi sfogare
non mettetemi alle strette
e con quanto fiato ho in gola
vi urlerò: non c’è paura!
ma che politica, che cultura,
sono solo canzonette.

Ceppoduro

Fonti

la Repubblica

Il Giornale

Ancora la Repubblica

 

Pane o pasta o patate.

Pane, pasta e patate

Vi voglio parlare di un avvenimento paradossale, che sembra  sia veramente accaduto, ma che se anche non lo fosse potrebbe, comunque, paradossalmente accadere. Riguarda cibi poveri come pane o pasta o patate.

Secondo teorie economiche ormai affermate il prezzo di beni, prodotti e servizi sale all’aumentare della richiesta. Di contro l’aumento del prezzo porta, inevitabilmente ad una diminuzione della richiesta. Molto chiaro, logico direi, potremmo giurarci; quando mai ad un aumento del prezzo segue un aumento dei consumi? Beh, in realtà, se le condizioni socio-economiche migliorano potremmo avere aumenti di prezzo ed aumenti di consumo. Ma in condizioni normali e comunque statiche no.

Pane o pasta o patate

Ed ecco che per i tre prodotti elencati nel titolo, prodotti poveri, di largo consumo nelle classi meno abbienti, in funzione dell’area geografica che andremo a considerare, la situazione paradossale di un aumento dei consumi a seguito di un aumento, meglio se molto consistente, dei prezzi può puntualmente verificarsi.

Si racconta che nel 1845 in Irlanda si verificò una grave carestia che fece aumentare di molto il prezzo delle patate, e non solo. Le famiglie povere, che già si nutrivano largamente di patate, non poterono comprare cibi migliori, come la carne. Rinunciandovi si videro costretti ad aumentare il consumo del cibo più economico, le patate appunto. Da qui il paradosso del maggior consumo nonostante l’aumento di prezzo.

pane o pasta o patatePiù o meno con le stesse parole si racconta di povera gente che, dopo un aumento dei prezzi sostanziale, poteva permettersi solo pane o pasta. Così facendo ne determinava l’aumento di consumo a seguito di un aumento del prezzo.

pane o pasta o patateSi è poi a lungo disquisito se queste storie fossero vere o meno. Argomentando, ad esempio, come la carestia dovrebbe aver ridotto notevolmente la produzione di patate che erano si aumentate di molto di prezzo, ma non erano state certamente prodotte in maggior quantità. Tanto da poter essere consumate maggiormente.

Quindi la “legge della domanda” di Marshall è salva e non c’è alcun paradosso.

Non sono tutti d’accordo, sembra infatti che si possa applicare una correzione, il paradosso di Giffen, che si applica ai beni poveri, detti “beni di Giffen”, che vedono paradossalmente aumentare la loro domanda all’innalzarsi del loro prezzo. Questo può succedere perché l’aumento di richiesta arriverà dalla parte più povera dei consumatori, che non possono permettersi altro. Mentre una larga fascia di popolazione ridurrà, ma non azzererà il consumo di carne, che non sarò compensata con patate. La minore richiesta da parte della popolazione più abbiente consentirà di far aumentare i consumi del ceto povero pur in condizioni di minor produzione a causa della carestia.

pane o pasta o patate pane o pasta o patate pane o pasta o patatepane o pasta o patateQuindi in area ristretta il paradosso può essere vero, ed un aumento del prezzo determinare un aumento dei consumi.

Per pane o pasta o patate, incredibile.

Giancarlo

Drivers.

Drivers (Guidatori)

Perché guidare un auto? Ci sono molte persone che non lo fanno, non sono drivers,  e non solo perché non ne sono capaci. Si fanno trasportare da parenti o amici, usano i mezzi pubblici, vanno in scooter o in bicicletta.

Comunque nel 2012 in Italia le patenti di guida B attive (cioè quelle non scadute) erano 34.305.966 (Osservatorio Autopromotec) non ho dati più recenti ma ritengo non siano cambiati di molto.

Diciamo che 35÷40 milioni di italiani hanno la patente di guida.

E’ un bel mercato, molti di questi avranno l’auto, molti la vorranno/dovranno cambiare.

