Tutti gli articoli di Giancarlo Arrigucci

Il bello dell’arte

Il bello

Cos’è interessante nell’arte? Il bello dell’arte è la ricerca, il percorso. L’arrivo, poi, è noioso, ripetitivo, sempre quello. Bello, per carità, bellissimo ma noioso.
Anzi, direi che è bello per chi ne usufruisce, per lo spettatore, ma mortalmente palloso per l’autore.
Sarebbe meglio non arrivare mai, rimanere sospesi nel limbo della ricerca, cambiare sempre segno, colore… essere irriconoscibili.

Nel dipingere, come in tante altre cose della vita, ci si appassiona nel cercare, non nel trovare. Ovvero è bello trovare, che è lo scopo della ricerca, ma abbiamo più emozioni e più a lungo durante la ricerca che al momento in cui raggiungiamo il risultato. Una volta coronato il sogno non resta più nulla mentre il percorso, con i suoi successi ed insuccessi parziali, le sue illuminazioni ed i suoi vuoti, le idee, i tentativi e le continue delusioni disegna un grafo adrenalinico che ci mantiene vivi.

Raggiunto lo scopo si perde subito l’interesse e quello che era un piacere o un rovello, finisce e diventa mestiere, obbligo… routine.

Il brutto dell’arte

Una volta trovati e definiti i canoni di uno stile che permettono di realizzare qualcosa di bello e riconoscibile, qualcosa che piace a noi ed agli altri, questi stessi canoni ci strangolano perché vanno seguiti, diventano ostacolo, impedimento, costrizione.

Non che questo ci intralci a realizzare capolavori, anzi le opere della maturità artistica sono di solito le più belle. Il tratto si affina, gli sfondi si perfezionano, la composizione si intensifica si raggiunge, finalmente, la perfezione.

Anche nella musica succede lo stesso una volta al top si migliora sempre, magari più lentamente, ma con continuità, finché…

Finché il bello

Non tracolla nel nulla nella scolastica ripetizione del nulla, nella banalità che non dice niente nel verso insipido, la ripetizione pletorica dei segni scontati e stra-conosciuti o delle note trite e ritrite, per tornare al parallelo musicale.

Insomma il bello dell’arte per la critica e per il pubblico è l’arrivo. L’artista arrivato è conosciuto, riconosciuto. E’ apprezzato perché sappiamo cosa troveremo ed anche se nonostante lo sappiamo ogni volta spalanchiamo la bocca meravigliati domandandoci: “ Ma come avrà fatto a farlo?” estasiati.

Ma per l’artista il bello della condizione di autore affermato è il tragitto compiuto, gli sbagli, gli errori, le delusioni, le speranze.
Insomma il percorso è coma la vita, è la vita.

Il traguardo è la morte.

Artisti affermati

riposate in pace.

Giancarlo

In Polemica

In polemica

In polemica con un mio amico pittore abbiamo discusso su come dovrebbe essere la tela su cui dipingere.

Le sue ultime opere sono realizzate su tela non montata sul castelletto di legno, quindi tecnicamente sono teli, drappi fazzoletti, asciugamani, lenzuoli, tende o che diavolo volete voi, ma a mio parere non tele per pittura.

Perché dico questo, in fondo io ho dipinto anche sui muri, su vetri, su ceppi di legno, su sassi, il supporto non dovrebbe essere importante e non lo è.
Un bel quadro può essere anche tondo o anche sferico, perché no, ma concettualmente un disegno o un dipinto è un’opera bidimensionale piana su un supporto più o meno rigido, più o meno liscio.

La storia mi fa essere in polemica

Il pittore ha sempre ricercato una superficie, la più piatta possibile su cui dipingere, che gli desse modo di riportare li le sue idee, le sue pennellate.

Allora nel tempo la cosa, l’oggetto, la superficie migliore su cui dipingere è risultata la tela, tirata su un telaio di quattro stecche di legno realizzato in modo da non far toccare la tela nel legno, se non nei bordi e con delle zeppe che ne permettessero la giusta messa in tensione.
Questa superficie opportunamente trattata con gesso o altro è divenuta la base su cui fare il dipinto.

