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Viva l’Italia antifascista.

Viva l’Italia antifascista, ci teniamo a dirlo chiaro!

Viva l’Italia antifascista!

Dalle macerie, dalle ceneri e dal sangue della seconda guerra mondiale è nata (rinata) l’Italia di oggi.

Un Italia antifascista!

Viva!

Ma l’Italia non era fascista?
Certo!

L’ideologia fascista è nata e si è sviluppata nell’Italia dei primi del novecento, come riporta Wikipedia:

Il fascismo fu il movimento politico d’estrema destra che, fondato da Benito Mussolini, prese il potere in Italia e governò il Paese come regime totalitario dal 1922 al 1943 (ventennio fascista).

Si caratterizzò fin dall’inizio per il ricorso alla violenza come metodo di lotta politica (squadrismo), per l’ostilità alla democrazia e alle sue istituzioni.

Entrò in parlamento nel 1921 in coalizione con nazionalisti e liberali e si costituì in Partito Nazionale Fascista (PNF).

Dopo la presa del potere con la marcia su Roma si fuse con il movimento nazionalista e si assicurò la vittoria alle elezioni del 1924, che fecero emergere le componenti più intransigenti del fascismo, trainando l’Italia verso il regime dittatoriale a partito unico (Stato fascista), che esautorava di fatto la monarchia.

Stemma casa Savoia -Di Katepanomegas, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=12380155

Dopo la promulgazione delle leggi razziali ed il tragico periodo della RSI, alla fine del secondo conflitto mondiale l’esperienza dello Stato fascista si estinse e fu ripudiata dalla Costituzione repubblicana, che assunse carattere antifascista e vietò la ricostituzione del partito alla XII disposizione transitoria e finale, che recita all’inizio: “È vietata la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista.”

Con la Costituzione

Con la Costituzione della repubblica Italiana venne definito il delitto di Apologia del fascismo

Legge 20 giugno 1952, n. 645 che disponeva all’artico 4 pene reclusive e pecuniarie.

Più volte rivista ed edulcorata da numerose sentenze emesse dalla corte costituzionale.

Comunque non si può inneggiare a quell’Italia lì, speriamo seppellita dalla storia.

Eppure l’11 Dicembre 2023, alla prima de la scala di Milano, dopo l’inno nazionale, un loggionista, tale Marco Vizzardelli ha sentito l’impeto di gridare “Viva l’Italia antifascista” e per questo è stato identificato dalla DIGOS, come di solito la DIGOS fa per agitatori o possibili criminali.

Ci dispiace noi del blog di Bucine siamo pacifisti e stiamo con Vizzardelli gridando a squarciagola

VIVA L’ITALIA ANTIFASCISTA

ora e sempre.


Giancarlo

Sergio? Oh Sergio.

Sergio, ma se non la conosci te la nostra Costituzione? Tu che ci hai giurato sopra. Tu che per due volte sei stato incaricato difenderla. Chi dovrebbe meglio di te?


Però, considerando le tue parole durante le ultime uscite pubbliche e tenendo presenti le leggi che hai controfirmato sin qui, mi dispiace doverti redarguire, ma non mi pare tu la conosca molto bene.
O almeno, su alcuni punti mi sembri molto distratto.
Quasi evasivo.

Come se non comprendessi bene il senso delle parole scritte nella nostra Carta.
Eppure chi le vergò, dopo il bagno di sangue del secondo conflitto mondiale, fu ben attento ad evitare fraintendimenti.

Sergio, specialmente all’articolo 11, quello che oggi mi sta a cuore discutere con te, il suo testo non si può fraintendere:


L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.


Non mi pare tu lo stia difendendo, Sergio.
Ma quando giurasti da presidente l’ultima volta a cosa pensavi?

Sergio

Cosa ci hai letto diversamente da me?

“La pace deve ripristinare la giustizia ed il diritto internazionale. Non deve essere una resa.” Hai detto!

Quando hai controfirmato l’invio di armi a quale pace pensavi?
La pace non si fa con le armi, la pace si fa facendo tacere le armi.

Il primo passo per la pace è il cessate il fuoco, che non si fa sparando e bombardando, oppure hai un’altra idea?
La resa è di uno dei contendenti, quando perde, come la vittoria è dell’altro.
Un accordo di pace non ha vinti ne vincitori soprattutto interrompe morti e distruzioni.
Non vorrai mica avere sulla coscienza altri morti ed altre distruzioni?
Io no!