Nel 2015 c’è stata una forte ripresa “Mercato auto Italia 2015: chiude a +15,8% con 1.574.872 immatricolazioni” secondo Autoblog.it. Una bella spesa, le auto costano, diciamo, oltre diecimila euro, a seconda del tipo, del modello, della categoria ecc. Un bel salasso comunque.

Allora rifaccio la domanda,

perché guidare un auto?

Si potrebbe risparmiare molto evitandolo.

Io credo che le ragioni principali siano legate al fatto che dobbiamo spostarci per lavoro, per acquisti, per divertimento ecc., ed in Italia se devi spostarti non puoi contare sul servizio pubblico. Abbiamo si autobus, treni, metropolitane, navi ed aeri, ecc. è vero ma servono per grandi spostamenti, poi ci vuole l’auto o il taxi, che sempre un’auto è.

Io abito in campagna, non c’è nulla di tutto ciò, ho solo la mia auto, le mie auto in famiglia, ogni membro della quale è in qualche modo motorizzato.

Io l’auto la uso anche per lavoro mi sposto in Italia ed all’estero, non ci arriva il treno dove devo arrivare io, non posso farne a meno.

Bene allora torno a rispondere alla domanda: mi serve e non posso farne a meno, o forse si, ma per la pubblicità non è così.

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Drivers toy Drivers snPer gli spot in TV e sul WEB guidi per ritrovare te stesso, per la soddisfazione di guidare, per dimostrare te stesso, per il piacere della velocità, perché sei un uomo di successo, non devi chiedere mai ed anche in caso di incidente i soccorsi arrivano da soli.

E giù, tutti felici e sorridenti sfrecciare per le strade più disagevoli che tu abbia mai visto ne immaginato, di quelle che ti infilano la polvere ed il fango anche nel buco… dello scarico, ma che all’auto reclamizzata, miracolosamente, non tolgono neppure uno dei mille riflessi… blu, blu, blu, blu blu.

Drivers spot1 Drivers spotAh, oggi solo uomini, rigorosamente con la barba, possono permettersi un auto che li renda felici e sicuri di se.

Giancarlo

Fonti:

F. Taggi

Osservatorio Autopromotec

Ansa

Autoblog

Bisturi spuntati

Bisturi spuntati

A “Italia sotto inchiesta” di Emanuela Falcetti su Radio 1 ho ascoltato il presidente dell’ACOI, Diego Piazza, denunciare la drammatica situazione chirurgica/ospedaliera in tutta Italia. Bisturi spuntati.

Bisturi spuntati 003Gli strumenti chirurgici, come i bisturi, sono acquistati da personale amministrativo incompetente che guarda solo al prezzo, che sia il più basso possibile, senza nessun interesse per la qualità. Così i bisturi non sono affilati o perdono il filo molto presto ed il taglio non è più netto, facilitando irritazioni ed infezioni post operatorie.

Il presidente ha detto che la sua associazione ha anche denunciato che per ogni operazione si usano tre paia di guanti, a causa della loro scarsa qualità.

Bisturi spuntati 001

Cosa si evince da tutto questo?

Che non c’è vergogna, non possiamo pensare che abbiano comprato ad un costo più basso per risparmiare, la spesa della sanità in Italia non è mai calata, hanno comprato a meno per intascare la differenza. Comunque spendere poco non vuol dire spendere meno. se si usa un guanto che si rompe in media tre volte durante l’uso, anche costando tre volte meno non si è risparmiato nulla, si perde tempo a cambiarlo e se si rompe c’è pericolo di infezioni per il paziente e per il chirurgo. Se il bisturi non taglia non è un bisturi, può anche essere regalato non sarà utile a nulla. Prima di tutto gli strumenti devono funzionare bene, essere adatti allo scopo.

Possiamo paragonare questo fatto con le strade. Se l’appalto viene dato al ribasso e poi la strada non è fatta bene, ci saranno buche o dossi, e non durerà a lungo, Quindi dovremo spendere prima per ripararla e alla fine spenderemo di più senza avere mai una strada a posto.

Allora cominciamo a spendere di più per il singolo pezzo, spendendo meglio, senza vizi nascosti a nostro carico. Vogliamo servizi migliori non vogliamo amministratori più ricchi.