Poi pittori annoiati e senza idee hanno dipinto la stoffa, senza gesso, senza imprimitura, senza niente. L’hanno anche tagliata, l’hanno pure imbrattata, annodata e via cantando.
Così facendo siamo arrivati a pittori che non dipingevano, ad installazioni ad orinatoi, animali imbalsamati e targhette rubate sui treni. Addirittura abbiamo nascosto l’opera (di qualcun altro) incartandola.

Quindi

Bene.

Io non sono d’accordo.

Via, abbattiamo tutti i falsi dei.

Smascheriamo gli imbianchini, i lordatori di superfici, gli incollatori di oggetti, i nulla facenti e gli incapaci.

L’arte pittorica non è questo e si basa su rigide convenzioni, che possono piacere o meno, ma ci sono.
La superficie deve essere piana, più o meno liscia.
Il colore può eccedere la superficie, ma solo perché denso e pastoso.

Il quadro non può andare sotto la superficie della tela, se non con metodi prospettici illusori.
Il quadro non è una stampa, ne digitale ne manuale.

L’opera d’arte pittorica è rappresentazione della realtà o rappresentazione del pensiero o del sentimento, ma realizzata attraverso i colori, senza collage di inserti, oggetti, materiali vari.
L’opera pittorica nasce dalla mente dell’artista, con l’aiuto delle sue conoscenze tecniche e della sua mano, tramite segni su una superficie.

Il resto è spazzatura.

Giancarlo

PS.
In realtà non sto polemizzando con il mio amico, che legnetti o meno, realizza opere interessanti, sempre argute, che fanno sempre riflettere e a volte sorridere, lui è un vero artista, sto criticando coloro i quali che gettando un secchio di colore per terra, o usando altri artifici, ne vorrebbero trarre un opera d’arte.

Radio Londra

Qui parla Radio Londra

Come nell’ultima guerra c’è radio Londra a tenerci svegli, si sente anche dai paesi più lontani e ci avvisa della guerra appena iniziata.

Parla a quei mondi nascosti, sommersi sotto le coltri del benessere e dei rifugi antiatomici. E voi ragazzi uscitene fuori, lasciate quei i rifugi e lasciatevi alle spalle le storie melense dei Beatles o rovinerete per terra.

Nessuno è più buono e non c’è più niente di bello a Londra, oggi frulla solo il manganello.
Ormai è cominciata l’era glaciale ed il sole si espanderà nella sua fusione. Il frumento seccherà, i motori gripperanno ma non ho paura.

Perché Londra si sta sciogliendo e non me ne curo, io sarò il primo, io abito in riva al fiume.

Radio Londra ci indica le zone proibite ma fregatene fratello, puoi arrivarci da solo per vedere i vivi morenti.

Radio Londra ci indica che fare: smettere di resistere e respirare.

Radio Londra

Radio Londra continua a trasmettere anche se sei distratto e io non voglio gridare, stiamo tutti impazzendo senza essere schizzati, solo quello con gli occhi giallastri lo è.

Ormai è cominciata l’era glaciale ed il sole si espanderà. I motori gripperanno ed il frumento seccherà.

Un incidente nucleare non mi fa paura, perché anche se Londra si sta sciogliendo io sto al fiume.

Ad ascoltare radio Londra c’ero anch’io, sai che dicevano? Beh, qualcosa di vero l’hanno detta, che era arrivata l’ora.
E dopo tutto questo casino non potresti regalarmi un sorriso?

Non mi sono mai sentito così…

Giancarlo

Libera interpretazione e traduzione di:
London Calling dei Clash.

Una canzone che ha ben rappresentato i dubbi e le paure dei giovani del tempo. Quando un disastro atomico sembrava imminente e le nostre capacità e possibilità di fare qualcosa per evitarlo sembravano nulle.

Abbiamo pensato che idioti al governo potessero premere quei pulsanti rossi che avrebbero distrutto il mondo.
Noi non lo volevamo e ci piace pensare che il disastro non ci sia stato anche per le nostre pacifiche proteste.

Si…no … si!

