Tutti gli articoli di Giancarlo Arrigucci

San Savino 2022

San Savino 2022, in occasione della trentaquattesima sagra del gambero e del pesce del lago Trasimeno si è svolto il quinto concorso di Estemporanea di pittura a San Savino (PG).

Intitolato “L’attuale crisi idrica ed il ciclo delle oscillazioni do livello del lago Trasimeno.

San Savino

Link informazioni sul paese.

Link ad altri articoli sulle estemporanee passate:

2017 e qualche immagine in più.
2018

San Savino 2022 ecco le immagini dei quadri

Lago Trasimeno

Da Wikipedia, l’enciclopedia libera.

Il lago Trasimeno è un lago tettonico della provincia di Perugia, nella regione Umbria, ha una superficie di 128 km².

Il più esteso lago dell’Italia centrale, quarto tra i laghi d’Italia subito dopo il lago di Como.

Tale estensione si affianca però ad una scarsa profondità (media 4,3 m, massima 6 m), che lo fa classificare come un lago di tipo laminare.

Etimologia

È discussa l’origine della denominazione “Trasimeno”, rispetto alla quale esistevano almeno tre ipotesi.

La più fantasiosa – nota come la leggenda del Trasimeno – narra dell’omonimo principe annegato per esser stato tratto in inganno dalla ninfa Agilla e dal quale il nome del lago, appunto, deriverebbe.

Più sostenibile era l’ipotesi che il Trasimeno tragga la sua denominazione dal composto di trans Imenus, “oltre l’Imeno” (o “Menio”) dal nome del piccolo colle che, venendo da nord, si apre mostrando il lago prima invisibile.

Ma la più accreditata rimaneva la teoria relativa all’espressione trans minus vide laco, ossia “tra i monti vedrete il lago” o più probabilmente “attraverso il colle piccolo vedi il lago”.

In uso per orientare i forestieri, perlopiù provenienti da Firenze, intenti a raggiungere la città di Perugia.

Tutte queste teorie sono state messe di nuovo in discussione dal ritrovamento della Tabula cortonensis, manufatto bronzeo etrusco dell’inizio del secondo secolo a.C., sulla quale è riportato il nome etrusco del lago, Tarminass.

Di chiara somiglianza con la forma latina, ad evidenza della probabile origine etrusca del toponimo, vista la localizzazione geografica del lago in piena Etruria.


Giancarlo

2022 Carnevale nel mondo

A Montevarchi, alla galleria Magiotti, si è aperta la mostra collettiva di pittura e scultura:2022 Carnevale nel mondo.

La mostra concorso è organizzata da Montevarchi Arte in collaborazione con il Comune di Montevarchi e l’associazione Giglio Blu di Firenze si chiama:
2022 Carnevale nel mondo.

I quadri, realizzati con qualsiasi tecnica e su qualsiasi supporto dovevano avere due soli requisiti:
essere privi di cornice e misurare 50 cm per 60 cm (o viceversa).

Oggi, all’inaugurazione:

La mostra si protrarrà sino al 1° Marzo.

Come si svolgerà la competizione 2022 Carnevale nel mondo

Avremo una votazione con tre giurie, Popolare, Artistica e Tecnica, ogni visitatore farà parte della giuria popolare e sarà chiamato ed esprimere cinque preferenze in una scheda.

Gli artisti, allo stesso modo, per la giuria Artistica e personalità e personaggi locali di elevato profilo e competenza si esprimeranno nella giuria tecnica.

Alla fine della mostra tireremo le somme ed avremo tre graduatorie nelle varie giurie più la somma generale che determinerà i vincitori.

Spero di essere stato abbastanza chiaro ed ecco i dipinti.

Ci sono anche opere fuori concorso:

Montevarchi Arte è un’associazione culturale che opera nel Valdarno.

Potrete trovare informazioni su di noi e sulle nostre iniziative sui social

https://www.facebook.com/MontevarchiArte

https://www.instagram.com/montevarchi_arte/

oppure venirci a trovare in galleria Magiotti, a Montevarchi Arezzo in via Roma 44.

Dai!

Venite a trovarci e votate.


Giancarlo

Come mantenersi giovani

Questo articolo si propone di suggerire Come mantenersi giovani con BLENDER, un software open source.

