La scuola.

Cosa fanno? E’ la scuola!!!

La scuola ribaltata.

La scuola Italiana ribaltata da una legge incredibile, incredibilmente … non metto l’aggettivo per rispetto a quella persona che il vocabolario on line Treccani definisce, tra l’altro, <persona di scarsa intelligenza>.

La notizia è: <Da quest’anno basterà un solo professore contrario alla bocciatura e l’alunno sarà ammesso alla classe successiva.>, dicono sia scritto nella “buona scuola” la legge di Renzi-Gentiloni.

Ho controllato, c’è scritto: <Alla primaria varrà la normativa vigente: la non ammissione è prevista solo in casi eccezionali e con decisione unanime dei docenti della classe. Ma con una novità: viene esplicitato che l’ammissione è prevista anche in caso di livelli di apprendimento “parzialmente raggiunti o in via di prima acquisizione”. Le scuole dovranno attivare, anche questa è una novità, specifiche strategie di miglioramento per sostenere il raggiungimento dei necessari livelli di apprendimento da parte degli alunni e delle alunne più deboli. Per una scuola più inclusiva e capace di non lasciare solo chi resta indietro. >

Quale è il problema?

Direte voi.

Il problema è grande, riguarda le idee, coinvolge il sentimento, la forma  educativa.

La scuola deve essere, per gli estensori della legge, capace di non lasciare solo chi resta indietro.

Non livella il livello di istruzione. Fa proseguire nelle classi chi è indietro con il livello, così che il divario aumenti.

La scuola, per me, deve educare  e non permettere a nessuno di avere un livello più basso degli altri. Non si educa tutti allo stesso modo, ma si deve educare tutti. Il compito di un insegnante è educare, non far finta di niente e promuovere formalmente. L’insegnante deve portare tutti ad un livello educativo, se non uguale, almeno molto vicino. Promuovere tutti perché tutti meritano di essere promossi. Se la scuola non insegna a tutti i suoi alunni ha fallito.

Dite che è utopia? Che non si può fare?

Io dico di no e di si.

E’ reale e si può fare.

Quello scelto con la “”buona scuola” (ma intendono prenderci per il culo quando danno i nomi alle leggi?) è un modo facile per emarginare ancora di più chi è già emarginato o ha problemi cognitivi e resta indietro. Questi problemi non verranno nemmeno affrontati, figuriamoci risolti.

Voilà, non serviranno più insegnanti di sostegno, nemmeno insegnanti capaci di insegnare. Faremo solo con i bidelli. Un grande risparmio per le casse dello Stato.
Tutti in fondo, fino al diploma, ma tutti ignoranti come piace ai potenti.

Che peccato, un’altra occasione persa.

Ma certamente un’altra prova del disvalore di chi dovrebbe guidarci.

Dico dovrebbe, perché io non lo seguo.

Io sono un uomo, non un Lemming.

Nel baratro che si gettino loro.

Ceppoduro

 

Fonte: repubblica.it

Approfondimento: Comunicato stampa del consiglio dei ministri

Cosa mi manca

Ecco vi voglio dire

Cosa mi manca.

Mi manca un esempio.

Si, mi manca un padre, che mi faccia vedere come si vive. Mi manca un riferimento, un uomo.

Uno onesto ed altruista.

Un ragazzo non può formarsi da solo.

Un uomo diventa come l’uomo che ha ammirato e seguito mentre era ragazzo.

Si può fare anche da soli, come in tutte le cose, ma è dura e con un modello è meglio.

Sarete d’accordo con me che non ci sono più i maestri di una volta. Il maestro può essere il tuo padre putativo. Può sostituirlo, può fare meglio, addirittura. Può essere più colto, può stimolarti meglio, di più.

Ma anche il mesto è sparito, tuttalpiù abbiamo delle maestre, nessuna con le palle. Poi la donna non è uomo. Non ho bisogno di una madre, ho voglia di un padre. Il babbo, il maestro, l’uomo.

Ma no! Non ce l’ho. Non ho neppure un amico, ne più grande ne più piccolo.

Ah, l’ultimo amico è sparito nel nulla, come si fosse sciolto al sole, come un pupazzo di neve. Nessuno fa più pupazzi di neve e nemmeno l’amico.

Anche qui una donna non serve, un’amica si scopa, o no, per amicizia. Ma ti insegna cose che non hanno senso nel tuo stato, tu hai bisogno di altro. Italo.

Cosa mi manca

Italo

Sei un giovane stato, Italo, ancora non hai raggiunto la maturità, ti serve tempo, esempio, ti servirebbe quello che non hai.