Io ho tre figli, sono italiano, cittadino italiano, cittadino del mondo e pretendo che il presidente della Repubblica Italiana tuteli il mio status e quello dei miei figli, ripudiando la guerra e cercando un altro modo per risolvere il conflitto tra Russia ed Ucraina.
Voglio che si impegni attivamente per questi scopi, Sergio sei tu che devi fare questo, sei in carica apposta, e non dia l’assenso ad altri invii di armamenti, Sergio è ora di smetterla, che rispetti il dettato costituzionale e lo difenda dai sovversivi che vogliono stravolgerlo e non tenerne conto, >srgio non so se sono stato chiaro.

Chissà?

Sergio? Caro Sergio! Devi fare ammenda, tornare sui tuoi passi, non avallare più scelte scellerate di uomini folli che foraggiano la guerra e pretendere immediatamente un cessate il fuoco ed una mediazione di pace.

Ma forse, anche se lo farai, sarà già tardi e non so se l’Italia riuscirà a perdonare il tuo tradimento, comunque provaci.
La storia sicuramente NO. Non dimenticherà e non perdonerà.

Io neppure.

Con amarezza.

Giancarlo

Lui non mi avrebbe deluso mai.

Immagini:
Di Quirinale.it, Attribution, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=130119373

Fotografia ufficiale del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

Primo piano di Sandro Pertini, Presidente della Repubblica dal 1978 al 1985.

L’università 

L’università è una bella istituzione.

Anche se insegna insegna più o meno le stesse cose che hanno insegnato le altre scuole, le insegna meglio più approfonditamente, offre maggiore conoscenza e padronanza delle materie, maggiore capacità applicative di queste conoscenze in modo che il laureato trovi un ruolo specifico e migliore in in società.

In questi giorni si completano le iscrizioni all’università e molte università hanno istituito test di ingresso ai loro corsi di laurea, i ritardatari rischiano di non trovare posto, i non ammessi di non poter frequentare l’università o almeno le facoltà che avrebbero voluto frequentare.

Ma è giusto?

Non Penso sia giusto.

 Non penso nemmeno sia costituzionale.
Certamente è una perdita di tempo per tutti.

E’ una perdita di tempo per i ragazzi gli allievi che devono dimostrare di sapere quello per cui poche settimane prima sono stati diplomati. Non penso che i test possano vertere sulle materie da studiare nei corsi a cui si vuol accedere, quindi saranno domande di cultura generale, simili a quelle per cui si è ottenuto il diploma di maturità. (Andate a leggervi qui l’atto normativo si tratta incredibilmente di

  1. La prova di ammissione consiste nella soluzione di ottanta quesiti con cinque opzioni di risposta,
    delle quali il candidato deve individuarne una soltanto, escludendo quelle errate, arbitrarie o meno
    probabili, su argomenti di:
    − teoria/pratica pertinente alle professioni sanitarie ricomprese nella classe di laurea magistrale di
    interesse;
    − cultura generale e ragionamento logico;
    − regolamentazione dell’esercizio delle professioni sanitarie ricomprese nella classe di laurea
    magistrale di interesse e legislazione sanitaria;
    − cultura scientifico-matematica, statistica, informatica e inglese;
    − scienze umane e sociali.

Ma di cosa stiamo parlando, queste cose te le devono ancora in segnare, non puoi studiarle da te in pochi mesi, mentre la cultura generale te la devono forzatamente aver già insegnata altrimenti che ti hanno diplomato a fare?

 E’ una perdita di tempo per le università che devono organizzare i test per ridurre il numero di ingressi anche se a volte si presentano meno persone dei posti disponibili. (Va bene, va bene non a medicina).

Ma cerchiamo di capire il concetto che sta dietro il test di ammissione a l’università.

Non so se ci sia un concetto ne quale sia e non ho neppure voglia ora di verificarlo.

Ma il  concetto di fondo sembra essere quello che solo solo quelli che sono più portati debbano iniziare i corsi universitari. 

Ma come si fa a determinare con un test se sei portato e se sarai un bravo medico? Insomma sembra più ovvio pensare che il concetto sia chi non sa o chi non sa abbastanza deve rimanere ignorante. Nessuna possibilità di ottenere una maggiore istruzione, niente ascensore sociale, niente accesso alla conoscenza, niente… niente di niente.

 Chissà perché questi giovani vogliono andare all’università, provano ad andare all’università, tentano di essere ammessi?

Ritengo probabile che non sappiano abbastanza ed aspirino a sapere di più; perché se sapessero non avrebbero bisogno di studiare ancora, non avrebbero bisogno di umiliarsi ripetendo un esame appena sostenuto, del cui esito non frega evidentemente a nessuno e di cui nessuno si fida richiedendo un test di ammissione suppletivo.

