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Effetto virale

Siamo arrivati alla riapertura

Ora possiamo valutare l’effetto virale, l’effetto del virus sulla nostra società.

Ci sono stati tanti morti e questo è un male, i morti non tornano, non possiamo che rammaricarci per l’effetto principale del virus.

Tanta compassione, tanto cordoglio anche se molti di questi ci dicono sarebbero morti comunque per le complicazioni di qualsivoglia altra malattia li avesse colpiti.

Peggio è andata a chi invece è caduto per soccorrere gli altri ammalati, magari sarebbe ancora in vita se negli ultimi trent’anni non si fossero svenduti la sanità a mangiati tutti i soldi che erano necessari a tenerla come si deve.

Queste sono vite che non dovevano, in tempi brevi, cadere come le altre. Forse dovremmo mostrare un po di rabbia per queste ma arrabbiarci con chi? Quelli che sono stati beccati in fragranza di reato e condannati non riusciamo nemmeno a tenerli dentro se non por pochi mesi.

Allora vediamo questo effetto virale

Molti di voi non saranno d’accordo, ma io non posso che essere crudo e sincero.

L’aria che respiriamo si è pulita come non lo era da decenni.

Il paesaggio sia rurale che cittadino era sgombro da rumori, sgombro da macchine e persone, Si potevano sentire i suoni della natura in sottofondo, finalmente non coperti dai rumori della nostra frenetica attività quotidiana.

Abbiamo imparato tutti a rispettare le regole, file per accedere al supermercato e file per pagare alla cassa.

Per due mesi interi non abbiamo più frequentato bar e ristoranti con grande giovamento per i nostri fegati.
Non abbiamo più giocato alle slot macchine, nessuno che praticasse, discutesse, blaterasse di calcio, di motori, gran premi e formule x.

Il mondo e soprattutto noi, ci siamo disintossicati di dipendenze da sostanze e di dipendenze comportamentali.

Bello!

Bellissimo.

Poi hanno riaperto, ho visto gente a bere al bar, ho visto gente senza regole, sbracati come prima, in preda alle stesse paranoie di prima.

Peccato.
Veramente.

Ceppoduro

Autore dell’immagine originale in copertina:
Di CDC/ Alissa Eckert, MS; Dan Higgins, MAM – This media comes from the Centers for Disease Control and Prevention’s Public Health Image Library (PHIL), with identification number #23312.Note: Not all PHIL images are public domain; be sure to check copyright status and credit authors and content providers., Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=86444014

2 centesimi

Il governo ha messo un’imposta

2 centesimi (medi) su ogni sacchettino che si usa al reparto ortofrutta dei supermercati.

E’ il risultato dell’applicazione di una norma Europea (Direttiva UE 2015/720) che obbliga i paesi membri a dotarsi di regole che ne limitino l’utilizzo.

2 centesimi

E’ stata l’occasione per i detrattori di Renzi-Gentiloni-PD per scatenarsi sui social e non solo. Ma quale è il significato di questa manovra? Cerchiamo di capirne di più.

Scopo della direttiva Europea è ridurre l’utilizzo di buste di plastica leggere, non biodegradabili. Un materiale che nuoce gravemente all’ambiente a causa dei lunghissimi tempi di degradazione, all’accumulo dei detriti nel sottosuolo, nei fondali marini ecc.

Infatti la norma cita nelle premesse:

“Gli attuali livelli di utilizzo di borse di plastica si traducono in elevati livelli di rifiuti dispersi e in un uso inefficiente delle risorse.
Il problema è inoltre destinato ad aggravarsi in assenza di interventi in materia. La
dispersione dei rifiuti costituiti da borse di plastica si traduce in inquinamento ambientale e aggrava il diffuso  problema dei rifiuti dispersi nei corpi idrici, minacciando gli ecosistemi acquatici di tutto il mondo.”

E

Di conseguenza, le borse di plastica in materiale leggero diventano più rapidamente
rifiuto e comportano un maggiore rischio di dispersione di rifiuti, a causa del loro peso leggero  Continua descrivendo il basso tasso di riutilizzo ed il largo impiego di tali oggetti ed invita gli stati membri.

Cosa consiglia di fare agli stati membri la direttiva?

Al fine di favorire livelli sostenuti di riduzione dell’utilizzo medio di borse di plastica
in materiale leggero, gli Stati membri dovrebbero adottare misure per diminuire in modo significativo l’utilizzo di borse di plastica in materiale leggero, in linea con gli obiettivi generali della politica sui rifiuti e con la gerarchia dei rifiuti dell’Unione…

Inoltre

Le misure che devono essere adottate dagli Stati membri possono prevedere l’uso di strumenti economici come la fissazione del prezzo, imposte e prelievi, che si sono dimostrati particolarmente efficaci nella riduzione dell’u­tilizzo di borse di plastica, e di restrizioni alla commercializzazione, come i divieti in deroga all’articolo 18 della direttiva 94/62/CE, purché tali restrizioni siano proporzionate e non discriminatorie.

