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Alle sei

Alle sei

In punto, alle sei in punto arriva in camera e sale sul letto.

Non lo vedo ma so che mi guarda, domandandosi che faccia. Perché, nonostante l’ora, non sia ancora sveglio, ne abbia l’intenzione di farlo. Allora tengo ancora gli occhi chiusi apposta, per vedere cosa fa. Fa le fusa, Caruggio ronfa, forse per svegliarmi dolcemente forse solo per svegliarmi.
Allora mi alzo, finalmente mi alzo. E lui è soddisfatto, possiamo iniziare la giornata, una splendida giornata.

Facciamo colazione.

Facciamo i nostri bisogni.

Poi facciamo la toletta.

Dopodiché la nostra giornata si divide: io a lavorare nei campi, lui a sonnecchiare per casa.

Alle otto

E’ freddo nella vigna ma la potatura non può aspettare, tra un po’ le viti germoglieranno di nuovo ed è bene potarle prima.

In lontananza un merlo gioca smuovendo le foglie accumulate lungo l’argine del borro.

Poi vola via, come impaurito.

Forse per dei latrati in lontananza, forse perché ha trovato il verme che cercava.

Alle sei

Alle dodici

E’ mezzogiorno, ritorno a casa.

Non mi accoglie nessuno, nemmeno lui.

Ravvivo il fuoco nel camino e vado in cucina, Caruggio dorme nella sedia, stravaccato, immobile, come morto.

Quando scarto l’aringa, per metterla sopra la brace, però si sveglia subito. L’aringa è profumata. Una volta sulla brace ancor di più. La vorrebbe anche lui, ma non si può.

Però un pezzetto di coda, come negargliela?

Al tocco

Torno nella vigna. L’aria è fredda ma il sole splende e scalda gli abiti ed il cuore. In questi giorni invernali, tersi e luminosi, mi chiedo se farei un altra vita? No, che non la farei! Come potrei stare rinchiuso in un negozio o in un ufficio? Con quel caldo artificiale che ti asfissia?
Meglio qui a potare. Forse stasera finisco la vigna. Domani potrei iniziare gli olivi.

Alle sei

Quando rientro Caruggio mi accoglie, come se non mi avesse visto da giorni.

Lo prendo in braccio e lui, per ringraziarmi mi fa le fusa. Penso che è bello avere un amico.

Dopo cena mi corico quasi subito, la vigna è faticosa e gli olivi non saranno da meno.

Alle nove

Sono a letto. Caruggio, rannicchiato ai mie piedi mi tiene compagnia. Cosa potrei volere di più?

Buonanotte.

Dolce Maria

Canto del tempo che passa

Dolce Maria non ti devi più curare del tempo che passa.

Lo so, le rughe che fioriscono sul tuo viso non ti fanno riconoscere più. Ti sembra sia passato tanto tempo da allora. Ed è così.

Lo so, ti sei fermata a lungo, lungo la strada, ferma ad aspettare qualcuno che non è mai arrivato. Ma ora è tempo che smetti di voltarti indietro. E’ tempo che smetti di aspettare. Non fermarti più.

Dolce Maria, se smetti di aspettare, presto un nuovo giorno arriverà e materializzerà quei sogni che non sognavi più. Non dovrai più fermarti, più aspettare o guardare indietro. Quello che volevi arriverà e ti renderà felice, come non lo sei stata mai.

E’ ora di ricominciare

Dolce Maria non piangere più. Non far colare il trucco che non metti mai. Il tuo viso pulito si rasserenerà. Andiamo e presto potrai sentire il profumo del nuovo giorno, mentre un tordo vola via passandoti vicino. Ascolta e arriverà l’amore della tua vita, un uomo pieno di poesia che ti ricoprirà d’amore. Baciandoti, se vuoi.

E lui ti accarezzerà, senza volere niente in cambio dolce, dolcissima Maria.