Vergogna. Vergogna. E vergogna.

I responsabili devono pagare.

Giancarlo

 

Fonte:

Italia sotto inchiesta” RAI Radio 1

La stampa

Scommettiamo?

Nel 2013

Scommettiamo?

Nel 2013  400.000 persone giocavano scommesse online ogni mese, ci informa il giornale.

Sempre da il giornale: ma ad un convegno di categoria le aziende del settore si lamentavano del calo di introiti 135.000.000 di € contro i 175 di 3 anni prima.

Nel 2014, ci dice un giornale on line di informazione sulle scommesse, che le scommesse sportive in Italia sono in crescita. Raccolti nel 2014 4.219 milioni di Euro (+11,6%).

Il sole 24 ore a proposito dell’anno scorso titola: Scommesse, giro d’affari da 2,7 miliardi nel 2015, contro i 2,62 dell’anno precedente.

Ma sembra parlare solo di calcio escludendo il gioco online.

Insomma sui numeri delle scommesse tutti danno i numeri (a caso). L’incertezza regna sovrana, fra chi si lamenta e chi no. Basta fare una ricerca su google, digitando scommesse, che escono almeno una decina di nomi diversi di agenzie di scommesse.

Scommettiamo?

I siti non autorizzati vengono inseriti in una black list dalla agenzia delle dogane e dei monopoli Italiana. Una lista “nera” dei siti illegali, aggiornata costantemente. La lista viene distribuita a tutti i provider ADSL italiani, che li filtrano. Questi siti in black list risultano quindi oscurati e, teoricamente, inaccessibili in Italia.

Potete consultare l’intera black list costantemente aggiornata direttamente da questo link ufficiale. Attualmente (l’ultimo aggiornamento è del 2 luglio 2015), ci sono ben 5.436 indirizzi web non autorizzati inseriti nella lista nera.

Oppure, più semplicemente, potete fare una ricerca sui concessionari autorizzati. Provando ad accedere ai siti oscurati utilizzando i DNS dei provider italiani (Alice, Libero, Infostrada, Tiscali,  Vodafone, TeleTu, Wind, Fastweb…) si viene reindirizzati verso la pagina di Sogei che mostra il seguente avviso:

AVVERTENZA – SITO NON RAGGIUNGIBILE …

Bene, siamo protetti!

Scommettiamo?

E sul gioco direte che non c’è nulla di male sono scommesse consentite e le agenzie autorizzate, tutto normale. Io dico, invece, che è una vergogna 3-4 miliardi di Euro in gioco, buttati al vento, inutili, anzi dannosi.

Sembra che il fisco incassi qualche milione daò gioco delle scommesse, ma anche qui poche informazioni e confuse. E anche lui, il fisco, specula su questo vizio, anche se poco. Da quanto abbiamo potuto vedere, la tassazione è fissa del 2-3% o del 5-6% a seconda dei tipi di scommessa, quota fissa o meno, indipendentemente da quanto l’agenzia guadagni, e forse non deve pagare altro, chissà?

Comunque potete trovare tutto nel sito dell’agenzia delle dogane e dei monopoli, io mi ci sono già divertito abbastanza. (il link è sotto).

Cerchiamo di concludere: ci riempiamo la bocca con la crisi e poi scopriamo queste cose. Vergogna!Scommettiamo femminile1Italiani, è certo, siete fessi e non meritate altro, ben vi sta! Perderete tutto, in banca o al bar oppure online, che tanto quelli giocati son tutti soldi persi, lo sapete, ma ve lo dico lo stesso, non vincerete mai.

Un’ultima cosa che mi preme sottolineare è la vergogna, doppia, del passaggio delle quote delle scommesse dei principali operatori del settore sulle e durante le trasmissioni sportive, soprattutto quelle di calcio.

Scommettiamo Thomas_Hemy_Sunderland_v_Aston_Villa_1895_A_Corner_KickCalcio rubato: prima passava una partita in diretta, la Domenica, sulla RAI gratis. Sulla radio davano la sintesi delle altre partite, gratis. La sera facevano vedere sintesi delle altre partite e tutti i gol, gratis. Ora il calcio è offerto criptato prima su una piattaforma poi su un’altra, entrambe rigorosamente a pagamento, con almeno una partita quasi tutti i giorni della settimana.