Referendum popolare confermativo

Si…no … si. In questi giorni pre-votazioni si infervora il dibattito sul referendum confermativo del taglio dei deputati e dei senatori. Tanti sono a favore del sì. Ma chi è a favore del no fa sentire, e molto, la sua voce. E’ chiaro che i meno attivi sono i sostenitori del si, visto il consenso che la riforma ha nel paese e l’ampia maggioranza con cui è passata in ben 4 votazioni parlamentari.

Ma se siamo quasi tutti d’accordo nell’effettuare il taglio quali sono le argomentazioni dei contrari? Me lo sono chiesto molte volte, ed ho cercato di seguire e capire le loro ragioni.

Per gettare

le basi dell’articolo bisogna dire che il referendum chiede di confermare il testo della legge costituzionale: “Modifiche agli articoli 56, 57 e 59 della Costituzione in materia di riduzione del numero dei parlamentari”. Pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 240 del 12 ottobre 2019.

Approvato in via definitiva dalla Camera l’8 ottobre 2019, il testo di legge prevede il taglio del 36,5% dei componenti di entrambi i rami del Parlamento: da 630 a 400 seggi alla Camera, da 315 a 200 seggi elettivi al Senato.

Si…no. A causa

di un passaggio al senato dove il provvedimento non è passato a maggioranza qualificata (voto contrario del Partito Democratico e di Liberi e Uguali, allora all’opposizione) e nonostante nell’ultima votazione la maggioranza dei favorevoli sia stata qualificata il Senato (un quinto dei suoi membri) aveva la facoltà entro i tre mesi successivi all’approvazione di chiedere il referendum confermativo. Così è stato fatto da 71 senatori, ed eccoci qua.

Dopo il voto conteremo favorevoli e contrari e la tesi che prevarrà porterà alla modifica od al mantenimento del numero dei nostri rappresentanti.

Si…no. Cosa dicono

quelli che non vorrebbero ridurre il numero dei parlamentari?

La più convincente che ho sentito: “L’unico risultato secondo me sarà avere un parlamento ancora più oligarchico e privo di quel minimo di pensiero critico offerto dalle minoranze più illuminate di questo paese, per cui voto no”.

Oppure: ”Per me il top è no con riduzione del 50 % dello stipendio (e sarebbero ancora pagati troppo.…)”.

Ovvero i sostenitori del no considerano il taglio dei parlamentari ad un taglio di rappresentatività e democrazia o, addirittura, alla fine del pensiero critico parlamentare.

Beh, posso dirvi

di non preoccuparvi, se il vostro parlamentare sarà eletto da più persone sarà più forte nel rappresentarvi (se lo vorrà, vista l’assenza di vincolo di mandato).

Il pensiero critico, gli sherpa della politica, quelli che non ci saranno più o ce ne saranno di meno nel novo parlamento, non l’hanno mai avuto ne mai lo possederanno, sono messi li da capi partito (o capi bastone) e non possono ribellarsi, non se vogliono aspirare a rientrare in parlamento la volta dopo.

Di questi meglio averne pochi.

Andate e votate si.

Non essendo necessario il quorum potrebbero bastare pochi elettori si per annullare questa magnifica opportunità che finalmente abbiamo la possibilità di cogliere, ma che se non lo facciamo forse non capiterà più, almeno non ai nostri figli.

Io voto si!

Giancarlo

Fonte informazioni: wikipedia

Chiusi della Verna

Una domenica di Agosto

Ho visitato Chiusi della Verna ed ho scoperto un villaggio bellissimo, non Chiusi, che conoscevo già, ma il villaggio degli gnomi…

Non potevo immaginarlo, nel parco del mercatino di Natale, dove cercavo refrigerio, ci sono alberi ombreggianti e tavoli con sedute dove mi sono sistemato. Dovevo telefonare a qualche amico per combinare l’incontro. Ci sono riuscito anche se dovevo aspettare li ancora per qualche minuto.

L’intenzione era fermarsi e dipingere “en plein air“, anche se la visuale da li sembrava abbastanza limitata. Ma mai dire mai, dovevo verificare, così, mi sono alzato ed ho fatto un giro per guardare intorno.

E cosa ti trovo a Chiusi della Verna ?

Nel parco accanto ai mercatini di Natale c’è un villaggio. Un piccolo villaggio variopinto destinato a piccoli esseri, gli Gnomi

Certo trattandosi di case per esseri piccolini, il piccolo villaggio è formato da piccole case, ma dalle forme spettacolari.