Ceppoduro

dolce maria

Dolce Maria è liberamente tratto dall’Album “L’Isola Di Niente” della “Premiata Forneria Marconi”

Dolce Maria

dimentica i fiori

dipinti dal tempo

sopra il tuo viso,

e gli anni andati via

seduta ad aspettare

una lunga, lunga via

nessuno da incontrare…

Non voltarti più

E il giorno arriverà

vestito di poesia

ti parlerà di sogni

che non ricordavi più,

e ti benedirà

dolcissima Maria

Dolce Maria

dagli occhi puliti

dagli occhi bagnati

è tempo d’andare:

è presto sentirai

profumo di mattino

e il tordo canterà

volandoti vicino…

non voltarti più.

E qualcuno se vorrai

vestito di poesia

ti coprirà d’amore

senza chiederti di più,

e t’accarezzerà

dolcissima Maria

Impressionante

Impressionante

E’ veramente impressionante scoprire che siamo nel bel mezzo di un tentativo di colpo di stato.

Non penso sia mai successo prima.

Ci si aspetta un golpe dall’esercito. Una sommossa dal popolo. La presa del territorio da parte della mafia. Le spie del KGB o della CIA. Azioni eclatanti, devastanti e sovversive di un terrorismo rosso, nero o arabo, che abbiamo già visto e che forse vedremo ancora.

Ma che a tentare la sovversione fosse il quarto potere no, non ce lo saremmo mai aspettato.

Eppure sta succedendo, qui, ora e forse non ce ne rendiamo conto.

Una potenza di fuoco impressionante è stata dispiegata contro il governo in carica. Un guerra frontale supportata da una guerriglia diffusa, con colpi ai fianchi da tutte le parti.

Il potere, legittimato dalle ultime elezioni, viene contrastato, fronteggiato e sfiancato da tutti i media eterei e cartacei, coalizzati a delegittimarlo. Con notizie vere raccontate come false, con notizie false raccontate come vere.

Informazione VS Politica: impressionante.

Impressionante

Mai visto il quarto potere così attivo contro il primo potere.

Una stampa sin qui nutrita dalle veline del governo ed una televisione sin qui serva nell’officiarne l’omelia, si ritrovano, improvvisamente in prima linea a fronteggiare l’invasore.

I media son ritornati a fare il loro dovere ma dovrebbero farlo raccontando la verità. Smontando le eventuali menzogne del governo. Lo stanno facendo? Raccontano la verità?

Penso di no.

Troppi interessi sono interessati al contrario.

Questo governo ancora non ha fatto nulla che possa influire sull’economia Italiana. I primi effetti si avranno solo l’anno prossimo. Ma è già dipinto come la causa di ogni male. Ha già sbagliato tutto. Ha già rubato tutto. Ci ha già portato alla rovina.

Noi pensiamo, al contrario, che stiano facendo bene, che non abbiano rubato ne  ruberanno niente, che ci faranno risalire la china.

Cambiamento

Stanno cercando di tirare fuori l’Italia dalla merda in cui ci anno sommerso.
Hanno tutti contro.

Chi, finora, ci ha defecato addosso vuole continuare a farlo e diffama con incredibile ferocia i nostri rappresentanti e la stampa e la televisione lo spalleggiano apertamente.
I media stanno facendo il golpe.
Difendiamoci.

Ceppoduro

 

 

Ma dove erano?

Ma dove erano?

Ma dove erano i nostri giornalisti? Non si sono mai sentiti criticare il potere come oggi.

Me li ricordo tutti, pedissequi, ossequiosi, lacchè, servi riverenti.

Mai una domanda scomoda, mai un ma.

ma dove erano

Ricordo, ricordo bene, l’intervistato dire stronzate ridicole, fare affermazioni incredibili ed impossibili, menzogne belle e buone e loro annuire, confermare e supportare. Ovvero glissare quei ma sacrosanti che andavano detti. Quei ma che cazzo sta dicendo? Che avrei tanto voluto sentire, che a me si strozzavano in gola per non essere lì.

Ho ascoltato monologhi deliranti, mai interrotti per incalzare, per chiedere spiegazioni, seguiti in devoto silenzio, senza respirare per non disturbare l’oratore, il vate l’officiante.

Ho sentito fare domande concordate a tavolino, lette dall’intervistatore, per non mandarle a mente, per non sbagliare a farle, da quanto era(no demente(i).