Cosa è Blender?

Blender è una suite 3D libera con codice aperto.
Libera significa che la puoi utilizzare liberamente. Open source significa che il codice è aperto e (se vuoi e/o se puoi) puoi controllarlo migliorarlo o cambiarlo a tuo piacimento.

Blender supporta tutta la sequenza di operazioni atte a restituire e aggiornare un’immagine bitmap od un filmato, partendo dagli oggetti tridimensionali presenti nella scena.
Le operazioni sono:

Modellazione, armatura, animazione, simulazione, processo di resa grafica, messa in scena e rilevamento del movimento.
Utilizzatori avanzati usano le librerie di Blender e gli strumenti di scripting di Pyton per realizzare nuovi strumenti e funzionalità. Funzioni che poi sono rese disponibili a tutti gli utenti nelle versioni successive.

Puoi usare Blender su computer con sistemi Linux, Windows, e Macintosh.

Blender è un progetto guidato dalla comunità degli utenti sotto la GNU General Public License (GPL). Tutti sono messi in grado di fare cambiamenti o fissare bachi eventualmente presenti.

Blender non costa nulla, ma se vuoi o puoi ti da la possibilità di investire e contribuire al suo sviluppo.

Blender è il tuo software 3D.

Puoi anche aiutare a scrivere documentazione, qualsiasi cosa è benvenuta.

Perché aiuta a e come mantenersi giovani?

Blender aiuta a mantenersi giovani per molte ragioni.

Ci si mantiene giovani, con il cervello ben ossigenato, imparando sempre qualcosa di nuovo.
Blender lo devi imparare, continuamente, perché si evolve sempre e devi stargli dietro; ci sono sempre cose nuove da vedere, da capire, da trovare. E’ una miniera.

Anche praticare una seconda lingua aiuta.
Blender è in Italiano ed in altre innumerevoli lingue. Ma se lo vuoi praticare, se vuoi vederne i tutorial migliori, e seguirne i suggerimenti (su youtube ce ne sono centinaia, migliaia in lingua inglese). Allora meglio che anche il software sia in lingua inglese, perché faccia le stesse cose e per trovare i comandi nelle stesse posizioni dei menu.

Imparare a leggere, o scrivere in una terza lingua (l’inglese) aiuta ancor di più a restare giovani perché lubrifica il cervello.

Blender ha il codice aperto ed è scritto in PYTON, anch’esso a codice aperto. Puoi cercare di comprendere anche quel linguaggio e magari a scriverlo per cambiare qualcosa.

Se partecipi al suo sviluppo Blender ha anche una funzione di aggregazione sociale, motivandoti a conoscere altre persone e migliorare la tua vita.

Cosa farci?

Se hai un computer portatile o fisso, se hai voglia di conoscere qualcosa di nuovo, se… scarica Blender e decomprimi il file compresso e clicca sull’eseguibile (in Linux non c’è bisogno di installarlo, negli altri sistemi non so).

Si apre la finestra di benvenuto. Un altro clic fa sparire la finestrella centrale che ti permette di scegliere fra varie opzioni. E sei dentro Blender con un cubo già pronto da modellare per farci quel che vuoi.

Capirlo

Per capire come fare a modificare, creare o aggiungere un oggetto nella scena devi seguire delle istruzioni o un tutorial, non posso spiegartelo io. Ma con Blender puoi costruire virtualmente, in un ambiente tridimensionale, tutti gli oggetti che vuoi. Colorandoli, rivestendoli, scolpendoli come vuoi. Dei quali puoi prendere un’istantanea nelle posizioni più svariate, con i quali puoi creare un animazione o anche stamparli con una stampante 3D.
In Blender c’è la possibilità di scolpire un oggetto come partissi dal marmo. Plasmarlo come se utilizzassi plastilina o pongo. Disegnarlo con un pennello o a matita come faresti con la carta per disegnare dei manga o altri fumetti.
Ci sono due soli limiti: la tua conoscenza, ma puoi migliorarla nutrendo il tuo cervello, e la tua fantasia che è già sicuramente sviluppata abbastanza ma che abbonda di più nelle menti giovani.

Conclusioni

Tieniti in forma!