Scommettiamo.

Paghiamo per vedere la partita e ci passano la pubblicità invogliandoci a giocare.

Fessi, siamo proprio dei fessi.

Buonanotte.

Giancarlo

Scommettiamo pallone

fonte:

Il giornale

Jamma

Il soloe 24 ore

Scommessse legali

Agenzia delle dogane e monopoli

 

Come mai

Come mai?

Mi sono chiesto molte volte come mai e non sono riuscito mai a rispondermi. Come mai la gente si faccia orientare negli acquisti da pubblicità fatta da, o in cui sono presenti o anche solo rammentati, dei personaggi famosi o del momento?

A volte il prodotto reclamizzato non ha nemmeno una qualche attinenza con le attitudini del reclamizzante. Certo posso capire il campione di sci che pubblicizzi gli sci… Se non se ne intende lui! Chi meglio di lui può giudicare il prodotto sci e consigliarci.

Ma che competenza abbia una nuotatrice sugli shampoo, proprio non riesco ad immaginarlo. Si, certo, si sarà lavata la testa migliaia di volte, ma questo non la farà mai diventare esperta, non più di altri, almeno.

Epperò

sembra che funzioni. Almeno dicono così, che un personaggio famoso faccia vendere dieci volte di più, quindi conviene. Certo, non ho dubbi che convenga, non ho mai visto qualcuno buttare via soldi per niente, non nella pubblicità. Anzi l’ho visto, molte volte, ma magari ne riparliamo. Diciamo che se spendo di più, come è logico aspettarsi dall’ingaggio di un personaggio famoso, mi attendo un ritorno maggiore, in termini di vendite. Però è strano è che la gente, i consumatori, siano portati ad acquistare i prodotti reclamizzati in misura maggiore se il testimonial è famoso.

Il discorso

fatto prima sui costi è talmente evidente che non c’è bisogno di puntualizzarlo, che questi costi si ribaltino sul prezzo del prodotto è indubbio (almeno spero non ci siano dubbi) quindi maggiori costi = prezzi più alti. Il che semplificando al massimo significa che a parità di prodotto (qualità ecc.) quello promosso da personaggi famosi è meno conveniente.

Detto in altre parole o mi vendono merda o me la fanno pagare come l’oro.

Come mai?

Mah, forse non è così, mi sforzo di immaginare che, comunque, i personaggi famosi non si vogliano sputtanare reclamizzando robaccia. Però, se il personaggio è in declino o non più attraente (si avete pensato bene, sessualmente parlando), come lo era quando è diventato famoso, allora sarà più accondiscendente a chiudere un occhio o il naso. Quindi meglio non fidarsi dei suoi consigli per gli acquisti.

Perché come mai, vedendo attrici un po sformate pubblicizzare calzettoni o attori pelatini lodare servizi telefonici a banda larga, non dovremmo pensar male?

E quando nella réclame appaiono perfetti sconosciuti? Evitare, evitare, evitare? Oltre  a non avere competenze sul prodotto non sappiamo neppure chi siano.

Come mai coffe

Eppure

talvolta la pubblicità mi piace, ad esempio quando fa vedere, sentire, leggere qualcosa di interessante o di bello o solo piacevole. Quando dice: “guarda noi facciamo questo prodotto che è un buon,” mettiamo, “callifugo, se hai bisogno di un callifugo provalo, perché su questo ci abbiamo studiato a lungo e funziona bene, vedrai”.

Mi piace anche quando dice: “questo prodotto può essere utile per questi motivi e costa x€”. Senza al contempo mostrare famiglie felici che lo usano tutti insieme allegramente. Oppure un belloccio con la barba, d’ordinanza oggigiorno, che ti insegna stili di vita e di parcheggio inaspettati, per uno che possiede quella macchina. Già la barba; da un po di tempo se non hai la barba, niente spot. Qualche calciatore famoso la barba l’ha coltivata apposta per fare pubblicità. Qualcun altro, anche più famoso, non la vuole coltivare e allora sta in compagnia di uno con la barba. Uno che dice solo: “buongiorno”, ma ha la barba che manca a quello famoso.