E giù fiumi di parole inconcludenti, senza senso, senza dissenso per creare consenso. Interviste che facevano senso.

Ma dove erano?

ma dove erano

Dove sono ora? Ora son cambiati! Li vedo, li sento.

Non hanno più paura, ossequio, rispetto.

Semmai protervia, dileggio, arroganza, supponenza.

I ma si sprecano, ora. contornati dai però. Avete detto questo ma… però, potevate fare anche… forse avete sbagliato….

Mai un fatto, solo critiche e accuse, basate su notizie autoreferenti, vere perché dette da altri giornali(sti). Non conta che prontamente  l’intervistato smentisca e spieghi come stanno le cose, la critica viene subito ripresa rimontata, rilanciata, tanto da sembrare vera, da diventare vera.

Ma dove erano? Questi gran vigliacchi che sono diventati incalzanti con questi che non son padroni di niente. Questi che non prendono ne muovono denari nostri, vostri. Che non hanno giornali e televisioni. Che non hanno incarichi da dare o posti da spartire.

Ma sono persone potenti e pericolose, potentissime e pericolosissime, lo stesso, questi nuovi governanti.

Non rubano, non ambiscono, non spartiscono.

Sono persone serie.

Possono cambiare il mondo, l’Italia certamente.

Aiuto

I gattopardi politici, i baroni universitari, tutti i potenti, tutti i corrotti, tutti i corruttori, tutti i delinquenti hanno paura. Chiedono aiuto.

Ecco i nuovi giornalisti all’attacco, hanno messo le loro baionette e giù nel corpo a corpo.

Confidando nella mancanza di esperienza dei giovani governanti.

Giù all’arma bianca.

Ed assieme all’arma bianca tutte le altre armi utili e possibili. Armi di distrazione di massa: Bugie, menzogne, falsità che, se crescesse loro il naso, sarebbero tutti Pinocchi.

Si salvano un paio di testate, forse tre ed un paio di giornalisti, forse tre.

Amen.

Ceppoduro

Governo orgasmico

E governo orgasmico

Ma questo governo, per i giornalisti radiotelevisivi e forse anche della cara stampata, è un governo orgasmico.

Governo orgasmico

Finalmente hanno ricominciato a fare domande ai politici, forse qualcuno nemmeno le aveva mai fatte prima. Anzi, sicuramente nessuno aveva mai fatto domande ad un politico, non essendo politici, i politici di prima.

Mai visto un giornalista chiedere conto delle azioni, delle decisioni, delle intenzioni del governante di turno, men che meno obiettare alle loro parole, alle loro affermazioni, alle loro idee.

Mai sentito chiedere ad un presidente o ad un vicepresidente del consiglio: “Ma lo sa lei…?”, “Ma perché gli Italiani dovrebbero credervi?”, “Lei sa che ci sono i mercati?”, “Ma lei sa che la commissione Europea giudicherà anche la vostra prossima manovra, restando in carica fino a Novembre 2019?”

Da orgasmo, come se gli avessero toccato il punto G da tre parti diverse.

D’altronde questi, non cacciano via i giornalisti della RAI, questi non querelano, questi non vogliono fare lo Spoil System.

Eppoi la Fornero

Eppoi la Fornero che viene fatta parlare come un grande opinionista, o come un Cottarelli qualunque che parla come se avesse fatto qualcosa in vita sua.

Poi tutti che sanno quello che faranno quelli al Governo: dovranno aumentare, diminuire, ridurre, riaumentare, patrimoniare tassare, passare al piano B.

Punto G – Piano B.

Patrimoniale -Punto G.

Soldi che non abbiamo – Punto G.

Punto G – Condono.

Ma per non ritornare tristi i giornalisti ed i conduttori di oggi evitano di parlare del passato, di quanto siano stati bravi quelli di prima.

Solo la Fornero continua a dire che se non c’era lei saremmo stati peggio, che saremmo finiti male, che saremmo finiti peggio della Grecia.

Ma meno male che di martedì abbiamo Gene, che non è un giornalista; ma le risate, ma che risate, dovete vederlo e sentirlo dovete, mamma che risate.