Gli Gnomi devono essere ben strani per vivere in quelle architetture mai viste, e lo vedrete anche voi se continuate la lettura.

Comunque vi consiglio una visita personale, le foto, fatte col telefonino, non rendono bene l’idea, le sensazioni che si provano dal vero.
Sembra di essere piccoli anche noi e poterci entrare dentro.
Almeno vorremmo poterci entrare per godere di quelle architetture, di quegli interni, di quelle viste mozzafiato da finestre e balconi che paiono sfidare le leggi della statica e della gravità.

Ma ecco le case del villaggio.

Un bel villaggio.
Anche Chiusi della Verna è un bel villaggio.
Ho incrociato delle belle case lungo la strada, ma soprattutto ho visto la fontana del Campari, che oramai un monumento storico.

La Campari ne mise una trentina in varie parti di Italia nel secolo scorso, a scopo pubblicitario, ne sono rimaste solo tre, due in Toscana ed una a Como, ma questa è la meglio conservata, anche grazie ad un recente restauro.

Direi che è un oggetto molto bello, giudicate voi:

Ma non basta, durante la salita da Chitignano, nei pressi della “Fonte del rospo” ho trovato qualcos’altro:

Fateci un giro anche voi.

Sarà bello.

Giancarlo

Sono pazzo

Sono pazzo. Sono stato matto per un sacco di tempo, ma ora ho capito.

Scava la tua tana, scava, scava. Se sei veloce ne scaverai un’altra.

Scaverai anche la tua tomba.

Cogli l’attimo.

Ho paura!

Anche tu?

Un gran boato e tutto è distrutto.

Ma il tempo continua imperterrito a passare, come faceva prima, tra ticchettii e sveglie a orologeria.

Sei giovane, ed il tempo sembra non passare mai per te, devi lavorare e ancora lavorare. Quando non lavori cazzeggi, aspettando qualcosa o qualcuno, forse aspettando Godot.

Poi, d’improvviso, il tempo passato si mostra e ti ritrovi più vecchio, anzi, solo vecchio e non sai come ne perché ed il mondo è sempre come prima.

Ora capisci che non devi stare a guardare il sole passare e cerchi di rincorrerlo, ma lui ti doppia sempre ed ogni volta tu invecchi di più.

E la morte si avvicina

sono pazzo


Quello che pensi di fare si perde nel tempo che passa ed è sempre più difficile portare a termine qualcosa. Non ti rimane che attendere la fine, la nostra bellissima amica, la fine. E la morte si avvicina, con il tempo che passa.

“Ora resto volentieri a casa, come non facevo prima, a scaldarmi il corpo e la mente.
Ascolto, oltre il muro, i rintocchi di campane che richiamano fedeli, ma resto a scaldarmi al mio focolare.

Penso alla morte, dovrò morire prima o poi, ma non provo paura, mi sembra normale.

Paura non l’ho mai avuta, ne ho mai detto di averla avuta.

Anche se, pensandola, si, insomma, immaginandola, un sentimento straziante mi assale, come un grido lancinante, prolungato, modulato che porta ad orgasmo finale: come un requiem.”

Facciamo tutto per soldi e i soldi ci fanno fare tutto.

Dovremo condividerli, ma guai a farlo.
“Avevo ragione, assolutamente, è tutto frutto di un fraintendimento e avevi ragione pure tu, tutti fanno di tutto per i soldi anche se in fondo, non serve a nulla.

Basta avere un posto sicuro, nelle retrovie, se al fronte muoiono andando avanti o indietro, a noi, gente comune non ci importa niente.

Ho la mia stanza e non ne devo uscire. Ho altro a cui pensare, non voglio morire, come quel tizio, il padrone del bar, per aver preteso i soldi della bevuta.

Sono pazzo

C’è un pazzo dentro di me, si trova nella mia testa, con lui, di solito, ci vediamo sul lato oscuro della luna. Tu questo pazzo non puoi vederlo ma con le tue medicine riesci a confinarlo da una parte. Sto bene finché non ritorna. Se torna io grido. Anche se non mi sente nessuno.