Se sapessero già, perché accedere all’università? Perché farne sostenere i costi alle loro famiglie?

 Allora perché non ammetterli tutti?

La nostra Costituzione recita qualcosa sul diritto allo studio agli articoli 33 e 34:

Art. 33.

L’arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento.

La Repubblica detta le norme generali sull’istruzione ed istituisce scuole statali per tutti gli ordini e gradi.

Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato.

La legge, nel fissare i diritti e gli obblighi delle scuole non statali che chiedono la parità, deve assicurare ad esse piena libertà e ai loro alunni un trattamento scolastico equipollente a quello degli alunni di scuole statali.

È prescritto un esame di Stato per l’ammissione ai vari ordini e gradi di scuole o per la conclusione di essi e per l’abilitazione all’esercizio professionale.

Le istituzioni di alta cultura, università ed accademie, hanno il diritto di darsi ordinamenti autonomi nei limiti stabiliti dalle leggi dello Stato.

L’articolo 33 dice che è previsto un ESAME di STATO per l’ammissione ai vari ordini e gradi di insegnamento o per la conclusione di essi.
Se abbiamo fatto quello di conclusione del ciclo precedente non si deve fare quello di ammissione a l’università, mi pare chiaro, e se non fosse chiaro c’è l’articolo successivo:

Art. 34.

La scuola è aperta a tutti.

L’istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita.

I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi.

La Repubblica rende effettivo questo diritto con borse di studio, assegni alle famiglie ed altre provvidenze, che devono essere attribuite per concorso.

Non c’è scritto che non potranno fare il medico o l’ingegnere per il numero chiuso in ingresso.

 Il test di ammissione per chi ha sostenuto con successo l’esame di maturità è un sopruso incostituzionale.
VA IMMEDIATAMENTE ABOLITO.

D’altra parte se servono ad esempio mille medici e si ammettono mille studenti, quelli li dobbiamo far diventare tutti medici altrimenti non ne avremo abbastanza, a prescindere dalle loro capacità effettive, che mai potremo valutare nel test di ammissione, prima di aver studiato medicina.

Avremo alcuni dei bravi medici che ci servivano e gli altri saranno come saranno.

Allora per non tirarla troppo alla lunga ognuno si iscriva dove vuole, poi saranno i docenti, con esami veri e non farsa a bocciare quelli impreparati ed incapaci di fare quello che serve a diventare un medico, un avvocato o quello per cui lo studente studia.
Come dite?
Solo i figli di papà andranno avanti?

Può darsi, ma ora chi credete che superi i test di ammissione iniziali? Chi credete che vada vanti?


Dobbiamo offrire, come dice il dettato costituzionale, ad ognuno la chance di raggiungere il grado di conoscenza e l’istruzione che intende raggiungere.

Ma non lo stiamo facendo.
Povera Italia.


Giancarlo

Altri articoli in questo blog che trattano l’università.

Povera Italia

A proposito di guerra

Vorrei dire ancora qualcosa a proposito di guerra.

In questo blog abbiamo già scritto più volte che non si deve e non si può fare la guerra.
Combattere è necessario solo se siamo attaccati, solo se qualcuno ci dichiara guerra.

In Italia, in questi giorni di guerra in Ucraina, sembra che molta gente sia propensa all’interventismo;
probabilmente seguendo il vento della propaganda della stampa principale, della propaganda del primo ministro Draghi e di parti del suo governo e della propaganda americana, in somma in una frase sola della propaganda dei produttori e degli spacciatori armi.
Altrettanto probabilmente la maggioranza dei nuovi interventisti, partigiani con la p minuscola e guerrafondai in pectore non sa minimamente che cosa stia dicendo.
Tutti vorrebbero fare la guerra con il culo degli altri.
Ancora non ho visto una sola persona partire per l’Ucraina ed andare a sparare a Putin, si insomma alle sue truppe invasori.

Nessuno ad ergersi a scudo umano contro i missili russi e le contraeree ucraine.

Allora che fare?

Se questi signori e, meravigliosamente, anche signore (donne favorevoli alla guerra? Un abominio!) volessero aiutare i contendenti a raggiungere la pace o più semplicemente volessero aiutare gli ucraini attaccati dai russi dovrebbero fare in modo che in Ucraina arrivino viveri e medicinali, probabilmente anche vestiti ed altri materiali di uso comune in caso di emergenza, come tende, camper, eccetera.

Non armi (peraltro già abbondanti in quel paese largamente fornite a suo tempo dagli americani), non armi che non servono a pacificare ma solo a sacrificare altre persone.

Accolgano in casa propria i rifugiati, diano soldi per la loro sistemazione, gli diano una possibilità di continuare a vivere.