 

 

Governo orgasmico

Povere mogli dei giornalisti da qualche mese non copulano più.

C’è lo Spread che sale: niente sesso.

C’è l’Euribor che non sale, ma potrebbe: niente sesso, neanche orale.

E c’è il tasso variabile che non sale ma potrebbe salire se sale quello che ancora non è salito; ma che con la manovra attuale sicuramente salirà: niente, niente sesso, nemmeno manuale.

Perché dobbiamo essere contenti quando le banche  guadagnano a comprarci i titoli di stato? Ma non dobbiamo esserlo se perdono perché lo Spread è salito e non ci guadagnano più?

Mai uno che voglia assumersi un rischio di impresa, tutti che vogliono solo guadagni sicuri: tutti finocchi con il culo degli altri, tutti.

Mutui

Ma perché chi prende un mutuo a tasso variabile non accetta che gli aumenti se cambiano le condizioni? Come le banche, quando cala “tutto bene” quando sale disgrazia e sfacelo. Potevano chiedere un tasso fisso e non avrebbero avuto sorprese. Perché dovrei dispiacermi se pagano di più? Lo sapevano, lo hanno voluto, scelto, loro il rischio, sperando di guadagnarci.

Ma il giornalista ed il conduttore giù a godere della tragedia degli Italiani, colpa dell’inesperienza dei Governanti: Ahh se c’avessimo ancora quelli di prima.

Niente sesso, troppo bello fare il giornalista: Ascesi totale.

Pensioni

Ah la Fornero, che si ricorda per le lacrime e per il sangue degli esodati e dei (non) pensionati.

Non si può mandare la gente in pensione troppo presto, non se la sono pagata, come possiamo fare?

Potreste chiedere i soldi indietro a chi ha sbagliato a fare i conti prima.
Qualcuno avrà pur calcolato quanto si doveva pagare per andare in pensione quando era previsto di andarci? Se ha sbagliato ora paghi. Perché pagare noi gli errori di altri (come sempre, come le banche, come i detentori di mutui)? Perché hanno cambiato unilateralmente le clausole di un contratto in essere? Di cui i lavoratori non hanno nemmeno potuto discutere i termini, li hanno potuti solo accettare e pagare.

Ma queste domande non fanno godere un giornalista ed il giornalista non stimolato nel punto G (punto Giornalistico) non le fa, ne mai le farà. Meglio farle ad un governo orgasmico.

A meno che non possa trasformarle in colpa di questi nuovi governanti.

Ceppoduro

Fonte

 

 

 

DIO

DIO

Dio è morto.

Sì, Dio muore ad ogni guerra. Dio muore per ogni sopruso. Dio non può restare vivo, quando un essere umano è reso schiavo. Allora muore.

Dall’inizio di questo millennio abbiamo visto riaprirsi fronti di guerra. Abbiamo assistito a deportazioni di massa, uguali a quelle del secolo scorso, uguali a quelle del secolo prima, sempre le stesse, sempre uguali a se stesse.

Ma come è possibile, mi domando come sia possibile che continuiamo a non vederlo. Nessuno che gridi, si indigni, si arrabbi.

Migliaia di uomini, donne, bambini sono scacciati, ammassati, spediti, ammassati di nuovo e ancora divisi e poi rispediti da altre parti.

Quale sia il loro valore non è chiaro ai più. I derelitti sembrano valere poco, ma no, non è vero.

DIO

Come spazzatura

I poveri, i nullatenenti, gli sconfitti sono oro, sono una miniera d’oro.

sono come la spazzatura che finisce nei forni degli inceneritori ed fumi che ne escono uccidono tutt’intorno, avvelenano l’aria, l’acqua, la terra.

E c’è una filiera in tutto questo come la filiera dello sfruttamento dei rifiuti c’è quella degli schiavi.

Pagano per cercare la salvezza, la libertà.

Pagano per spostarsi a cercarle.

Qualcuno paga per tenerli segregati in attesa di passare il mare.

Pagano e qualcuno paga per portarli oltre il mare.