Non vuoi uscire per il caldo o per il freddo?

Non ci sono più le mezze stagioni ed è sempre troppo caldo o troppo freddo?

Usa Blender e smetti di farti seghe mentali.

Goditelo.

Giancarlo

P.S.

Datti da fare. Cerca tutorial per principianti, vai sul manuale in rete o prova a smanettare a caso.

Smanettando magari non capisci quello che fai ma stai tranquillo non puoi fare danno.

Ogni volta che riavvii il software ti ripresenterà sempre la solita finestra di benvenuto.

Certo se vuoi capirci qualcosa segui le istruzioni del manuale o di un tutorial. Senza studiare non si ottiene nulla. Ma quello che puoi fare con Blender, anche semplice semplice che sia, non riusciresti a farlo con niente altro.

Buon divertimento.

Oggi vorremmo tornare a parlare di guerra

Oggi vorremmo tornare a parlare di guerra, anzi non vorremmo proprio farlo ma forse dobbiamo.

Lo abbiamo già fatto varie volte in questo blog, e lo faremo ancora se sarà necessario. Se riterremo che il sentimento comune sia più incline alla guerra, alla sua giustificazione, che alla pace e alla sua difesa.

Non che oggi ci si senta più guerrafondai di ieri, ma sono successe cose che vanno stigmatizzate, vanno denunciate, vanno semplicemente dette e quindi torniamo a parlare di guerra.

In un articolo precedente scrivemmo: “Quando si abbatte un ponte, come fecero a Mostar, quando si prendono a cannonate statue di Budda, come in Afghanistan, quando si mitraglia una scuola, come nella striscia di Gaza, siamo caduti nella trappola siamo diventati o ritornati belve, belve umane, fiere della nostra potenza, tronfie delle nostre certezze.”

Oggi vorremmo tornare

Anzi siamo tornati a parlare di Afghanistan, come tutti i media del mondo, da dove gli americani e tutti i loro pseudo alleati portatori e difensori di niente stanno fuggendo.
L’abbandono della missione internazionale era stato annunciato da tempo, ma come sempre il momento di andarsene arriva all’improvviso e, come a Mostar crollano i ponti. Si tratta dei ponti aerei di evacuazione, dove non c’è posto, non per tutti i collaboratori locali che rischiano le rappresaglie talebane. Rappresaglie che saranno come le rappresaglie tedesche di Civitella, San Pancrazio, Marzabotto e via elencando, con in gioco la vita.

Ponti aerei mancanti che rivelando l’ipocrisia che ci contraddistingue; imbarchiamo tutti finché siamo li e ci servono aiuti logistici, collaboratori, traduttori, guide, e tutti gli altri mestieri necessari, e poi “chissenefrega”, non li imbarchiamo per fuggire per portarli in Italia con noi, tanto sono loro che restano li, “cazzi loro”.
Le cannonate di quelli che chiamiamo talebani sono rivolte solo verso altri afghani, poi riprenderanno anche verso di noi, verso le idee e la cultura, contro l’autodeterminazione dei popoli (pur essendo esse stesse oggetto, o almeno conseguenza, dell’autodeterminazione del “popolo” Afghano). Ma tanto allora saremo già a casa, al sicuro, magari a cercare un altro scopo per la nostra vita.

Che fare? Che dire?

Fare non possiamo fare niente, dire dobbiamo dirlo, ripetendolo e ribadendolo fino alla noia.
Quello che lasciamo in Afghanistan è la guerra. La guerra non serve! Quanti anni siamo rimasti li ad esportare la libertà e la democrazia? Quanta libertà gli abbiamo dato? Quanta democrazia abbiamo esportato? Quali risultati abbiamo raggiunto?

Per tutte queste domande la risposta è ZERO!
Abbiamo fatto e lasciato solo GUERRA.

Ma con un costo enorme umano (le nostre e le loro vittime) ed economico (i soldi spesi per l’intervento).

Non si potevano usare meglio i quasi 10 miliardi che abbiamo speso?

E cosa ci siamo andati a fare in missione di guerra in Afghanistan noi italiani, noi che la guerra la dovremmo aborrire?
Per che cosa abbiamo forzato, ignorato, vilipeso la nostra Costituzione ed il suo articolo 11?