Insomma

siamo proprio fessi, pronti a spendere di più per pagare la soubrette del momento e con la barba. Ma in fondo, così facendo, speriamo che domani tocchi a noi o ai nostri figli. Ad esser famosi e di fare un sacco di soldi con la pubblicità, intendo. Purtroppo non è così che andrà, continueremo a pagare molto in cambio di poco e resteremo come siamo, per sempre, e i nostri figli pure.

Come mai casta

Non si può salire di casta.

Come mai Studio/17.3.53,A02r Members of the Parliament interviewing women of background communities at a Harijan Basti near the I.A.R. Institute, Pusa, near New Delhi, which they visited on March 15, 1953.
Studio/17.3.53,A02r
Members of the Parliament interviewing women of background communities at a Harijan Basti near the I.A.R. Institute, Pusa, near New Delhi, which they visited on March 15, 1953.

Ed anche i nostri figli ed i loro figli e i figli dei figli dei figli… pagheranno di più per coltivare il sogno di esser famosi loro stessi o la loro prole.

Giancarlo

 

Io sono il presidente del consiglio dei ministri

Io sono il presidente del consiglio dei ministri

Ho scoperto di essere io il presidente del consiglio dei ministri, io non Renzi, non è stata una bella scoperta, non ci tenevo affatto. Il suo è un lavoro duro ed ingrato: dover mentire sempre, raccontare frottole come i dottori, perché la verità fa male ed il paziente, i cittadini, preferisce non saperla.

Ma sarete curiosi di sapere come l’ho scoperto? Seguitemi, cerco di spiegarvelo il più chiaramente possibile.

Leggevo su internet notizie riguardo l’economia Italiana. Il PIL è misero, siamo i peggiori d’Europa. Non riusciamo più a produrre ricchezza. Nemmeno bellezza riusciamo più a realizzare, figuriamoci ricchezza. Guardate le opere pubbliche che si vedono in giro (come detto nel post precedente: “Monumenti”). La ricchezza ogni anno aumenta, ma di uno zero virgola (0,…).

Ripresina

Il nostro primo ministro è però ottimista ci dice che la ripresa è iniziata e che gli Italiani si stanno arricchendo.

Ora per Renzi il risultato economico è maggiore di quel che sembra,

cioè 2+2 non fa 4 ma 5 e questo mi ricorda Bertrand Russell ed un suo ragionamento famoso. Come lui, anch’io, partendo da queste basi posso dimostrarvi di essere, il presidente del consiglio dei ministri, non Renzi.

Allora, logicamente sappiamo che per Ex falso sequitur quodlibet, da (A e non A) –> (consegue) B.

Tornando alle affermazioni di Renzi, che deve falsificare i risultati per non dire di aver, in qualche modo, fallito la sua politica o che la sua politica ha fallito. Deve dire che  2+2 fa 5. Noi sappiamo che è falso, ma supponiamo che sia vero.

Possiamo affermare che da A 2+2 ≠ 5 e non A, (la sua negazione),–> B, (B è 2+2=5).

Perché, come suddetto, per logica da A e non A consegue B, se ora semplifico il valore di B conseguente 4=5, a cui posso sottrarre 3 da ambo i membri, ottenendo: 1=2.

Ecco che io sono 1 e, con il presidente del consiglio dei ministri, siamo 2; cioè 1=2, io = il presidente del consiglio dei ministri.

IO RENZI 2

Vi ho appena dimostrato, quello che affermavo all’inizio, di essere io il presidente del consiglio dei ministri. Non me ne vanto, per carità, anzi scusatemi. Credo, come presidente del consiglio dei ministri, di non averne indovinate molte per voi. Ma forse era mancanza di consapevolezza di quello che stessi facendo che non mi ha portato a grandi risultati. Ora lo so, ora che ho capito, vedrete, farò meglio, non sbaglierò più, almeno i conti. Quelli, giuro, li farò col telefonino.

io renzi conta
Renzi, per il momento conta molto, ma da domani conterà meno.

Il vostro PdCdM preferito

Giancarlo

 

 

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Occomemmai?