Quante scemenze si dicono a proposito della guerra

Draghi, furbo come un banchiere, l’ha già detto: o il condizionatore acceso o la pace.

E chi in Italia sceglierà la pace? Nessuno, e lui lo sa ed i suoi amici armaioli ringraziano o ringrazieranno, vedrete. Troveranno il modo di farlo diventare presidente della repubblica anche a costo di far fuori Mattarella mandandolo in vacanza con il Papa emerito.

Però Draghi, che ha già inviato armi agli ucraini violando la costituzione, dovrebbe sapere che l’Italia non può entrare in conflitto con la Russia perché non contempla la guerra come strumento di risoluzione delle controversi tra i popoli, e d’altronde la Russia continua non volerci invadere ne a dichiararci guerra, quindi che fare? Una bella gatta da pelare per lui per far contenti i suoi “ragazzi” e tutti i guerrafondai nostrani.
Potrebbe però fare qualcosa per accontentarli tutti.
Ripristinare la leva obbligatoria, per i figli dei favorevoli al conflitto ed all’invio di armi, e farla svolgere per un anno nelle caserme ucraine.
Chi non ha figli sia mandato di persona come riservista.
Vedremo quindi chi è sinceramente filo ucraino e paladino della legalità internazionale.

Perdonate lo sfogo

A proposito di guerra, concludendo questo mio sfogo su guerra e guerrafondai “de’ noantri” come penso usino dire a Roma, ribadisco che non si fa la guerra per raggiungere la pace.

Con la guerra si ottiene solo un vincitore ed un vinto, pronti a battersi ancora.
I russi sono in torto? Non lo so, sembra che abbiano sparato per primi. Bene gli ucraini devono trattare con i russi.

Gli ucraini sono stati aggrediti ed invasi? Non lo so, sembra che questo sia accaduto. Bene gli ucraini devono trattare con i russi.

Gli europei vogliono ripristinare la situazione precedente? O i russi si ritirano come gli americani dall’Afghanistan o gli europei devono trattare con i russi.

Gli americani vogliono fare la terza guerra mondiale? Bene diamogli retta ed inviamo armi facciamo la zona di non sorvolo ecc, tanto gli Stati Uniti sono lontani che volete che gliene freghi a loro? Per evitarlo bisogna trattare con i russi.

Ulteriori considerazioni a proposito della guerra

Cari signori e signore dallo stomaco peloso, povere genti dal portafogli enorme e vorace, predatori seriali smettete di nascondervi dietro parole menzognere ed ammettete che quando un’invasione, un colpo di stato, un genocidio si fa a vantaggio vostro, vedi Afghanistan, Iraq, Palestina, Libia, altre zone dell’Africa, del medio oriente e più o meno di tutto il sud America, lo chiamate operazione di mantenimento della pace, esportazione della democrazia o come meglio vi aggrada in quel momento mentre se fatto da altri senza vantaggi evidenti per voi lo chiamate guerra.

E voi, voi altri che non avrete nessun vantaggio dalla guerra, smettetela di allinearvi al pensiero dominante (dominante???) come soldatini di latta. Cominciate a pensare con la vostra testa, se vi riesce.


Vergogna.

Vergogna.

Ancora Vergogna!

Ceppoduro

Sul nucleare

Bisogna ancora dire qualcosa sul nucleare .

Eppure sembrava di aver già detto tutto. Il discorso sembrava chiuso. Abbiamo fatto due referendum, nel 1987 e nel 2011, per decidere se gli italiani volessero o meno permettere la produzione di energia da fonti nucleari con le centrali costruite sul territorio nazionale: in entrambi i casi la risposta è stata la stessa: ”In Italia non vogliamo la produzione di energia nucleare”.
Ora basta!

Non può arrivare un ministro (prone al volere delle lobby del fossile e del nucleare?) e proporre il nucleare con centrali di quarta generazione, definite “sicure”. Le centrali di cui parla sono quelle di piccole dimensioni, studiate in via sperimentale da decine di anni senza che abbiano evidenziato vantaggi particolari ne dimostrato la loro sicurezza. Il World Nuclear Industry Status Report 2021 1 riporta che i piccoli reattori modulari “Small Modular Reactors (SMRs)” hanno una grande eco sui media, prendono sovvenzioni pubbliche, ma non sono ancora commercializzati e non lo saranno ancora per altri 10-15 anni e che i progetti pilota costruiti in Argentina, China, e Russia hanno sin qui dato risultati deludenti.

Nemmeno la “Commissione Europea” può permettere che con i fondi stanziati per NEXT GENERATION YOU per l’energia “green” che si finanzi lo sviluppo del nucleare.