Suggerisce,

Tali misure possono variare in funzione dell’impatto ambientale che le borse di plastica in materiale leggero hanno quando sono recuperate o smaltite,…

Percui

Gli Stati membri possono scegliere di esonerare le borse di plastica con uno spessore inferiore a 15 micron («borse di plastica in materiale ultraleggero») fornite come imballaggio primario per prodotti alimentari sfusi ove necessario per scopi igienici oppure se il loro uso previene la produzione di rifiuti alimentari.

e

Gli Stati membri possono utilizzare liberamente i proventi generati dalle misure adottate in virtù della direttiva 94/62/CE allo scopo di realizzare una riduzione sostenuta dell’utilizzo di borse di plastica in materiale leggero.
Riassumendo possiamo dire che la legge Europea recepita dall’Italia con la tassa sui sacchettini, si ripromette di ridurre l’impatto ambientale di borse e  “borsine” di plastica non biodegradabili.
Per il raggiungimento dello scopo permette ai membri di adottare politiche economiche di prezzo o di tassazione prescrivendo di utilizzare liberamente il ricavato allo scopo di ridurne l’utilizzo (delle borse non delle tasse).
 2 centesimi

Che cosa ha fatto il nostro governo

Che cosa ha fatto il nostro governo con l’avallo del nostro parlamento?
Oltre a misure precedenti sulle borse di plastica leggere ha vietato l’uso di sacchetti ultraleggeri  nei reparti frutta e verdura se non biodegradabili, ed ha tassato quelli biodegradabili che li sostituiscono.
La tassa è minima, cosa volete che influisca la tassazione  alcuni sacchetti in cui imballiamo frutta e verdura sfusa sul prezzo dei generi presenti nel carrello? Pochi centesimi su molti Euro. Ma a livello nazionale l’esborso deve essere significativo.
E’ evidente che lo scopo della legge sia fare cassa.
Se fosse stato quello di ridurre l’uso di sacchetti di plastica, sarebbe già stato raggiunto con il divieto ad utilizzarli. Sostituendo con plastica biodegradabile, dovremmo aver risolto anche il problema dell’inquinamento.

2 centesimi

La riduzione dei consumi, che una tassa o un’addizionale sul prezzo dovrebbe favorire, non è efficace per i sacchetti dell’ortofrutta, obbligatori.
Quindi la tassa non ci invoglierà a consumarne di meno, a meno che non acquistiamo la merce preconfezionata, che ha molta più plastica nell’imballo e molto più pericolosa per l’ambiente. Ad esempio la vaschetta in polistirolo che fa le palline di cui son ghiotti pesci e volatili, ma che poi non riescono, purtroppo, a digerire.
Questa tassa serve solo ad aumentare le tasse in genere, anche se di poco, invece di diminuirle.
 2 centesimi

2 centesimi

2 centesimi. Se non si cercavano soldi, bastava il divieto delle plastiche normali, non biodegradabili e l’ambiente ne avrebbe giovato allo stesso modo.
Probabilmente in ossequio alla direttiva o per semplice riconoscenza, vedrete che parte di questa raccolta fiscale della nuova tassazione, sarà impiegata in campagne pubblicitarie che ci raccomanderanno di non gettare i sacchettini nel water o di non fare qualche altra stupida bischerata.
Spot che passeranno in tutte le radio-televisioni.
Speriamo solo che i soldi raccolti con la tassa bastino per pagare quest’obolo.
Giancarlo

Nespole

NespoleDella serie i frutti scomparsi

Nespole (Mespilus germanica)

Ero un ragazzo di campagna, i frutti si raccoglievano dall’albero. O direttamente per terra, sotto l’albero, maturi al punto giusto.

Ma questo era un frutto speciale. Come lo vedete in queste immagini non si mangia.

Allega, fortemente. E’ aspro non si riesce ad apprezzarlo.

Eppure è di una bellezza incredibile.

E il colore, che dirne?

Con quella peluria vana tutta intorno e la coroncina di sepali verdi.

Un gioiellino.

Ma, anche se non adesso, si può mangiare eccome. Ed è anche buona, molto buona.

Si gusta allo stesso modo delle sorbe, si fa maturare nella paglia.

Con la pazienza e la paglia si maturano nespole e sorbe.