Perché non siamo intervenuti con l’esercito prima che prendessero a cannonate le statue di Budda nella parete della montagna. In difesa della cultura della civiltà del patrimonio artistico mondiale dell’umanità? E ricordate che passarono giorni dalle dichiarazioni alla messa in pratica del cannoneggiamento del sito. L’unico intervento afgano giusto da fare non siamo stati capaci di farlo, forse nemmeno di pensarlo.
E allora a cosa serve il nostro apparato militare, professionista, se non è capace di difendere, di difenderci, di difendere gli altri (ad esempio i collaboratori afghani che lasceremo a Kabul in aeroporto, in attesa di un volo italiano che non partirà)?

Cosa aspettiamo a liberarci di un apparato militare inutile, inefficace e costoso?

Povera Italia!

Che vergogna!

Giancarlo

Ugo

Un giorno Ugo si svegliò e qualcosa gli sembrò strano.
La camera gli apparve come di consueto, ma egli sentì che qualcosa non andava.
Sentì come un fastidio, ma non sembrava fisico.
Allora si affacciò alla finestra e guardò fuori.
Sembrava una splendida giornata il sole si è già levato e irradiava la campagna.

Ugo è abbastanza abitudinario, alla sera cena leggera, poi uno sguardo alle notifiche di YouTube, magari guarda un dibattito politico o, più volentieri, un How to su GIMP.
Apre blender , fa qualcosa ma non arriva ogni volta al rendering, si modifica quelle due o tre mesh per creare la scena e poi la pianta li. Anche perché è bello riprendere il filo (o file) la sera dopo e continuare a lavorarci.

Quando arriva ad animare allora si diverte di più perché deve scegliere la musica e questo gli porta via una mezzora su Jamendoo o su liber liber.
E poi se realizza il filmato lo deve anche pubblicare sui social per valutarne il riscontro il giorno od i giorni successivi.

Ma Ugo non si preoccupa dei like, li considera solo per vedere se ci sono stati spettatori che hanno apprezzato il suo passatempo.

Ugo quella mattina però

Quella mattina c’era qualcosa di distonico e non riusciva a capire cosa.

Volle misurarsi la febbre, di solito non lo faceva anche se il mondo in quel periodo sembrava completamente assuefatto a quella pratica. Che veniva fatta non solo a casa ma in tanti uffici e negozi dove volevano esser certi che chi arrivava non fosse febbricitante. D’altronde con una pandemia in atto come dargli torto. Pensò di avere la febbre, anzi pensò di aver preso il virus e che il malessere che provava ne fosse un sintomo. Il termometro avrebbe confermato.

Ma non fu così.
Rincuorato da una parte ma preoccupato di non saper ancora cosa gli stesse accadendo dall’altra, decise di scendere a far colazione.
Si preparò il suo caffè con la moka mettendo prima una base di orzo e poi , sopra, il caffè.

Mentre lo sorseggiava, rigorosamente senza zucchero, uscì un attimo nell’aia. Il tempo era veramente bello, come aveva visto dalla finestra, la temperatura, fresca ma già mite, faceva capire che ormai la Primavera era alle porte.

Dopo il caffè si rese conto che il malessere non accennava a diminuire.
Dopo il caffè si rese conto che non si era trasformato in scarafaggio come il protagonista di un romanzo di Kafka.

Il caffè però gli fece capire che il malessere era sicuramente fisico e non mentale.
Allora si decise, prese il sudoku, andò in bagno e trovò la soluzione.

Giancarlo

Immagine di Copertina:
Ugo, olio su cartone 26x26cm
2021 Giancarlo Arrigucci

Sono un sentimentale

Sono un sentimentale.

Sono un sentimentale lo so, lo sono sempre stato.

Non mi sono mai arrabbiato, nemmeno con i bulli a scuola, neppure con loro.
Non pensate che io sia pavido, non evito l’ira per pavidità, no davvero.

E’ che non mi sembra giusto prendersela con gli altri. Non posso farlo, mi comporterei come loro. Allora penso che quello che vuole ferirmi non ha realizzato il male che intende fare.

E penso che devo reprimere la mia rabbia, calmarmi, distendere i nervi e fare in modo che la conflittualità svanisca.