Ma via, siamo seri (almeno sul nucleare).


Se siamo in un paese, ancora, democratico non possiamo reintrodurre il nucleare.
E se ci sono fondi europei dedicati alle energie rinnovabili e pulite non si possono usare per il nucleare.

Se la Francia intende mantenere le sue centrali nucleari attive non possiamo evitarlo ma possiamo auspicare che faccia come la Germania che, autonomamente, le ha dismesse tutte.

Il nucleare è pericoloso, come hanno dimostrato gli incidenti devastanti di Černobyl’ e, più recentemente, di Fukushima Dai-ichi.

In molte aree solare ed eolico producono a prezzi garantiti molto al di sotto dei costi di funzionamento e di manutenzione dei reattori nucleari, come riportato anche nel 2“The World Nuclear Industry Status Report 2019”.

Le scorie residue dal combustibile nucleare utilizzato negli impianti infine sono radioattive e pericolosissime per l’uomo, gli animali e l’ambiente in generale. Dovrebbero essere stoccate in luoghi sicuri per centinaia, se non migliaia di anni. Per ora ne è stato individuato solo uno, negli USA. Ma nulla sappiamo se sarà veramente sicuro per le future generazioni per gli anni a venire. Lo stoccaggio di queste scorie radioattive è una bomba destinata a scoppiare nelle mani dei nostri figli o nipoti: vogliamo davvero lasciargliela?

Diciamo di no.

Facciamo sentire la nostra voce a chi temporaneamente ci rappresenta.

Noi vogliamo un mondo migliore e pulito.
Non può esserlo se “sporcato” dai reattori nucleari di qualsivoglia generazione.

Giancarlo

1 https://www.worldnuclearreport.org/World-Nuclear-Industry-Status-Report-2021-773.html

2 https://www.worldnuclearreport.org/The-World-Nuclear-Industry-Status-Report-2019-HTML.html#ccanp

Come al solito

La verità viene sempre a galla, come al solito, come la merda.
Tutta questa enfasi contro Putin assassino e invasore a cosa mira? A sostenere i poveri Ucraini? Ma no! Ma figurati. Serve a vendere armi, ma è ovvio.

In questo caso le armi saranno fornite gratis “of course”, tanto qualcuno le ha già pagate, almeno tra chi paga le tasse in Italia.

Mario vuole assolutamente inviarle in Ucraina, e il nostro parlamento (con la p minuscola) subito dice si, scordandosi della Costituzione, tanto chi se ne frega della Costituzione (in parlamento)?

Allora mi vien da pensare…

Forse che stessero per scadere un sacco di bombe e munizioni?

O forse che i Sauditi non volessero più acquistare materiale in scadenza da lanciare in Yemen?

Forse che per trovare un impiego per questi botti invenduti causa la pandemia, nella finanza interconnessa, sia toccato a Putin di aprire un nuovo mercato: quello Ucraino?

Se e non stesse così, ma si cercasse solo di fermare il sanguinario Zar, allora dovremmo chiudere noi i rubinetti del gas, isolare la Russia in Russia, non muovere più una lira russa, non mandare merce in ne prenderla dalla Russia.
Chiudere i conti correnti della Russia (tutti, non solo quelli che non hanno niente a che vedere con i pagamenti del gas) e le transazioni da e verso la Russia (senza mantenere nello swift la Gazprombank).

Ma no, e poi come facciamo per il freddo, e come facciamo per l’economia e come facciamo con i soldi? Meglio inviare armi, che si scannino per un po’, così si alza il livello della guerra, l’intensità dei combattimenti, il numero dei morti; poi facciamo finta che non sia successo nulla, Putin si rifarà dei costi col gas alle stelle e gli altri rinnoveranno il parco armi e munizioni, morirà tanta gente e tutti felici e contenti.

Pensate

Pensate veramente che l’Ucraina armata dagli europei possa resistere al colosso Russia? Illusi, imbecilli, ipocriti. La guerra guerreggiata la vincerà comunque la Russia; noi possiamo solo vincere l’ipocrisia e stare dalla parte giusta della storia con i comportamenti giusti, senza armi e senza darle a qualcun altro.
Lo so gli Ucraini no; non saranno felici, ma anche loro, mettersi così in mezzo, se anni fa fossero rimasti russi o con la Russia ora non sarebbero nei guai.

Dai che poi facciamo un bel torneo di calcio da quelle parti e ci scordiamo tutto.