Maturando la bacca diventa marrone scuro, perde i sepali e si rammollisce.

Sembra marcita, se la si guarda con poca attenzione, ma è solo matura.

E’ dolce come pochi frutti, dal sapore delicato ed il profumo leggero.

A vederla…

A vederla sembra il frutto di certe rose, infatti il nespolo è un albero appartenente al genere rosacee. Molte volte resta un alberello, poco più di un arbusto. Come il noccioli, proietta in ogni dove i suoi rami spinosi da terra. Se isolato crea un ombrello ampio, bellissimo da vedere.

Son belli anche i fiori, di cui non ho una foto purtroppo, bianchi e con cinque petali, quanti sono i sepali poi presenti nella corona del piccolo pomo.

E’ un peccato che stia scomparendo, almeno qui. A Bucine non saprei dove trovarla se non nel bosco. Dove cresce e resiste la mia piccola pianta. Andrebbe riprodotta e piantata in altri posti.

Moltiplicare le nespole:

Vedrò se posso a farlo.

Per intanto quella che avete ammirato sta ben nascosta nel bosco e per apprezzarla occorre arrivarci, dopo una lunga camminata a piedi. Ma che soddisfazione, che bellezza.

Frutti così, non c’è mercato che tenga.

 

Giancarlo

San Vincenti

VENDEMMIA

A San Vincenti, paesino Toscano in quel di Siena, c’è una pieve ed una tenuta, la Tenuta San Vincenti, appunto. Ci sono viti e olivi e ora era il tempo della vendemmia. La vendemmia, quando il tempo è buono, è una festa, si ride, si scherza, ci si prende gioco degli altri.

Qualcuno lavora di più, qualcuno lavora di meno, ma nessuno resta indietro (ma questa qui è verità vera, mica un modo di dire).

Paesaggisticamente la tenuta è un gioiello incastonato nel fianco dai monti del Chianti, sormontato da boschi e villaggi. Nel fondovalle si vedono le Crete Senesi e in lontananza l’Amiata. Montebenichi, nel comune di Bucine, rimane proprio di fronte.

San Vincenti

San VincentiSan VincentiMa…

Non sono solo i panorami naturali a stupirci. Anche le modifiche antropiche, le vigne, sono paesaggi unici, uguali ma sempre diversi.

San Vincenti San Vincenti San Vincenti San VincentiMa torniamo a noi, alla vendemmia ecco i protagonisti (gli attori ed i trattori).

San Vincenti
Hassani

San Vincenti
Rosi

San Vincenti

San Vincenti
Tiziana

Michela

San Vincenti
Alessandro

San Vincenti
Matteo

San Vincenti
Alessio

San Vincenti
Lorenzo

San Vincenti
Roberto

Eccoli al lavoro:

San Vincenti San Vincenti San Vincenti San Vincenti San Vincenti

San Vincenti
Peter

Guardate che uva è stata raccolta:

San Vincenti San VincentiNella tenuta trovano posto anche fiori e altri frutti, non solo uva.

San Vincenti Eppoi, eppoi, la vendemmia è finita, o quasi e bisogna festeggiare, si mangia.

Una griglia fenomenale, innaffiata di vino, di ottimo vino.

San Vincenti
Il vero mestiere di Riccardo

San VincentiSan Vincenti

San Vincenti San VincentiA tavola.

 

Un ultimo giro di facce di quelli che un giorno potranno dire: “Io c’ero”.

Scusate ma prima c’era lui, non posso dimenticarmelo.

San VincentiEcco ora gli eroi della vendemmia 2017:

Barbara

Marilena

San VincentiPrima di finire facciamo un giro in cantina.

Giancarlo Arrigucci 2017 Giancarlo Arrigucci 2017 Ecco è finita, la giornata, la vendemmia, la gita in un posto da sogno.

Giancarlo

Con l’era industriale

Noi Europei.

Con l’era industriale abbiamo migliorato le condizioni di vita generali:

Non soffriamo più la fame (non tutti, escluso 795 milioni di persone nel 2015).

Non dobbiamo lottare con animali feroci per procurarci cibo o vestiti (ma 4 milioni e 600 mila Italiani sono in povertà).

Non moriamo più per molti agenti patogeni letali del passato (anche se ci sono altre cause di morte: Ischemie cardiache e malattie cardiovascolari ecc).

Con l'era
Cause di morte i n Europa fonte http://ec.europa.eu/eurostat

Con l’era moderna, comunque, abbiamo perso il controllo delle cose.