Chi dovrebbe guidarti non c’è. Non hai un padre, non hai un fratello, ne maestri ne amici, sei solo.

Sei circondato da prevaricazioni degli altri stati. Non ce n’è uno che condivida qualcosa con te. Tutti a prendere. Come i politici.

Politici torbidi, interessati, a volte dementi. Mai costruttivi.

Chi ti mostra attenzione lo fa per succhiarti il sangue, spolparti e poi buttarti addosso ossi e rifiuti del lauto pasto.

Italo, sveglia.

Disconosci i finti padri.

Mandali via.

Pretendi gli onesti.

Pretendi i disinteressati.

Falli spogliare prima di accoglierli.

Falli poveri.

Togligli ogni avere e per cinque anni fatti servire come deve essere. Poi scrivi il loro nome nell’albo d’oro e scegline altri.

Italo, cresci.

Ceppoduro

Bastiola 2017

Finalmente

Bastiola 2017.

L’estemporanea di Bastiola è tornata con tanti partecipanti, che si sono esercitati nell’arte difficile di realizzare un quadro in poche ore (5 circa).

I partecipanti si sono dati daffare. Producendo veri e propri capolavori. Usando le loro tecniche al meglio.

Se volete ingrandire le immagini cliccate sopra. A volte cliccando ancora si ingrandisce di più.

I quadri realizzati durante la manifestazione sono stati questi.

Con l’occasione dell’estemporanea si sono potuti mostrare quadri ed altre opere realizzate in studio, esposte per queste ore nella recinzione di Piazza Edgardo Giacchetti.

Bastiola 2017.

 

La manifestazione prevedeva anche un torneo di scacchi, di cui riportiamo le immagini della premiazione.

Prima della premiazione dei partecipanti all’estemporanea, due noti “turisti tedeschi” hanno, finalmente, saldato il loro debito con “l’artista” Giancarlo. A cui la settimana prima, durante l’estemporanea di San Savino, avevano promesso l’acquisto di un quadro a suon di marchi.

Quando si dice la fortuna…

Di seguito sono state premiate le opere realizzate in studio e poi quelle in estemporanea.

Il finale prevedeva la cena, di cui non ho immagini.

Giancarlo

 

 

 

Qualche immagine in più.

Il 19 e 20 si è svolta l’estemporanea a San Savino.

Qualche immagine in più su quell’evento.

San Savino è un piccolo paese Umbro, che si affaccia sulla riva orientale del lago Trasimeno. Dal paese si godono meravigliose viste del lago, dei borghi intorno e dell’isola Polvese: Una piccola isola in mezzo al lago, un isola che somiglia ad una balenottera mezza emersa in superficie, che se ne sta calma calma in superficie. Dovete sapere che ogni anno, a San Savino, si tiene la festa paesana, denominata “Sagra del Gambero”. La festa si svolge intorno alla seconda settimana di Agosto e dura una decina di giorni. Durante la festa, oltre ai balli in piazza e le mangiate allo stand gastronomico, si è tenuta l’estemporanea di pittura. E nei due giorni di competizione artistica alcuni pittori hanno esposto, per strada, alcune opere da loro realizzate in studio.
Ve le mostrerò perché sono bellissime.

Inoltre a San Savino hanno una collezione di opere impressionante. Sicuramente saranno i quadri premiati nelle edizioni precedenti.

Vederli tutti insieme è come vistare un  museo. Anche se occupano solo di un paio di stanze al primo piano e le pareti delle scale di accesso. Potrebbe essere un idea andare a San Savino, con la scusa del gambero solo per vedere la collezione, che in quei giorni è sicuramente aperta ed accessibile. Vedete voi, io lo farei.

Ecco le immagini dei quadri esposti in strada.

Ecco Qualche immagine del “museo”.

 

C’è una barchetta, in un punto panoramico del paese da cui sii ammira il lago e si fanno foto del tramonto, molto romantiche e coinvolgenti.

Altra cosa da dire dovrebbero eliminare i pali della luce che rovinano immancabilmente il paesaggio.

Ecco come appare con i pali in mezzo:

 

 

e come sarebbe senza

 

 

Per chi vuole avere un idea del castello.

 

 

Giancarlo

San Savino estemporanea

19 e 29 Agosto estemporanea di pittura

San Savino (PG)

Il 18 Agosto

Il posto è molto bello ed affascinante.

SAN SAVINO Il lago Trasimeno è dominato dall’alto, le viste sono mozzafiato.

Si vede bene la parte sud-est della costa e l’isola Polvese.

San Savino ha un castello con torre ben conservati.

La gente è allegra ed ospitale, ma siamo in Umbria di che meravigliarsi?