Che dire? Tutto questo è bellissimo.

Tutto, tutto ciò che siamo, che facciamo e che pensiamo, è tutto molto bello sotto il sole.

Ma il sole oggi è oscurato dalla Luna.

E non c’è un solo lato oscuro sulla Luna, tutto è oscuro lassù.

Giancarlo

Libera interpretazione di
The dark side of the moon (Pink Floyd)

Olocausto

Ora.

Vi racconto l’olocausto, sembra impossibile, ancora non c’è stato e quando ci sarà non potrà raccontarlo nessuno.

Io, che posso solo immaginarlo, ve lo voglio descrivere.

Mi domando se qualcuno se ne renderà conto, quando accadrà?

Ed anche quali sensazioni proverà, quali sentimenti, quali paure?
Vorrei capire chi vorrà metterlo in atto, per quali obiettivi e con quali risultati?

Sarà il tramonto dell’umanità che senza ombra di dubbio sarà dovuto ad un esplosione nucleare, che altro sennò? Esplosione molto ben conosciuta per le innumerevoli volte che è stata osservata e sperimentata sotto controllo e, per fortuna, per le poche volte che è stata deflagrata sul serio.

Ma lasciatemi dire dell’olocausto…

Sono sulla mia macchina al tramonto, guardando il sole calare tuffandosi tra i viadotti traballanti in controluce, sto pensando a tutto quello che non sono riuscito a fare, a quello che non son riuscito a dire a mia moglie, ai mie figli, o a mia madre. Ai regali che non ho fatto agli amici o alle tele bianche che ho ancora in mente di dipingere. Ma ho come un presentimento, di non riuscirci più, penso che quello che sospettavo stia per accadere, che l’olocausto sia arrivato.

Il tappo è saltato. Un nuovo sole brilla, improvvisamente, ad oriente, nonostante il giorno stia finendo ad occidente.
E’ il tramonto.

Due soli al tramonto?

Hhfffffff!

Potremmo, gli esseri umani, non esserci più.
E’ come quando l’auto inchioda ma, da dentro, la vedi scivolare contro il grosso camion. E gli attimi si allungano per la paura, ma non li rivedrai ne li risentirai, ne potrai tornare indietro per cambiare le cose.

E mentre il parabrezza si scioglie e le lacrime evaporano lasciando di te solo bruciato, finalmente capisci:

Cenere e diamanti.

Nemici e amici.

Alla fine sono, siamo, la stessa cosa.

Poi si sentono solo le previsioni del tempo:
“Domani piogge intermittenti da est, in intensificazione.
Massime in aumento fino a 4000 gradi”.

Giancarlo

Libera traduzione di “Two suns in the sunset”

The Final Cut

1983

Pink Floyd

Composta da: Roger Waters

Estemporanea Virtuale

Ai tempi del Coronavirus COVIS19

A quei tempi, ricorderanno in futuro, non ci sono state estemporanee, almeno in primavera. Eh no! Almeno un’estemporanea virtuale si è tenuta.
In occasione del mercatino pro CALCIT, che si teneva a Ceciliano, eravamo soliti partecipare alla relativa estemporanea, anch’essa pro-CALCIT:
Quest’anno non possiamo assembrarci, non possiamo star fuori, in somma niente estemporanea.

Niente se la Mariangela, piccata, non avesse voluto organizzarla lo stesso, virtuale.

Domenica 19 Aprile 2020, alla fine, vi hanno partecipato più di 50 pittori, ognuno da casa sua, con timbratura e controlli via Whatsapp.
Ecco le opere realizzate (dovete aprirle, cliccandoci sopra, per visualizzarle bene:

Opere realizzate per l’estemporanea virtuale

Ancora in estemporanea virtuale

Articoli di stampa:

Via Paradiso

La salita verso via Paradiso

Come una gazza sei attratta da tutto ciò che brilla, più brilla e più ti piace. Sei disposta a tutto per averlo. Comprerai il biglietto per via Paradiso.

Basta chiedere e otterrai quello che stai cercando, la salita per il Paradiso.

La strada è segnata, ma ti domandi ancora se non sia tutto sbagliato, ma il canto delle sirene non può ingannare ne può restare inascoltato. Anche se ti vengono dei pensieri, anche se ti fai delle domande. Oh si! A volte dubiti di tutto.