Macchine, oggetti, abiti e cibo non sono più prodotti da noi, non sappiamo più come e di cosa sono fatti. Questa perdita di controllo non è banale, dobbiamo fidarci di altri che non conosciamo, che neppure stanno vicini a noi. Per questo nel tempo si è sviluppata una fitta legislazione su come debbano essere fatti gli oggetti, particolarmente stringente sui cibi, per far si che il “consumatore” finale potesse conoscere sia la composizione che il valore nutritivo dei cibi.

Ma è sufficiente la legislazione? Funzionano i controlli? Cosa c’è in realtà nei e sui cibi? Noi non lo sappiamo.

Sulla frutta cosa troviamo? Quali additivi vengono usati per conservarla? Cosa contengono le confezioni e cosa cedono alla frutta, alla carne, al gelato, alla verdura. L’insalata sarò contaminata dalle radiazioni di Chernobyl? E il grano delle merendine, quello economico, per tenere bassi i costi di produzione, dove sarà cresciuto?  Quelle belle pere da dove verranno, e lì, quali garanzie saranno date per il consumatore?

Se ci sono nazioni dove certi diserbanti sono consentiti, certi antiparassitari non sono ancora stati vietati, certi metodi di raccolta e stoccaggio sono ancora tollerati… dove trovano sbocco le loro merci?

Saranno capaci i “mercati” di proteggerci da questi pericoli?

Forse si, forse no.

Ma le neoplasie al colon, al pancreas, al fegato ed allo stomaco, anche se non sono le maggiori cause di morte sono pur sempre tra le maggiori e allora:

Con l’era industriale

ci stanno AVVELENANDO E NON LO SAPPIAMO?

Può darsi. Dovremmo difenderci.

La soluzione potrebbe essere l’uso del biologico, ma il biologico non può essere la soluzione per tutti.

Forse dovremmo ricominciare a produrre da noi: l’orto nel balcone, l’orto si che ci permette un controllo maggiore del cibo.

Poi penso all’inquinamento delle città, nella maggior parte delle quali i limiti delle PM10 sono superate molto presto dall’inizio dell’anno e mi scoraggio.

Abbiamo tolto il piombo dalle benzine rosse che ora, verdi, emettono il benzene, se le marmitte catalitiche non funzionano. E sappiamo che se andiamo da casa al bar le marmitte catalitiche non funzionano, si devono scaldare prima di funzionare, quindi anche se andiamo lontano finché non si scaldano non funzionano.

Sarà per questo che le neoplasie ai polmoni alla trachee ed ai bronchi assieme alle malattie respiratorie croniche contribuiscono così tanto alla nostra morte?

Forse sì, forse no.

Magari dovremmo ripensare la nostra vita. Forse dovremmo ritornare a patire un po di fame, a spostarci a piedi o in bicicletta.

Con l'era

O forse sarebbe ora di smettere di costruire, e se costruiamo costruire bio, e con più rispetto per noi e per la terra.

Forse sì, forse no.

E’ un suicidio,

forse.

Giancarlo

Equo, OXFAM ci spiega cosa è equo e cosa no.

Equo

Equo significa per il Treccani

èquo agg. [dal lat. aequus]. 
– Che è conforme a equità, cioè alla giustizia nel suo ampio significato morale: 
pretendere un’e. distribuzione delle ricchezze; non sarebbe e. dar tutto a lui; di persona, 
che ha equità: un giudice equo. In senso più materiale, giusto, umano, 
debitamente proporzionato: condizioni e., un e. compenso; per e. affitto, 
e. canone, v. canone, n. 4. ◆ Avv. equaménte, con equità, con giustizia, 
con giusta proporzione: giudicare equamente; ripartire equamente gli utili o gli oneri.

Icona sinonimi.png Sinonimi

Fairytale right blue.pngFairytale left blue.png Contrari

Oggi è stato pubblicato il rapporto OXFAM e possiamo capire qualcosa in più sul termine equo.

EquoPossiamo dire subito che il mondo non è equo.

I poveri sono sempre di più e più poveri mentre i ricchi sono sempre di meno e più ricchi.

La metà più povera del pianeta è oggi più povera di quanto calcolato in precedenza, mentre i ricchi accrescono la loro ricchezza vertiginosamente, vedremo poi perché. Sapete chi detiene pari ricchezza della metà più povera del mondo? Otto persone, otto super ricchi posseggono tanto quanto la metà più povera del mondo.

Scandaloso!

Ma, comunque, l’uno per cento della popolazione planetaria, i più ricchi, detengono la stessa ricchezza del restante 99% della popolazione.

Scandaloso!

Ma leggetevi il reportage, ne troverete delle belle.

In Italia l’uno per cento dei nostri connazionali, i nostri Paperoni, possiede il venticinque per cento (un quarto) della ricchezza nazionale netta.