Arrivano poco oltre la riva, perché qualcuno è pagato per prenderli di nuovo a bordo e portali via.
Qualcuno paga e qualcuno è pagato per tenerli in Italia. Una parte vengono fatti scappare, devono prostituirsi, altri devono raccogliere  pomodori, atri stare in fabbriche del nord o ad elemosinare davanti al Despar, al parcheggio dell’ospedale o a spacciare alle scuole.

Chi può paga ancora per andar via ma non è ripagato  e viene respinto.
Dio è morto o non si sente bene per nulla.

Dio è il bene ma deve star male.

Andremo tutti al suo funerale.

Ceppoduro

Europo

Europo

Europo viveva in Europa, suo padre Italo e sua madre Romana lo avevano chiamato così, per buon auspicio.

Ancora non si era fatta l’Europa, ma si voleva fare. Gli uomini sognavano di divenire cittadini Europei. Di avere una sola moneta e di muoversi liberamente senza frontiere. Di vincere la guerra. La fame. La diseguaglianza.

Italo era un sessantottino, voleva la pace. Faceva l’amore. Con Romana amava fare l’amore in pace.

Poi nacque lui, Europo.

Crebbe si istruì, si illuse, si disilluse.

L’istruzione

Per crescerlo suo padre affrontò la più grande crisi economica che il vecchio continente avesse mai visto. Non era passato molto tempo dall’introduzione della moneta unica e già suo padre si trovava in difficoltà.

Non era facile mantenere il posto di lavoro, impossibile trovarlo se lo perdevi.

La situazione peggiorò sempre di più.

Per mantenere il posto, per mantenere il figlio, il padre accettò qualsiasi cosa.

Gli stipendi smisero di aumentare. Non c’era più l’inflazione, non c’era ragione che aumentassero. Ma le cose costavano sempre troppo e non si poteva comprarle. Le banche non davano più i soldi, nessuno poteva più fare niente.

Ma suo padre, dando fondo ai risparmi e con l’aiuto della pensione della nonna, continuò a farlo studiare.

Ma una volta studiato non c’era nulla da fare, nonostante il numero chiuso all’ingresso, nonostante tutto.

L’illusione

Se non c’era lavoro in patria si poteva sempre emigrare.

Qui i lavori offerti erano troppo poco retribuiti. Continuavano ad arrivare torme di schiavi da sud. Gente disposta a tutto pur di mangiare.

Anche lui voleva vivere e mangiare ed emigrò.

Abbandonò la famiglia, tanto non faceva più l’amore: aveva trovato la pace dei sensi.

Vide la delusione nel volto dei suoi genitori. Vide che non volevano che andasse al nord. Ma non poté farci nulla.

Partì una sera, senza salutarli.

La disillusione

In Inghilterra si trovò bene, faceva il barista in centro a Londra. Guadagnava bene. Poteva andare al cinema, in pizzeria e permettersi una stanza, assieme ad altri due.

Gli inglesi, anche quelli di colore, lo guardavano un po’ storto, forse per la pronuncia di provincia. Forse per il fenotipo.

Si accorse che anche lui, laureato, era del sud.

Era una persona come gli altri, come quelli del nord. Ma non era del nord.

Si accorse che il mondo non era più NORD/SUD, era RICCHI/POVERI e lui era povero.

Anzi, non era povero, non era ricco.

Europo

La realtà

I soldi, in massa, si spostano velocemente su fibre ottiche sotterranee attraverso il mondo.

Le genti, in massa, li seguono in flussi superficiali uguali o contrari.

Nessuno sembra in grado di trovarli e siamo tutti poveri.

Tutti miserabili, tutti tenuti per i fili tranne pochi: politici e finanzieri.

Povera Europa.

Povero Europo.

Ceppoduro

 

Europa

Europa

Europa è il quarto satellite naturale del pianeta Giove per dimensioni e il sesto dell’intero sistema solare scoperto da Galileo Galilei.

E’ una delle Isole sparse nell’Oceano Indiano.

Oppure il XXXII quartiere di Roma, meglio noto come EUR.

Un quartiere di Grosseto.

Una zona del quartiere fiorentino di Gavinana.

Nella nautica è una imbarcazione a vela oppure la nave appoggio idrovolanti e sommergibili della Regia Marina.