Come al solito

Sembrava un colpo di scena di un vecchio dittatore ansioso di riprendersi il palco e invece no. Era solo quello che spara con un colpo in canna alla roulette russa del mercato delle armi, è toccato a lui salvare il mondo trovando un sito dove scaricare tutta l’immondizia bellica russa ed europea, e vuoi vedere che ce ne finirà anche di quella americana?

Mario finiscila.

Non si danno le armi “per la risoluzione delle controversie tra i popoli”.

Mario torna a fare il banchiere o mettiti il cuore in pace o fai il nonno, che altro non sei capace di fare.

Il blog di Bucine è sempre stato, è e sempre sarà contro qualsiasi guerra.

Anche se guerreggiata da altri con armi pagate a noi.

Giancarlo

Oggi vorremmo tornare a parlare di guerra

Oggi vorremmo tornare a parlare di guerra, anzi non vorremmo proprio farlo ma forse dobbiamo.

Lo abbiamo già fatto varie volte in questo blog, e lo faremo ancora se sarà necessario. Se riterremo che il sentimento comune sia più incline alla guerra, alla sua giustificazione, che alla pace e alla sua difesa.

Non che oggi ci si senta più guerrafondai di ieri, ma sono successe cose che vanno stigmatizzate, vanno denunciate, vanno semplicemente dette e quindi torniamo a parlare di guerra.

In un articolo precedente scrivemmo: “Quando si abbatte un ponte, come fecero a Mostar, quando si prendono a cannonate statue di Budda, come in Afghanistan, quando si mitraglia una scuola, come nella striscia di Gaza, siamo caduti nella trappola siamo diventati o ritornati belve, belve umane, fiere della nostra potenza, tronfie delle nostre certezze.”

Oggi vorremmo tornare

Anzi siamo tornati a parlare di Afghanistan, come tutti i media del mondo, da dove gli americani e tutti i loro pseudo alleati portatori e difensori di niente stanno fuggendo.
L’abbandono della missione internazionale era stato annunciato da tempo, ma come sempre il momento di andarsene arriva all’improvviso e, come a Mostar crollano i ponti. Si tratta dei ponti aerei di evacuazione, dove non c’è posto, non per tutti i collaboratori locali che rischiano le rappresaglie talebane. Rappresaglie che saranno come le rappresaglie tedesche di Civitella, San Pancrazio, Marzabotto e via elencando, con in gioco la vita.

Ponti aerei mancanti che rivelando l’ipocrisia che ci contraddistingue; imbarchiamo tutti finché siamo li e ci servono aiuti logistici, collaboratori, traduttori, guide, e tutti gli altri mestieri necessari, e poi “chissenefrega”, non li imbarchiamo per fuggire per portarli in Italia con noi, tanto sono loro che restano li, “cazzi loro”.
Le cannonate di quelli che chiamiamo talebani sono rivolte solo verso altri afghani, poi riprenderanno anche verso di noi, verso le idee e la cultura, contro l’autodeterminazione dei popoli (pur essendo esse stesse oggetto, o almeno conseguenza, dell’autodeterminazione del “popolo” Afghano). Ma tanto allora saremo già a casa, al sicuro, magari a cercare un altro scopo per la nostra vita.

Che fare? Che dire?

Fare non possiamo fare niente, dire dobbiamo dirlo, ripetendolo e ribadendolo fino alla noia.
Quello che lasciamo in Afghanistan è la guerra. La guerra non serve! Quanti anni siamo rimasti li ad esportare la libertà e la democrazia? Quanta libertà gli abbiamo dato? Quanta democrazia abbiamo esportato? Quali risultati abbiamo raggiunto?

Per tutte queste domande la risposta è ZERO!
Abbiamo fatto e lasciato solo GUERRA.

Ma con un costo enorme umano (le nostre e le loro vittime) ed economico (i soldi spesi per l’intervento).

Non si potevano usare meglio i quasi 10 miliardi che abbiamo speso?

E cosa ci siamo andati a fare in missione di guerra in Afghanistan noi italiani, noi che la guerra la dovremmo aborrire?
Per che cosa abbiamo forzato, ignorato, vilipeso la nostra Costituzione ed il suo articolo 11?

Perché non siamo intervenuti con l’esercito prima che prendessero a cannonate le statue di Budda nella parete della montagna. In difesa della cultura della civiltà del patrimonio artistico mondiale dell’umanità? E ricordate che passarono giorni dalle dichiarazioni alla messa in pratica del cannoneggiamento del sito. L’unico intervento afgano giusto da fare non siamo stati capaci di farlo, forse nemmeno di pensarlo.
E allora a cosa serve il nostro apparato militare, professionista, se non è capace di difendere, di difenderci, di difendere gli altri (ad esempio i collaboratori afghani che lasceremo a Kabul in aeroporto, in attesa di un volo italiano che non partirà)?