Scandaloso!

Ma come fanno?

“Oxfam ha calcolato che 1/3 della ricchezza dei miliardari è dovuta a eredità, mentre il 43% a relazioni clientelari. A chiudere il cerchio c’è l’uso di denaro e relazioni da parte dei ricchissimi per influenzare le decisioni politiche a loro favore. Ovunque nel mondo i governi continuano a tagliare le tasse su corporation e individui abbienti“.

Insomma ereditano, rubano, corrompono e non pagano tasse.

Equo

Ma  noi che possiamo fare?

Poco, penso, se non indignarci e non riverire i potenti, ma ricordargli che ci stanno sottraendo il futuro, a noi ma, soprattutto ai nostri figli.

Tutti, banca mondiale in testa, volevano eradicare la povertà, per evitare problemi sociali, rivolte, immagino, terrorismo, suppongo, vergogna, spero.

Ma non è successo nulla.

Anche Francesco, a parte scegliersi un nome in empatia con i poveri, non ha fatto gran che, non è vero Franci?

Ma poteva far di più?

Non credo. Se non spogliarsi dei beni materiali del papato. Ma allora… Benedetto…

Solo mi chiedo cosa se ne facciano questi signori di tutti questi soldi, di questa ricchezza, di questo potere? Utilizzato per sottomettere altri uomini e donne, per renderli servi, per affamarli, mutilarli, per piegarli e/o per piagarli.

Penseranno di sopravvivere a se stessi?

Aveva ragione Totò ne “A livella” a raccomandare al gran signore, marchese e tante altre cose, sepolto accanto a lui, di non scacciarlo via, lontano dalla sua tomba” ‘ste fesserie le fanno solo i vivi, noi siamo persone serie, apparteniamo alla morte”.

Confidiamo.

Ceppoduro

 

Bufale.

Parliamo di bufale

Ci sono bufale e bufale.

Ci sono le bufale che danno il latte per fare la mozzarella di bufala Campana e le bufale via WEB.

Le prime bufale ci piacciono, meritano un “like” grosso grosso con il ditone all’insù. Oramai protetta dal DOP non ci dovrebbero essere sorprese nel consumare la mozzarella di Bufala Campana, magari è discutibile come possano dirsi, anche semplicemente “mozzarelle” le altre. Spesso sono dei pezzi di plastica duri e gommosi che non hanno neppure il sapore della busta in cui sono confezionati. Buste che contengono un siero, almeno qualcosa che dovrebbe assomigliargli, che è così limpido e trasparente da poter essere acqua distillata. Va beh, non polemizziamo troppo sulle mozzarelle, se qualcuno le compra e continua a comprarle dopo il primo assaggio, appare evidente che anche la plastica gommosa ha i suoi estimatori.

Anche le bufale via web hanno una pletora di estimatori, altrimenti non se ne comprenderebbe la vasta diffusione. La definizione di bufala via web deriva direttamente da quella di bufala. che descrive la pratica di truffare i consumatori offrendo mozzarelle dette di bufala che il latte della stessa non hanno visto neppure passare per il caseificio accanto.

Quindi bufala è sinonimo di affermazione falsa, più o meno inverosimile ma che, contrariamente alla evidenza, è ritenuta vera da tanti (quelli che cadono nella truffa e/o quelli che vogliono continuarla). Questi, convinti per incompetenza o malafede, rilanciano la notizia, l’affermazione, la foto sul web creando disinformazione e/o calunniando altre persone.

Oggi c’è un gran dibattito sopra le bufale, tutti indignati, tutti che vogliono sanzioni, per chi le scrive, per chi le rilancia, per il sito o per la piattaforma che le ospita, una vera crociata, una caccia alle streghe.

Puttanate.

Colpire chi le immette in rete è difficile, le bufale sono tante. I bufalari sono tanti. A volte i bufalari sono amici dei bufalati. Altre volte sono la stressa persona che si bufalano per innescare reazioni, pulsioni e meccanismi di difesa inconsci nei lettori.

La bufale sono truffe o diffamazioni  sofisticate ma possono essere anche stupide e puerili. Insomma una giungla difficilmente penetrabile, sicuramente inestricabile. Per questo dico “puttanate”. Per alcuni questa è l’occasione, la scusa, il “casus belli” per mettere un bavaglio al web. Perché la furia censoria deve essere appagata. Perché di tutte le storie che girano non tutte sono bufale, non tutte sono false. Ci sono anche notizie vere ad essere condivise e, guarda caso, queste sono notizie sgradite ai censori, agli inquisitori, ai tenutari della verità. E quando sono invise, sgradite, sfottenti, ma vere, nulla di meglio che fare tutta l’erba un fascio. Nulla di meglio che chiudere la bocca a tutti.