Non sono un guerrafondaio, sono un pacifista romantico, che è convinto che le azioni delle persone portino delle reazioni simili nelle altre persone. Ci relazioniamo così, da sempre.
La legge del taglione è questo, occhio per occhio e dente perdente significa che io ti faccio quello che tu fai a me.

L’ho detto sono un sentimentale

Ritengo che facendo del bene si possa riceverlo in cambio.

Anche se non tutti sono così.

I politici vogliono sempre decidere loro, i militari vogliono sempre comandare loro, gli uomini d’affari vogliono sempre mangiare loro, i prelati vogliono sempre moralizzare loro e per farlo non possono mai essere d’accordo con gli altri, devono trovarsi un avversario, un nemico, un concorrente, un infedele o un falso Dio e farlo combattere, da voi.

E’ per questo che sono finito in trincea, io non avrei mai voluto questa guerra, ma Dio, la Patria, l’onore e qualcos’altro non potevano farne a meno.
E nemmeno di me potevano fare a meno.

Mi hanno dato un’uniforme, un fucile e qualche ragione per andare a provare ad uccidere un nemico.

Sono andato soldato

Sono andato soldato, mi ci hanno mandato sennò non sarei mai andato.
Non so chi sia il nemico, non ho nemici io, ve l’ho raccontato, io non mi incazzo mai. Perché dovrei se non rispondo finisce sempre ogni scontro.

E’ freddo quassù nella trincea, freddo nelle ossa e freddo nel cuore, dovrò combattere anche se non vorrei.

Intanto il tempo passa e noi si passa pensando che fare. Tanto passa che ti abitui ad attendere e pensi che passando le stagioni passeranno anche i guai.

Non pensi veramente che combatterai mai, oramai.

Poi mentre mastico tabacco e lo sputo per terra ecco che appare, la in fondo, il nemico anche se non sembra diverso da me se non per il colore dei panni che indossa.

Non so cosa fare, anche se dovrei sparare, Sparare veloce, finché non mi vede che non si accorgerà nemmeno di morire. Lui no ma io si.

Io ancora non ho sparato ma lui l’ha già fatto per primo, centrandomi in pieno.

Sono morto, per aver esitato, per aver evitato lo scontro.

Sono morto

Sono morto e ora mi rendo conto che per salvarsi la vita non serve essere sentimentale.

Ma per salvarsi l’onore si.

Ninetta mia amata oggi termina la mia vita, ma non il mio amore, il mio cuore continua a battere per te. Ora che è maggio trovo anche il coraggio di dirlo anche a te. Sono certo che un giorno verrai a trovarmi in questo campo di grano dove domani verrò seppellito, ma però non portarmi dei fiori perché ci son già mille papaveri rossi a vegliare su me.

Giancarlo

Ispirata e liberamente tratta da

La guerra di Piero

Fabrizio de André

1964

Scriptici

Ho un amico pittore che…

scripta. Cioè crea degli scriptici.

Lo scriptico è un quadretto in cui è rappresentata una scritta ironica argutamente celata tra i segni pittorici e di disegno. L’aspetto è più o meno quello di un quadro astratto ma il titolo del quadro è celato nello stesso, la scritta ironica.

Il pittore si chiama Max Oddone, Max è un mito, è figlio d’arte (il padre è un ottimo pittore vincitore di molte estemporanee) fin da giovane mostra la predilezione per il lato ironico dell’arte, per esempio fonda la F.I.G.A. Federazione Italiana Giovani Artisti ed altre amenità del genere.

Le sue opere sono minimali dipinge su tutte le superfici, realizza collages o assemblaggi di legno ed altro materiale, spesso materiale povero e di recupero: spazzatura, come i suoi quadri.
Ma Max è un genio e i geni sbocciano, come le rose.
Tra l’altro i suoi segni, le sue pennellate, tutto quello che fa, hanno solide basi tecniche e si vede.
Comunque la sua evoluzione raggiunge il suo apice nella serie dei nuovi mondi ed in quella degli scriptici.

Galleria di “Nuovi mondi di Max Oddone”.

Belli vero? Però il meglio è nell’altra serie.

Gli scriptici

Veri e propri enigmi ed io mi diverto a risolverli, ma non è facile.

ho provato

riprovato

e risolto

Di seguito altre serie di scriptici e di soluzioni.