Il clima oggi è pessimo, è caldo, è veramente caldo, ma non è colpa del paese.

Il concorso ha per tema “San Savino: i colori del lago Trasimeno ed i suoi tramonti”.

I pittori sono subito al lavoro_

Allora che fai? Ti metti in alto, sulla panchina del parcheggio e cerchi di fare il lago e le colline ed i rilievi in lontananza, in secondo e terzo, forse anche in quarto, piano simili, almeno che si capisca che siamo li e non sul Garda, per dire.

Beh dei colori, sinceramente, il lago ne ha pochi da mostrare. L’azzurro ed i riflessi di luce nell’acqua, calma come un olio. Beh io sto realizzando con i colori ad olio, vuoi vedere che…
Ma lo sfondo, i primi rilievi sono neri. Controluce totale. Però bello un nero che spicca dall’acqua che si fa chiara sulla riva, o forse è l’orizzonte, chissà? Come fosse bianca. stagliandosi nettamente al contatto. le colline più dietro sono azzurrine, non possono fare altrimenti, la luce viene riflessa, diffusa tutto si opacizza si perde. Dietro ancora c’è altro ma si confonde con l’aria tremula del meriggio, con qualche nuvoletta e nuvolone che girano in cielo. Anche loro in cerca di ristoro. Del fresco che manca. Oppresso anche dall’umidità che alla sera chiude il respiro, in questi torridi giorni Agostani.

Il 20 Agosto

Si continua il giorno appresso, alcuni arrivano solo allora.

Si consegnato i quadri e, finalmente si viene premiati.

Ma con concorrenti così, come potevo vincere. Però è stato bello competere.

Beh, loro, io no, naturalmente, come ho detto nella foto sopra.

Ma è colpa mia sono stato troppo attinente alla realtà, quasi fotografica.

Poi ci sono dei mostri sacri della pittura e specialmente della pittura in estemporanea.

La pittura estemporanea è terribilmente competitiva. Ci sono pochi premi, bisogna accaparrarseli. Bisogna lottare, usare ogni trucco, far credere i giurati che non possono non premiarmi e lo faranno, perché son bravo, perché sono io e io lo so come si fa.

Bene, anzi, male. Io non sono tanto combattivo, non ero tra i premiati, ma mi sono divertito lo stesso.

Ho dipinto in un posto unico. Poi ho rivisto tanti amici. Ho mangiato benissimo. I filetti di persico erano innegabilmente ben fatti, buonissimi. Anche difficile visto la cinquantina di concorrenti più gli ospiti a mangiare. Il vino sembrava sincero. Ed infine ho fotografato tutto e tutti.

Son proprio contento.

Ecco i quadri, di San Savino, tutti assieme:

La sera ci hanno premiato, dicevo, e qui di seguito vedrete chi e cosa.

La premiazione

Curiosità:
Ci sono stati disordini per l’assegnazione dei premi.

Nooooooo!

E’ uno scherzo, c’è stata una piccola tromba d’aria che ha devastato un paio di banchini, senza grandi danni (Bisogna però chiederlo ai gestori dei banchini).

Io, ho comunque avuto un gran successo, due turisti tedeschi si sono contesi il mio quadro a suon di Marchi.


Ah, quasi dimenticavo.
Occorre fare una petizione, magari su Change.org. L’Enel, o “e”, o come diavolo si chiama ora il distributore di energia, dovrebbe togliere quei pali che rovinano la vsta del lago. Ce ne sono diversi. Facciamolo l’interramento dell’ultimo tratto, via che l’Italia è bella e non può essere deturpata da quattro pali della luce.

Dai!

Dopo la cura, senza palo.
prima della cura ovvero come è ora.

Se vi piace qualche immagine, se volete vedere meglio un quadro, se volete, cliccate sull’immagine e come per miracolo si ingrandirà, specie si avete una linea internet veloce.

Grazie a tutti i partecipanti che mi hanno fatto divertire.

Grazie agli organizzatori, che mi hanno permesso di divertirmi.

Giancarlo

I numeri primi sexy.

Incredibilmente esistono

I numeri primi sexy.

Maliziosi, non pensate subito al 77, le gambe delle donne per la smorfia napoletana, o, ancora più arditamente, al 69, che non spiego perché chi deve capire capirà.

Beh, comunque non avreste torto sul fatto che siano primi, ma sexy no. Qui sexy non ha niente a che vedere con situazioni pecorecce o con altre pruderie.

Sexy viene da sex, il nome del numero 6 nella lingua degli antichi Romani, il latino,

Beh per continuare con i doppi sensi i numeri sexy vanno sempre in coppia. Ma nella coppia c’è sempre una differenza di sex.