Le bufale si riconoscono subito, se uno non è ebete,

Bufale
La fronte ampia del buffone, lo sguardo strabico, la posa per terra sbilenca (dovuta a qualche malfermità), ed il sorriso ebete quasi privo di ragione, ne fanno uno dei più affascinanti ritratti di Velazquez, ma anche una delle sue più inquietanti letture della realtà, accentuate anche dalla preziosa e raffinatissima tecnica e l’illuminazione usate per la realizzazione.

ci sono dei siti apposta per smontarle il prima possibile (bufale.net o Bufale Un Tanto Al Chilo BUTAC. Ma anche una semplice ricerca su Google può essere sufficiente  a farci capire il grado di attendibilità di una notizia in rete. Poi se abbiamo i paraocchi gli crederemo sempre ed incondizionatamente.

Poi, se una volta sbagliamo e diamo credito a qualcosa di falso, non succederà nulla lo stesso, non andremo per questo all’inferno, credetemi. Non diamo fiato alle trombe dei tromboni che vogliono mettere a tacere il web.

In realtà non dovrei, secondo una linea di pensiero corrente, occuparmi di bufale. Non conoscendole bene non dovrei giudicarle, lasciando questo compito ad altri, più istruiti di me. Che magari le bufale le scrivono e, per questo, le conoscono meglio. Ricordo che nella passata campagna referendaria, bufale madornali giravano a favore e contro i due schieramenti.

Ma io non voglio far parte del coro, non faccio nemmeno il controcanto, io canto da tenore e non rinuncerò a cantare.
Leggo, penso, verifico ed esprimo opinioni cantando.

Sono e voglio continuare ad essere un uomo libero.

Sono e voglio continuare ad essere contro la censura.

Io sono Ceppoduro.

Ceppoduro

Natale è finito.

Natale.

Il Natale è finito.

Sono uso a parlare e commentare con largo ritardo le notizie del mondo. Tralascio, in questo modo, di occuparmi delle cose futili, che a caldo sembrano importanti, decisive. Così cercherò di parlare del Natale, ora che è passato.

Abbiamo festeggiato, abbiamo speso. Festeggiato troppo, speso troppo.

Non che abbia comprato chissà che, ho speso quasi tutto per il cibo, che non è avanzato, meno male. Comunque era tanto, troppo, potevamo risparmiare. Non incolpo altri, solo me stesso, chi ha fatto la spesa l’ha fatta bene, l’ho detto, non è avanzato nulla.

Ma potrei aver mangiato meno, bevuto meno ed avremmo, di conseguenza, speso meno.

In futuro potremmo aver bisogno di vivere con meno risorse, come faremo? Certo non è che fasciandoci la testa ora, potremo evitare di rompercela, ma sarebbe meglio, più giusto, verso chi è veramente povero o in difficoltà economiche, non sprecare, neppure un po. Neppure ora. Dovremmo dare un maggior valore a quello che abbiamo, a quello che acquistiamo, apprezzare le cose per quello che sono e non per quello che pensiamo che siano.

natale è finito

Sono contento che una ragazza, il giorno di Natale, mi abbia portato una torta fatta da lei stessa, l’abbiamo mangiata insieme, tutta la famiglia insieme. Aveva un sapore buono era ottima. Non era comprata, l’aveva fatta lei. Abbiamo bevuto, con gli amici, il vino degli amici; non solo quello in verità, ma quello era speciale. Abbiamo mangiato qualcosa preparato da noi a casa nostra. Niente ristoranti, mi dispiace non aver contribuito al loro sostentamento, ma a mangiar fuori preferisco andarci una sera qualunque, senza ressa. Abbiamo passato il Natale con parenti e amici, come è giusto, parlando giocando ed anche discutendo, anche animatamente, come succede.

Lo sapete che il 25 Dicembre si festeggia la nascita di… Isaac Newton?

Da Wikipedia, l’enciclopedia libera.

Natale è finito

Sir Isaac Newton
Ritratto di Sir Godfrey Kneller, 1702, olio su tela

Sir Isaac Newton (Woolsthorpe-by-Colsterworth, 25 dicembre 1642 – Londra, 20 marzo 1727) è stato un matematico, fisico, filosofo naturale, astronomo, teologo e alchimista inglese; citato anche come Isacco Newton è considerato uno dei più grandi scienziati di tutti i tempi e fu Presidente della Royal Society.