Cosa aspettiamo a liberarci di un apparato militare inutile, inefficace e costoso?

Povera Italia!

Che vergogna!

Giancarlo

Potevano risparmiarcelo

Quei senatori potevano risparmiarcelo


Si, potevano risparmiarcelo ma non l’hanno fatto. 71 senatori hanno richiesto, come peraltro previsto dalla costituzione italiana, di consultare il corpo elettorale con un referendum confermativo, dopo che era passata in parlamento la legge di modifica costituzionale sulla riduzione del numero dei parlamentari.

“Che c’è di strano?” già altre tre volte abbiamo votato. Due volte ha vinto il si, confermando la modifica e due il no, bocciandola e tornando alla situazione precedente.

Beh, di strano ce n’è

Prima cosa, la più evidente, è che tutti erano d’accordo con questa legge, praticamente nessuno, in parlamento e nel paese, vi si è opposto prima. 71 senatori, sono molto più dei 64 (un quinto dei membri del Senato) necessari ha chiesto il referendum. Un quinto è il 20% del totale ed anche nell’ultima votazione ha votato a favore il 98% circa dei senatori. Perché hanno cambiato idea? Perché non discuterne prima, durante le votazioni in Senato e alla Camera? Il dubbio che volessero fare i furbi sorge spontaneo, la certezza non possiamo averla ma…
Questi signori volevano assolutamente mantenere i posti disponibili in parlamento, contando di essere rieletti ad perpetuum, ma hanno votato si nei vari passaggi parlamentari, contando sul fatto che la legge non si sarebbe fatta per un motivo o per l’altro, come è sempre successo in passato.

Ma non avevano fatto i conti con gli italiani.

Ed allora fatto il male, passata la legge, hanno cercato il rimedio. Questo referendum.

Che per fortuna hanno perso, prendendo una tranvata memorabile con oltre due terzi degli elettori favorevoli.

Per i partiti questa legge è devastante, avranno meno poltrone da spartire, quindi minori possibilità di scambio ed i loro segretari meno potere.

Potevano risparmiarcelo

Ma non lo hanno fatto, una tornata elettorale costosa, con enormi difficoltà organizzative a causa della pandemia ancora in corso. Una spesa che poteva bene essere usata per altro.

Potevano ma non hanno rinunciato ai loro privilegi, ovvero hanno provato a mantenerli, come i vitalizi.

Per fortuna molti di questi non saranno rieletti alle prossime politiche, ci hanno fatto spendere, ma non spenderemo più per loro.

Finalmente avremo un parlamento più snello e, se saremo accorti nelle votazioni, anche migliore, più produttivo, più legato ai problemi che ci affliggono e che da noi è chiamato a gestire.

Sono molto soddisfatto, questo venti-venti che sembrava di merda, invece qualcosa di buono lo ha portato.
Potevano risparmiarcelo e quando andremo ancora alle urne non avrò vuoti di memoria.

Giancarlo

Si…no … si!

Referendum popolare confermativo

Si…no … si. In questi giorni pre-votazioni si infervora il dibattito sul referendum confermativo del taglio dei deputati e dei senatori. Tanti sono a favore del sì. Ma chi è a favore del no fa sentire, e molto, la sua voce. E’ chiaro che i meno attivi sono i sostenitori del si, visto il consenso che la riforma ha nel paese e l’ampia maggioranza con cui è passata in ben 4 votazioni parlamentari.

Ma se siamo quasi tutti d’accordo nell’effettuare il taglio quali sono le argomentazioni dei contrari? Me lo sono chiesto molte volte, ed ho cercato di seguire e capire le loro ragioni.

Per gettare

le basi dell’articolo bisogna dire che il referendum chiede di confermare il testo della legge costituzionale: “Modifiche agli articoli 56, 57 e 59 della Costituzione in materia di riduzione del numero dei parlamentari”. Pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 240 del 12 ottobre 2019.

Approvato in via definitiva dalla Camera l’8 ottobre 2019, il testo di legge prevede il taglio del 36,5% dei componenti di entrambi i rami del Parlamento: da 630 a 400 seggi alla Camera, da 315 a 200 seggi elettivi al Senato.

Si…no. A causa

di un passaggio al senato dove il provvedimento non è passato a maggioranza qualificata (voto contrario del Partito Democratico e di Liberi e Uguali, allora all’opposizione) e nonostante nell’ultima votazione la maggioranza dei favorevoli sia stata qualificata il Senato (un quinto dei suoi membri) aveva la facoltà entro i tre mesi successivi all’approvazione di chiedere il referendum confermativo. Così è stato fatto da 71 senatori, ed eccoci qua.