Nella formalizzazione matematica una coppia di numeri n adiacenti si scrive:

(n, n +1), coppie di numeri distanti sei posizioni si scrivono invece (n, n + 6), ovviamente.

Se p è un numero primo la definizione matematica della coppia di numeri primi sexy sarà la seguente:

(p, p +6), quindi la prima coppia di numeri primi sexy è (5, 11), poi (7, 13), poi (11, 17) e via.

Ancora su i numeri primi sexy.

i numeri primi sexy

Per complicarci la vita possiamo aggiungere che non esistono solo coppie di numeri primi distanti sei posizioni uno dall’altro, ma possono esserci terzine ( p , p + 6 , p + 12 ) come (7, 13, 19) o (17, 23, 29).

Ci sono quadruple i ( p , p + 6 , p + 12 , p + 18 ) come (5, 11, 17, 23), (11,17, 23, 29).

quintuple, anzi no. Di quintuple ce ne può esser solo una: (5 , 11, 17, 23, 29).

Infine

Se di tutto questo era interessante solo la definizione “sexy”, sappiate che di coppie di numeri primi ce ne sono altre.

Abbiamo i numeri primi gemelli:

Un numero primo per essere gemello di un altro deve essere minore o maggiore di una unità da quello. (p, p +2). Insomma tra i due della coppia c’è un terzo incomodo come ci ricordava Renato Zero nel “Triangolo”.

Abbiamo anche i numeri primi cugini che differiscono di quattro unità. (p, p +4). Ma tra loro la differenza di genere non è contemplata, come accade nei sexy.

E’ strano notare che se esiste un numero primo uguale a p + 2 o p + 4, esso forma una terzina di primi:

( p , p + 2 , p + 6 )

oppure

( p , p + 4 , p + 6 )

Con l’eccezione di (2, 3, 5) e (3, 5, 7) che son terzine di primi ma non possono, ovviamente rispettare la regola.

Giancarlo

Deglobalizzare

Deglobalizzazione

Deglobalizzare si può.

Deglobalizzare si deve.

Abbiamo sbagliato a permettere la globalizzazione, ora dobbiamo tornare indietro, finché siamo in tempo, prima che sia troppo tardi.

Wikipedia dice in proposito:

La globalizzazione è un processo d’interdipendenze economiche, sociali, culturali, politiche e tecnologiche i cui effetti positivi e negativi hanno una rilevanza planetaria, tendendo ad uniformare il commercio, le culture, i costumi e il pensiero.

Tra gli aspetti positivi della globalizzazione vanno annoverati la velocità delle comunicazioni e della circolazione di informazioni, l’opportunità di crescita economica per paesi a lungo rimasti ai margini dell’economia, la contrazione della distanza spazio-temporale, e la riduzione dei costi per l’utente finale grazie all’incremento della concorrenza su scala internazionale. Gli aspetti negativi sono il degrado ambientale, il rischio dell’aumento delle disparità sociali, la perdita delle identità locali, la riduzione della sovranità nazionale e dell’autonomia delle economie locali, la diminuzione della privacy.

Mappa del mondo a colori indicante l’Indice di sviluppo umano (stima 2003). Le nazioni di colore giallo/arancione mostrano uno sviluppo umano medio, quelli di colore rosso uno sviluppo umano basso. – https://commons.wikimedia.org/wiki/File:UN_Human_Development_Report_2007_(1).png

La globalizzazione

Per qualcuno ha più vantaggi di quelli elencati da Wikipedia. Ma siamo davvero sicuri siano vantaggi? Per noi? Vediamo.

“Le interdipendenze tendendo ad uniformare il commercio, le culture, i costumi e il pensiero” e chi può sembrare positiva questa cosa. Non c’è anche un proverbio che dice “il mondo è bello perchè vario”? C’ha provato MAO TSE TUNG ad uniformare il mondo, almeno la Cina. Tutti vestiti uguali. Tutti in bicicletta e con un figlio. Non gli è riuscito. Forse riuscirà adesso al capitalismo, a fare quel passetto in più, verso la globalizzazione, che ci farà diventare tutti uguali, tutti con lo stesso nome, tutti inquadrati.

La velocità delle comunicazioni è impressionante ma per dirci cosa? Al telefono sembriamo zombi che parlano di quello che hanno visto sottoterra.

Alla televisione ci parlano di tutto per non dirci niente.

Circolano le informazioni che vogliono far circolare. Le altre non trovano voce.

La crescita economica come viene misurata con il PIL? Ma il PIL non può crescere indefinitamente. Se smette di crescere siamo in crisi. Se siamo in crisi addio benessere. Per star bene uno quanti altri devono star male?