Noto soprattutto per il suo contributo alla meccanica classica Isaac Newton contribuì in maniera fondamentale a più di una branca del sapere. Pubblicò i Philosophiae Naturalis Principia Mathematica nel 1687, opera nella quale descrisse la legge di gravitazione universale e, attraverso le sue leggi del moto, stabilì i fondamenti per la meccanica classica. Newton inoltre condivise con Gottfried Wilhelm Leibniz la paternità dello sviluppo del calcolo differenziale o infinitesimale.

Poi ognuno festeggia che vuole, di personaggi nati questo stesso giorno ce ne sono tanti, comunque qualcosa la festeggiamo quasi tutti. Allora mi/vi domando: “Ora che è finito, voi cosa avete fatto del vostro Natale?”

Se lo avete sprecato nello sfarzo, riflettete su questo articolo, per il prossimo anno.

Se lo avete trascorso francescanamente, in povertà, in povertà laica, non in miseria o non in stato di necessità ma assaporando quello che avete, senza sprechi, allora avete passato un bellissimo Natale che vi ha sicuramente arricchito voi e tutti quelli che erano con voi.

Natale è finito.

Auguri.

Giancarlo

Estemporanea del Pellegrino, Rigutino, Arezzo.

Rigutino.

Estemporanea del pellegrino, si è svolta il13 Novembre, a Rigutino, Arezzo.

Ora dovete sapere che in località la Sassaia, c’è bellissima pieve, detta anche pieve di Rigutino, dedicata a San Quirico e Giulitta.

Estemporanea del Pellegrino dsc_0091_lzn Estemporanea del Pellegrino dsc_0092_lzn Estemporanea del Pellegrino dsc_0093_lzn Estemporanea del Pellegrino dsc_0094_lzn Estemporanea del Pellegrino dsc_0102_lzn Estemporanea del Pellegrino dsc_0103_lzn Estemporanea del Pellegrino dsc_0114_lzn Estemporanea del Pellegrino dsc_0116_lzn Estemporanea del Pellegrino dsc_0119_lzn Estemporanea del Pellegrino dsc_0122_lzn Estemporanea del Pellegrino dsc_0130_lzn Estemporanea del Pellegrino dsc_0131_lzn Estemporanea del Pellegrino dsc_0128_lzn Rigutino è famosa perché il Il 14 maggio 1799 vi si svolse il combattimento fra popolani aretini e soldati polacchi, comandati dal celebre generale Jan Henryk Dąbrowski passato alla storia come Battaglia di Rigutino.

Da Rigutino si passa per andare al monte Lignano, sede in un parco e di uno zoo. Per salire al parco si passa davanti alla pieve di Rigutino, in località la Sassaia. Li è posto il rifugio dello spirito “Pieve la Sassaia”  XI secolo, Albergo del pellegrino, che da rifugio a chi ha bisogno, il gestore Giovanni, per questo fa quel che si può e si deve.

Estemporanea del pellegrino dsc_0135_lzn Estemporanea del pellegrino dsc_0139_lzn Estemporanea del pellegrino dsc_0138_lzn Estemporanea del pellegrino dsc_0137_lznGiovanni si riconosce da lontano, la croce rossa, tipica dei Templari, spicca sulla casacca bianca. Giovanni, a parte l’aspetto guerriero, non sembra pericoloso, anzi Giovanni preparerà il pranzo per i pittori infreddoliti. Un pranzo ricco e buonissimo. Nell’intervallo tra la pasta all’Amatriciana e la tagliata con i fagioli, recita una poesia, per ritemprare anche lo spirito e riattivare il pensiero. Volendo consultarla ed avendo il tempo necessario per farlo, Giovanni ha un fornita biblioteca, a cui attingere. Ma il pomeriggio dobbiamo continuare a dipingere, farlo è più duro che al mattino, il freddo non è intenso ma si fa sentire, continuo, si fa proprio sentire.

La giornata finisce senza vinti ne vincitori, senza competizione, senza premi. Ci facciamo una bella foto tutti insieme con i dipinti.

Estemporanea del pellegrino dsc_0141_lzn Estemporanea del pellegrino dsc_0165_lzn Estemporanea del pellegrino dsc_0160_lzn Estemporanea del pellegrino dsc_0159_lzn Estemporanea del pellegrino dsc_0158_lzn Estemporanea del pellegrino dsc_0155_lzn Estemporanea del pellegrino dsc_0154_lzn Estemporanea del pellegrino dsc_0153_lzn Estemporanea del pellegrino dsc_0152_lzn Estemporanea del pellegrino dsc_0151_lzn Estemporanea del pellegrino dsc_0150_lzn Estemporanea del pellegrino dsc_0149_lzn Estemporanea del pellegrino dsc_0147_lzn Estemporanea del pellegrino dsc_0146_lzn Estemporanea del pellegrino dsc_0145_lzn Estemporanea del pellegrino dsc_0144_lzn Estemporanea del pellegrino dsc_0143_lzn Estemporanea del pellegrino dsc_0142_lzn

Abbiamo  vinto tutti, siamo stati bene insieme, abbiamo fatto nuove amicizie, ci siamo ritemprati lo spirito ed il corpo e abbiamo passato un giorno intero in un posto magnifico, tra uliveti e cipressi, che la nebbia della mattina non ci ha fatto che intravedere.