Penso che morirai ed il mio cuore piange per la tua dipartita. Ho la mente offuscata e un incendio mi arde e mi fa dubitare, seriamente dubitare, di questo.
Ma attratti dalla pubblicità non riusciamo a sottrarci alle fiamme che divampano dentro di noi ed al calore che promanano. E tutti quelli intorno a noi, non spengono le fiamme, ma soffiano sul fuoco e ridono di noi. Ogni giorno per tutto il giorno, tutto intorno a noi non sentiamo altro che il crepitio delle fiamme ed il frastuono di queste ghigna rimbombanti.

Basta, è deciso, è ora di andare, lasciamo i dubbi al bivio e andiamo per il cammino che ci porterà direttamente in Paradiso. Potremmo ancora ripensarci ma so che non lo farai, anche se non so il perché.

Eleveremo la nostra misera vita, lasciando le incertezze fuori da via del Paradiso. Andremo dritti in prigione senza passare dal via.

Anche se rimuginiamo ancora sui rischi che corriamo, non torneremo indietro, e il dubbio non ci assale.

Che fossero solo bugie quelle che ci sussurrava il vento?

Che il Paradiso non sia li?


Il nostro umore

La paranoia è tale che nostro umore viene calpestato dalla nostre stesse ombre.

Siamo al buio e con il culo per terra.

Ma poi il buio si dirada e l’orizzonte torna a brillare. Un’eroina appare, che brilla come l’oro, bianca come la neve. E se ascolti per bene ti arriva tutta insieme. Sei uno e ti senti tutti e tutti li senti in te.

Questa esperienza ti ha impietrita, non muoverti, non collassare; hai acquisito l’esperienza della salita in Paradiso.

Giancarlo

Liberamente tratto da Starway to Heaven dei Led Zeppelin

Immagine di copertina da: Foto di ptra da Pixabay

Allo Zoo

Il giardino zoologico

Era il 1977 volevo prendere le distanze d allo zoo.

Ovvero ero contrariato dal e contrario al rinchiudere animali negli zoo.

Non sapevo bene come esprimere la mia avversione ai giardini zoologici, che comunque, in seguito, ho visitato spesso.

Allora ho immaginato lo scimmione, un gorilla, che si diletta a prendere a pallate i rari visitatori che vano a vederlo oltre le sbarre.

Tra l’altro le visite successive ai parchi naturalistici non è che abbiano fatto migliorare il mio giudizio verso gli stessi.

Osservando l’immagine sopra non si capisce bene chi stia dentro e chi fuori la gabbia, anche se l’angolo delle prime sbarre suggerisce che sia il gorilla ad essere rinchiuso, la situazione resta ambigua.

Volevo così provare a suggerire l’idea che potessero essere le scimmie a venire a venire a trovarci allo zoo. E che potessero tirarci le palle, come nei giochi al luna park, dove con alcune palle si buttano giù dei barattoli accatastati o dove le palle si tirano in faccia al clown che ci fa sberleffi.

Ma non solo allo zoo

E’ un tema che ho ripreso più tardi anche nel dipinto “la Gabbia”.


Dove l’interno e l’esterno dell’oggetto di costrizione è ben definito ma dove, come per una legge del contrappasso, ciò che si vede fuori è grigio e inanimato mentre ciò che è dentro, in cattività, non perde minimamente la sua fierezza e la sua bellezza, sfolgorando di colori tropicali con la sua livrea.

Insomma anche rinchiusi, la vita può essere bella e colorata. Anche da dietro le sbarre si può mantenere l’orgoglio e la dignità. Possiamo farlo tutti, compresi gli animali che rinchiudiamo, ma…

…ma non è giusto tenerli prigionieri, è crudele togliere la libertà ad un essere vivente, specialmente deridendolo, umiliandolo e costringendolo ad una vita meschina.

Sono e resto totalmente contrario agli zoo e comunque contrario al trattamento “inumano”, o forse sarebbe meglio dire “animale”, degli animali.

Anche il linguaggio tradisce la nostra scarsa considerazione degli animali, gli altri esseri che vivono intorno a noi.

Giancarlo