In musica è una casa discografica tedesca e un brano di Carlos Santana del 1976 o l’album di Jimi Tenor del 1995.

Europa è tutto questo ed ancor di più.

L’Europa è una regione geografica del mondo, comunemente considerata un continente in base a fattori economici, geopolitici e storico-culturali. Detta a volte anche Vecchio continente per la sua storia millenaria e culla del mondo occidentale dal punto di vista fisico-geografico rappresenta l’estremità occidentale del supercontinente euroasiatico, oppure una delle tre parti del supercontinente Eurafrasia.

La storia e la cultura europea hanno influenzato notevolmente quelle degli altri continenti, verso i quali, a partire dal XVI secolo, sono state frequenti e massicce le migrazioni, specialmente in America e in Oceania, dove gli europei hanno quasi sostituito le popolazioni locali.

Ma se questo è l’Europa, l’unione Europea cos’è?

Europa

E’…

dovrebbe essere una cosa seria.

E stata insignita del premio Nobel per la pace nel 2012 perché ha permesso agli Europei di vivere in pace, il più lungo periodo di pace sinora.

Permette ai propri cittadini di muoversi liberamente al suo interno, senza limitazioni.

Permette loro di spendere, quasi, ovunque la stessa moneta.

Insomma consente di fare tante belle cose.

Dovrebbe

Ma perché uso il condizionale?

Perché fintanto che esisteranno gli stati non avremo mai Unione Europea.

Ed anche quando gli stati sparissero non avremo interessi, politiche, mentalità Europee.

Fintanto che avremo mercato e finanza non avremo felicità.

Fintanto che saremo schiavi di qualcuno o terremo schiavo qualcun altro, non avremo Unione Europea.

Cambiamola.

Le prossime elezioni sono vicine.

Ceppoduro

 

 

Una volta

Una volta

Una volta ero giovane.

Non lo sono più.

Non che sia vecchio, se ascolto la radio, se leggo un giornale, se guardo la TV, mi dicono tutti che sono troppo giovane.

Ecco ora sono troppo giovane. Se qualcuno mi chiede quanti anni abbia, rispondo che sono troppo giovane.

Mi sento bene, molto bene, d’altronde esser troppo giovani ha i suoi vantaggi, non devo pensare troppo, l’aggettivo qualificativo è già nella mia condizione, non serve usarlo per quello che faccio.

Non importa se sto bene, il sistema mi suggerisce anche di non stare troppo bene, devo sentire qualche disturbo, qualche malessere, altrimenti non consumerò psicofarmaci. E non sta bene, veramente non sta troppo bene non usare medicine.

Le campagne

A cosa servono, a cosa sono serviti, anni di campagne di raccolte fondi in TV, di fondi per la ricerca se poi nessuno si droga. Mi devo drogare. E’ un dovere civico, prima che una necessità. Non scherziamoci sopra. Ma non devo neppure prendermi troppo sul serio: sono o non sono troppo giovane?

Lo sono, lo sono.

Me lo dicono sempre.

Non posso capire perché i politici abbiano preso quelle decisioni che ci hanno portato sull’orlo del baratro. Forse che convenivano a loro e non a me? Ma no! Sono troppo inesperto di politica, non posso aver ragione.

Ma questi nuovi, questi di ora, questi partiti nuovi, dai nomi strani. Questi che non stanno mai fermi, sempre in movimento, questi con la capa tra le stelle: perché sbraitano contro i vecchi politici?

Che abbiano ragione? Che quelli di prima mi abbiano fatto fesso?

Ma noooooooo! Subito un coro dai media. Ma noooooooo! Figurati, son questi nuovi che son giovani ed inesperti. Son troppo giovani ed inesperti. Che vuoi che ne sappiano? Ed anche te che vuoi saperne?

La penso come i giovani

una volta

Anch’io la penso così, i loro ragionamenti mi convincono, son come quelli che ho sempre fatto io. Viva i giovani ed i troppo giovani.

No! No! Sei scemo? Sei troppo scemo. Non pensare.

Sei troppo giovane per pensare, lascialo fare ai vecchi.