Una bellissima estemporanea del Pellegrino, da ripetere ancora.

Giancarlo

Palma o palmisto un grasso vegetale che non è ben visto.

Palma

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Palma da olio (Elaeis guineensis) Marco Schmidt [1] – Opera propria Oil palm plantation on the slopes of Mt. Cameroon Dettagli dell’autorizzazione cc-by-sa-2.5
L’olio di palma è bandito. Non c’è più una merendina che lo utilizzi, eppure fino a ieri lo impiegavano a fiumi anzi a vagonate, visto che è quasi tutto solido a temperatura ambiente.

Ma cos’è e perché si usa(va) tanto?

L’olio di palma (ottenuto dai frutti) ed il palmisto (ottenuto dai semi) di alcune specie di palma è un misto di acidi grassi saturi ed insaturi. Il palma grezzo è arancione perchè contiene molto beta carotene, dal colore dei frutti. Il palmisto è bianco e viene raffinato con procedimenti chimico fisici complessi. Il palma ha un grande appeal per l’industria alimentare: costa poco (quasi nulla) ed è anche utile, addensa bene, resiste al riscaldamento (si frigge a lungo prima che sappia di bruciato o di rancido).

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I frutti della palma oneVillage Initiative – Jukwa Village & Palm Oil Production, Ghana

 

 

Insomma se gli Inglesi hanno cominciato ad importarlo come lubrificante di motori o ingranaggi industriali in un attimo è scivolato nei cibi (industriali).

Oggi, basta ascoltare le pubblicità, scompare da ogni merendina, da ogni ricetta, tutto, improvvisamente, è fatto”senza” olio di palma o almeno fa chic pubblicizzarne il non impiego. Da questa categoria di non utilizzatori si tira fuori una grande industria Italiana, che ne difende l’impiego a spada tratta, naturalmente optando per l’uso di qualità di qualità.

Il Palma viene, comunque escluso dalle ricette di molti produttori perché nel 2016 l’EFSA (Autorità Europea per la Sicurezza degli Alimenti) ha pubblicato uno studio sui Risks for human health related to the presence of 3- and 2-monochloropropanediol (MCPD), and their fatty acid esters, and glycidyl fatty acid esters in food (rischi per la salute umana relativi alla presenza nel cibo di 3- e 2-monocloropropandioli (MCPD), e dei loro esteri di acidi grassi, e degli esteri diglicidici di acidi grassi). L’EFSA ha sede a Parma.

Dallo studio si evidenziano rischi, specialmente per i bambini. Da qui il fuggi fuggi generale.

Tra l’altro erano già molte ed infervorate le discussioni sul disboscamento delle foreste tropicali per fare posto ai palmizi da olio, fonte scarsa di reddito ma di grave danno naturalistico. Ora l’olio di palma brucia e puzza come lo zolfo dell’inferno.

Solo uno lo difende, ma pochi sanno che la ditta possiede un impianto di raffinazione idrogenazione in Piemonte, loro l’olio di palma se lo raffinano da soli, probabilmente lo migliorano e lo rendono ancora più conveniente. L’olio frazionato fonde alla temperatura corporea, come il cioccolato, ed è un emolliente eccezionale, dal punto di vista tecnico, per la crema spalmabile di frutta secca.

Ma noi siamo favorevoli o contrari all’impiego del Palma? Ci piace la crema spalmabile, è ovvio, è stata celebrata per queste sue doti, come fare senza?

Ma non ci piace che ci siano rischi per la salute, specie per i piccoli.

Se non va bene eliminiamola.

Eliminarla creerà atri problemi, dicono, affrontiamoli, dico io.

Ma cerchiamo di limitare l’uso di prodotti a basso costo e scadenti.

Il palma è ingrediente di merendine, patatine, snack vari?

Ma ritorniamo a dare ai nostri figli un frutto. Una fetta di pane e pomodoro, pane e olio (il nostro extravergine di oliva). Una fetta di dolce fatto un casa. Non saranno più sicuri? E come no?

( A proposito dei frutti e della loro buccia, dobbiamo tornare a parlarne, vedremo quello che sarà possibile fare.

Bucine