Ancora:

Ancora una bellina e poi basta:

Piaciuto?

Giancarlo

Immagine di copertina: Max Oddone mostra personale improvvisata (di opere della serie nuovi mondi) in un pagliaio in mezzo ad un campo di grano appena raccolto, sperduto nella campagna.

Arte povera

Arte povera

Arte povera o… povera arte?

Povera arte direi… perché l’arte è sempre stata povera e l’artista pure. Poi, dopo qualche anno, il commercio dell’arte può farla diventare ricca, ancor di più se in quel che si commercia l’arte non c’è. Basta che qualcuno, esperto, suggerisca il contrario e le quotazioni volano alte… alte, alte, alte. Vedi tanti “artisti” che altro non sono che “oggettisti” (La “ Fontana” o l’orinatoio di Duchamp), o “installatori” (come i 99 lupi di Cai Guo Qiang al museo d’arte contemporanea Luigi Pecci di Prato) o “tipografi” (La Marylin Monroe o i barattoli di pomodoro Campbell di Andy Warol) senza arte ne parte.

Beh la parte la fanno tutti questi ed anche quelli che non ho menzionato, la parte di Mida, trasformare in oro tutta la merda che toccano.

Ma non è arte; è solo commercio, promozione e studio delle esigenze di mercato, fortuna.
D’altronde cosa c’è di meglio che creare il nulla e farselo pagare a peso d’oro? Specialmente se non ci vuole un grande impegno e, men che meno conoscenza a realizzarle, ma “solamente” un’idea originale; magari dissacrante (l’orinatoio che diventa fontana). Il sogno alchemico, la scoperta della trasmutazione che diviene realtà.

Anche se per completezza d’informazione ed onestà intellettuale, dovrei dirvi che Duchamp era un DADA, insomma uno che non credeva nell’arte o nella fattibilità dell’arte. Tutta l’arte che sto cercando ferocemente di criticare è realmente dada.

E allora l’arte povera?

E allora, e allora, forse ci sono certo artisti bravi, che fanno cose belle e originali partendo dai fondamenti, conoscendo quello che è stato fatto prima, sapendolo fare, ma, se ci sono, hanno successo?

Non so, però se sono ancora poveri no non lo hanno. Il successo si misura coi soldi. E magari sono gli unici artisti rimasti a fare arte.
Posso aggiungere che, anche nell’arte minore, tra i semiprofessionisti ed i dilettanti, siano essi allievi, juniores o d’eccellenza, valgono gli stessi principi.
Non si fa arte, non si crea, si da in pasto qualcosa al pubblico, alle giurie, ai comitati, gli si da quello che questi soggetti vogliono vedere.

Sperimenti all’inizio, quando non sei nessuno tra i nessuno, poi, magicamente trovi la sequenza di note che danno un motivetto orecchiabile.
E’ il successo… e poi… poi fai sempre lo stesso quadro, sempre uguale a se stesso, sempre appetibile per l’occhio critico del professore delle medie, del vicesindaco e del presidente della pro-loco.
Qualcuno comincia ad imitarti, se non a copiarti di brutto, la stessa cosa che fai tu per quel futile orgoglio che non ti permette più di sbagliare un colpo. E per non sbagliare non cambi più.

La tua arte è morta, l’Arte in genere è morta, e non risorgerà.
Non che qualcuno si dispiaccia troppo per questo.


Giancarlo

Estemporanea di Impruneta 2020

Il 27 Settembre 2020 si è svolta la seconda edizione dell’estemporanea di Impruneta.

Ecco i quadri prodotti:


Spero che vi piacciano.
Giancarlo

A proposito di estemporanea di Impruneta 2020

Wikipedia dice:

Impruneta (detta comunemente L’Imprunéta, con l’articolo; è un comune italiano di 14 550 abitanti della città metropolitana di Firenze, in Toscana, celebre soprattutto per l’industria della terracotta (il cosiddetto cotto di Impruneta), per la tradizionale Fiera di S. Luca, che si svolge ogni anno alla metà di ottobre, e per la Festa dell’Uva, che si svolge ogni ultima domenica di settembre.