Va beh, allora smetto e vado in pensione.

Noooooooo, ma sei matto? Sei troppo giovane per andare in pensione.

Ma allora che cazzo faccio?

Fai un po’ che ti pare ma attento, se sgarri potremmo ricordarci di te, quando sarai troppo vecchio.

Ceppoduro

In ricordo della Fornero.

R.I.P.

MORANDI

Morandi

Morandi non è un cantante, era un ingegnere.
Ha costruito alcuni ponti, uno è crollato un mese fa.

Trentuno vittime, Genova divisa in due, monconi di ponte pericolanti su case e impianti industriali.

Un disastro.

Oggi tutta Italia commemora il giorno della tragedia.

Morandi

Voci di Genovesi e di intervistati a vario titolo, all’inizio dei GR e delle trasmissioni di approfondimento, come ormai e diventata consuetudine.

Cordoglio, tanto cordoglio, con un filo conduttore, un filo sottile: guerra al governo.

Piove: governo ladro.

Sembra essere tornati ai tempi, e forse lo siamo, di chi lanciava quello slogan. Gente che oggi dovrebbe essere al governo, invece è all’opposizione.
Un’opposizione feroce, mordace, cagnesca.

Ma che morde per mordere, senza un perché, senza sapere dove.

Morde e basta.

Morde a caso.

Tutto quello che si muove, anche se non si muove.

Quella opposizione che trova ancora credito nei mezzi di informazione, in mano a grandi gruppi industriali o in pugno all’opposizione stessa come la RAI.

Niente Spoil System

D’altronde il nuovo governo non ha voluto buttare fuori a calci quelli messi li da quelli prima, non hanno voluto fare come loro, che prima di tutto hanno cambiato i vertici dell’informazione pubblica e poi dietro tutti gli altri gregari.

Non hanno voluto fare come loro ma ora li hanno tutti contro.

L’informazione non deve essere prona al potere, siamo tutti d’accordo, ma nemmeno falsa e prona all’opposizione, siamo tutti d’accordo.

Si parla di Genova divisa in due, si paventano esodi di massa dei Genovesi, si stigmatizza che ancora non è stato fatto ne deciso alcunché, si ripete, ossessivamente che dal consiglio dei Ministri di ieri è uscito un deCretino, che non è un diminutivo di decreto. Si fanno parlare sfollati che non dicono nulla salvo l’ovvio. “Il crollo ha cambiato la mia vita, ora voglio viverla”, “vogliamo rientrare in casa a prenderci i nostri affetti, le foto, i dischi”, “Ho una vespa del ‘71 in cantina, non posso lasciarla li”.

Ma Morandi, come si fa?

Queste son davvero queste le parole dei Genovesi?

Queste le loro preoccupazioni vere?

Si critica un governo perché con il “decretino” non ha ancora scelto il commissario?

Dovevano fare come gli altri, nominare l’amico dell’amico? E l’amico secondo suo vice?

Cosa hanno deciso (di onesto) gli altri?

Non hanno ancora ricostruito il ponte? Ma le leggi non andavano seguite? I giornalisti e gli esperti le conoscono? Perché la stessa veemenza nel chiedere conto del disastro Ligure non l’ho ascoltata per gli altri ponti crollati? Dove era il Governo, lo Stato? Quanti ne sono stati ricostruiti dopo un mese? Quanti ne sono stati ricostruiti ancora? Nessuno!

Perché si raccolgono le voci degli sfollati, tristi, delusi e giustamente arrabbiati, e non gli si chiede perché la loro casa fosse sotto un ponte autostradale? Fosse ancora sotto un ponte? Potevano e dovevano averli sistemati prima in un luogo più sicuro, anche se quel ponte non fosse mai crollato.

Un giornalista, uno bravo, avrebbe chiesto questo, avrebbe cercato di farci capire di chi è la colpa, non mandarci i “giusti” piagnistei di chi ora è in difficoltà. Persone che, ragionevolmente, dovrebbero essere solo contenti di esser ancora vivi.

Che se fossero morti nel crollo non gliene sarebbe fregato nulla della Vespa del settantuno.

Ceppoduro