Dopo il voto conteremo favorevoli e contrari e la tesi che prevarrà porterà alla modifica od al mantenimento del numero dei nostri rappresentanti.

Si…no. Cosa dicono

quelli che non vorrebbero ridurre il numero dei parlamentari?

La più convincente che ho sentito: “L’unico risultato secondo me sarà avere un parlamento ancora più oligarchico e privo di quel minimo di pensiero critico offerto dalle minoranze più illuminate di questo paese, per cui voto no”.

Oppure: ”Per me il top è no con riduzione del 50 % dello stipendio (e sarebbero ancora pagati troppo.…)”.

Ovvero i sostenitori del no considerano il taglio dei parlamentari ad un taglio di rappresentatività e democrazia o, addirittura, alla fine del pensiero critico parlamentare.

Beh, posso dirvi

di non preoccuparvi, se il vostro parlamentare sarà eletto da più persone sarà più forte nel rappresentarvi (se lo vorrà, vista l’assenza di vincolo di mandato).

Il pensiero critico, gli sherpa della politica, quelli che non ci saranno più o ce ne saranno di meno nel novo parlamento, non l’hanno mai avuto ne mai lo possederanno, sono messi li da capi partito (o capi bastone) e non possono ribellarsi, non se vogliono aspirare a rientrare in parlamento la volta dopo.

Di questi meglio averne pochi.

Andate e votate si.

Non essendo necessario il quorum potrebbero bastare pochi elettori si per annullare questa magnifica opportunità che finalmente abbiamo la possibilità di cogliere, ma che se non lo facciamo forse non capiterà più, almeno non ai nostri figli.

Io voto si!

Giancarlo

Fonte informazioni: wikipedia

Grande

Grande Presidente Conte

Grande.

Anche nella giornata peggiore, quella in cui ha dovuto dichiarare che ha fallito, è stato grande.

Piccolo Salvini.

Anche nella sua giornata migliore, quella in cui a fatto dimettere il presidente del consiglio dell’unico governo serio d’Italia da molti decenni, si è mostrato piccolo.

http://webtv.senato.it/video/showVideo.html?seduta=146&leg=18&xmid=2601

Conte ha parlato alle camere, ha rammentato le cose importanti, quelle fatte dal governo che ha presieduto, senza esagerare, con serietà.

Conte ha tirato le orecchie a Salvini come farebbe un buon padre con suo figlio. E proprio un figlio adolescente sembrava l’altro, seduto alla sua destra che, inebetito, faceva le faccine, storcendo la bocca o annuendo o dissentendo a seconda della parte che prendeva dal suo capo.

Ah, l’abitudine

Salvini non era abituato.

Forse mai nessuno prima gli aveva dato una sciacquata di capo in pubblico.

Sembrava bastonato.

Eppure son queste le cose che ti aiutano a capire la vita.

Se fai una cazzata ci deve essere qualcuno, che ti vuole bene, che vuole il tuo bene, che te lo dice.
Conte grande padre, grande amico.

Una bella fetta di merda aiuta a capire, a migliorare.

Ma Salvini non sembra averne giovato di questa bella parte, presa da Conte, ha farfugliato qualcosa nel suo tempo di dibattito, senza dire nulla. Senza nemmeno ammettere che lui ha voluto la crisi.

Certo dopo gli ultimi successi elettorali locali ed Europei vuole fare lo stesso in Italia. Vuole fare il pieno, vuole pieni poteri.

Attenzione

Quando si va per darle è bene portar con se anche un sacco per prenderle.

Lo avevamo detto che il governo naturale in questa legislatura doveva essere fatto col PD. Purtroppo il PD, lo abbiamo sentito nel dibattito parlamentare sulle dichiarazioni di Conte, è sempre renziano, è sempre in coma, in catalessi, in tilt. Sono tutti stonati, non so ancora da quale sostanza ma, come Salvini, non capiscono, non capiscono che succede.

Succede che Conte lascia, peccato. Non è disposto a fare il burattino. Non gli interessa del posto, della poltrona, da cui ancora i leghisti di governo non si sono dimessi, lui si è dimesso subito.

Grande.

Una persona seria.
In un mondo di pagliacci ben pagati.

L’Italia, si qui, ha avuto due grandi Presidenti:
Sandro Pertini, presidente della Repubblica.
Giuseppe Conte, Presidente del Consiglio dei Ministri.

Il resto… così piccino e così meschino.

Grazie Sandro.

Grazie Giuseppe.

Ceppoduro