Le sue tradizioni risalgono all’epoca etrusca, successivamente la posizione geografica, le potenzialità del suolo e la relativa vicinanza da Firenze favorirono la nascita di un agglomerato romano.

Il santuario mariano che vi si trova è sicuramente uno dei fattori che hanno reso noto il comune. Notevole anche la piazza Buondelmonti che con i suoi loggiati della fine del Cinquecento ospita le principali feste cittadine. Il turismo svolge una parte importante nell’economia del comune.

Origini del nome

Sebbene la forma attuale lasci intendere una derivazione dal latino prūnus (ed esistono in Toscana località chiamate Impruneta con questa probabile origine, per esempio nel pisano), le attestazioni storiche dimostrano come il toponimo derivi invece da pīnus, «in pineta»: «S. Maria in Pineta» (1040, 1074) «S. Maria in Poneta» (1299).

Cucina

  • Si racconta che il famoso Peposo alla fornacina, ovvero uno stracotto abbondantemente pepato e piatto tipico della cucina fiorentina, sia nato proprio ad Impruneta. Gli operai, al mattino, accendevano le fornaci e mettevano a cuocere per ore ed ore un bel pezzo di manzo, la lunga cottura conferiva (e conferisce) una straordinaria morbidezza. Si dice che venisse offerto al Brunelleschi, quando soventemente si recava alle fornaci per seguire le realizzazioni del cotto da lui commissionato.

Non è tutto, ma potete anche andare a vedere da voi.

Potevano risparmiarcelo

Quei senatori potevano risparmiarcelo


Si, potevano risparmiarcelo ma non l’hanno fatto. 71 senatori hanno richiesto, come peraltro previsto dalla costituzione italiana, di consultare il corpo elettorale con un referendum confermativo, dopo che era passata in parlamento la legge di modifica costituzionale sulla riduzione del numero dei parlamentari.

“Che c’è di strano?” già altre tre volte abbiamo votato. Due volte ha vinto il si, confermando la modifica e due il no, bocciandola e tornando alla situazione precedente.

Beh, di strano ce n’è

Prima cosa, la più evidente, è che tutti erano d’accordo con questa legge, praticamente nessuno, in parlamento e nel paese, vi si è opposto prima. 71 senatori, sono molto più dei 64 (un quinto dei membri del Senato) necessari ha chiesto il referendum. Un quinto è il 20% del totale ed anche nell’ultima votazione ha votato a favore il 98% circa dei senatori. Perché hanno cambiato idea? Perché non discuterne prima, durante le votazioni in Senato e alla Camera? Il dubbio che volessero fare i furbi sorge spontaneo, la certezza non possiamo averla ma…
Questi signori volevano assolutamente mantenere i posti disponibili in parlamento, contando di essere rieletti ad perpetuum, ma hanno votato si nei vari passaggi parlamentari, contando sul fatto che la legge non si sarebbe fatta per un motivo o per l’altro, come è sempre successo in passato.

Ma non avevano fatto i conti con gli italiani.

Ed allora fatto il male, passata la legge, hanno cercato il rimedio. Questo referendum.

Che per fortuna hanno perso, prendendo una tranvata memorabile con oltre due terzi degli elettori favorevoli.

Per i partiti questa legge è devastante, avranno meno poltrone da spartire, quindi minori possibilità di scambio ed i loro segretari meno potere.

Potevano risparmiarcelo

Ma non lo hanno fatto, una tornata elettorale costosa, con enormi difficoltà organizzative a causa della pandemia ancora in corso. Una spesa che poteva bene essere usata per altro.

Potevano ma non hanno rinunciato ai loro privilegi, ovvero hanno provato a mantenerli, come i vitalizi.

Per fortuna molti di questi non saranno rieletti alle prossime politiche, ci hanno fatto spendere, ma non spenderemo più per loro.

Finalmente avremo un parlamento più snello e, se saremo accorti nelle votazioni, anche migliore, più produttivo, più legato ai problemi che ci affliggono e che da noi è chiamato a gestire.

Sono molto soddisfatto, questo venti-venti che sembrava di merda, invece qualcosa di buono lo ha portato.
Potevano risparmiarcelo e quando andremo ancora alle urne non avrò vuoti di memoria.

Giancarlo