Occomemmai

e Occomemmai in Italia non riusciamo mai ad essere seri?

Occomemmai siamo sempre tutti a piangere?

e Occomemmai non ci incazziamo mai?

Occomemmai ce l’ho in punta stasera?

Eh, stasera mi gira e se mi gira la rigiro.

Qui in Italia quattro banche, una Consob assieme alla banca d’Italia e qualche ministro hanno spennato un sacco di gonzi, poi vanno in giro a dire che non è colpa loro, tutti, anche i gonzi.

Non era colpa delle banche che vendevan porcherie spacciandole per panini alla mortadella.

Non era colpa della Consob che invece di controllare dormiva, come la banca d’Italia? Oppure intascavano anche loro? Chissà?

Non era colpa dei ministri che, poveretti, hanno fatto il massimo per impedire che a pagare fossero tutti. Infatti qualcuno ha venduto ben prima che si scoprissero le carte e non ci ha rimesso nulla.

E i gonzi?

Certo non si posson dar la colpa da se, si darebbero degli strulli e invece loro volevano fare solo i furbi: prendere il 2% in più che sui BOT. Poi se han perso tutto piangon miseria. Come i bambini colti in fallo, non hanno fatto nulla e non son stati loro.

Ma se i gonzi son gonzi, i furbi, quelli veri, andrebbero comunque sanzionati e i controllori sanzionati due volte e i ministri sfiduciati per sempre.

Massìe siamo in Italia, mica altrove. Altrove avremmo subito assistito alle dimissioni dei vertici delle banche coinvolte, della Consob e della banca d’Altrove, I ministri, almeno quelli coinvolti, non si sarebbero neppure presentati a ritirare gli oggetti propri in ufficio, se li sarebbero fatti mandare direttamente a casa.

Ma qui nessuno pagherà, nessuno si dimetterà, nessuno verrà sfiduciato, nessuno se non i gonzi e, ammesso che gli rendano qualcosa, quel qualcosa sarà dei gonzi-gonzi (che poi saremmo noi, no! Noi siamo i gonzi-gonzi+gonzi).

E intanto le banche continuano a fare le banche d’affari, ti propongono titoli invece di prestarti i soldi, come dovrebbero fare.

Certo lo so che tempo addietro è finita la divisione tra banche d’affari e banche e tutte possono offrire tutto e tutti comprare tutto.

Che gioia, anche l’operaio può permettersi il conto titoli e, da casa, comprare e vendere in tranquillità. Che bello investire nei fondi comuni, nei fondi azionari nei fondi di caffè e negli ossi di seppia.

Ganzo, ganzo, ganzo.

Poi

de-localizzano la fabbrica e l’operaio azionario campa con l’azionariato, che  se lo ha ben differenziato non gli rende niente, se , invece, lo ha concentrato nei migliori titoli del listino perde tutto e piange perché non sapeva, forse la mamma, da piccolo, non gli dava mai soddisfazioni ed il padre, assente come la maggioranza di loro, non lo accarezzava mai, facendogli perdere autostima, autocontrollo e facendogliela fare anche a letto, fino all’adolescenza.

Insomma ci infiliamo da soli nelle sabbie mobili e poi, quando ce ne rendiamo conto, ci agitiamo come matti, dando la colpa agli altri che sprofondiamo ancora di più.

Ma finiamola, fate i seri, non siate più avidi ed ingordi e smettetela di fare, come sempre, i furbi.

Smettete di aspettare Godot, che agisca per voi, fatevene una ragione, avete sbagliato, è colpa vostra, non riavrete i vostri soldi ma pretendete, dovreste pretendere, che chi è responsabile del furto, i complici i pali e i ricettatori, vadano a casa.

Perché la miglior punizione  per loro è perdere il potere, e i soldi che ne ricavano.

La prigione gli si può risparmiare, mandiamoli a zappare, o a spaccare pietre.

Ma che ve lo dico a fare?

Tanto alla prossima elezione ce ne rimetterete altrettanti con la stessa faccia, la stessa bocca e gli stessi denti, negli stessi posti.

Occomemmai squalo3_lzn Occomemmai squalo_lzn

Ceppoduro