Non ci può essere un abbassamento dei costi per l’utente finale, grazie alla concorrenza, ci può essere solo un aumento dello sfruttamento di parti della popolazione per abbassare il costo delle cose, della manodopera necessaria a farle, a coltivarle ad estrarle. Alla fine per poter abbassare il prezzo all’utente finale si arriva a peggiorare la qualità del prodotto. Obsolescenza programmata. Utilizzo di materie prime scadenti. Di additivi e coadiuvanti pericolosi, tossici o cancerogeni. di concorrenza sleale tra lavoratori, facendo venire manodopera dai paesi poveri o delocalizzando la produzione in quei paesi. Tenuti poveri artatamente da guerre e dittature.

Paesi in base al PIL nominale (IMF 2006) – https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Gdp_nominal_2005_world_map.PNG

Sulle conseguenze negative non possiamo che concordare. Potremmo solo calcare ancor più la mano.

Che possiamo fare?

Intanto parlarne, creare un’opinione, un sentimento contrario alla globalizzazione.

In modo che non ci sian più persone che la pensino come Wikipedia o, poveri noi.

Ceppoduro

Allora deglobalizzare?

Deglobalizzare si può.

Deglobalizzare si deve.

Abbiamo sbagliato a permettere la globalizzazione, ora dobbiamo tornare indietro, finché siamo in tempo, prima che sia troppo tardi.

a San Feliciano

a San Feliciano (PG), ieri si è svolta una caldissima estemporanea.

Il paese di San Feliciano, situato nella riva orientale del lago Trasimeno, di fronte all’isola Polvese (*), vive di pesca e di turismo. Abbiamo dipinto in contemporanea con la festa del Giacchio, una tipica rete da pesca tronco-conica da lanciare a mano. (Vedi su youtube).

Estemporanea  a San Feliciano
(+) L’isola Polvese vista dal porticciolo di SanFeliciano. Port of SanFeliciano (Magione) and the Isola Polvese in the Lago Trasimeno, Umbria, Italy. Demeester – Opera propria

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Estemoranea a San Feliciano
Il Molo di SanFeliciano. The pier in SanFeliciano, Lake Trasimeno. June 2008. BKP – Opera propria

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Estemporanea a San Feliciano
SanFeliciano visto dal lago. Panorama of SanFeliciano, hamlet of Magione, Lake Trasimeno, Province of Perugia, Umbria, Italy LigaDue – Opera propria

Eccole foto (Clicca sopra per ingrandire):

a San Feliciano a San Feliciano

Giancarlo

Da Wikipedia, l’enciclopedia libera.

San Feliciano è una frazione del comune di Magione in Provincia di Perugia ed è parte integrante del Parco Regionale del Lago Trasimeno, istituito nel 1995.

Il paese, popolato da circa 600 abitanti, si affaccia direttamente sulle rive orientali del Lago Trasimeno ad un’altitudine di 279 m s.l.m.. ed è fra i borghi rivieraschi più pittoreschi del lago.

Il nome del luogo prende il nome da San Feliciano

vescovo di Foligno (160 ca. – 249 ca.), che si recò sul lago Trasimeno a predicare la buona novella fra i pescatori del lago. Dopo il suo martirio, avvenuto per trascinamento di cavalli al galoppo, gli abitanti del luogo vollero conservare perennemente la sua memoria, chiamando col suo nome il piccolo villaggio lacustre che lo aveva accolto. Una reliquia di san Feliciano è custodita nella chiesa della frazione e viene esposta il 24 gennaio di ogni anno, in occasione della Festa Patronale. Oltre a san Feliciano, il paese ha un secondo Patrono, più specificamente protettore dei pescatori, che viene festeggiato il 14 dicembre di ogni anno; si tratta di santo Spiridione, patrono anche della greca isola di Corfù.

Fino al 25 maggio 1915 vi era una unità del Regio Esercito con un Farman 14 idrovolante da 80 cv comandata dal Tenente Anselmo Cesaroni e con il Maresciallo Alfredo Rossetti che il 26 maggio si trasferiscono per creare la Sezione Idro di Desenzano del Garda che diede vita alla 1ª Squadriglia Idrovolanti.

La strage di Bologna

Strage di Bologna

<< La strage di Bologna da Wikipedia, l’enciclopedia libera.

la strage Stragedibologna-2.jpg
L’ala Ovest della stazione di Bologna, crollata a seguito dell’esplosione dell’ordigno che causò la strage.

« I terroristi hanno commesso un solo errore: compiere la strage a Bologna. »
(Lidia Secci, madre di una delle vittime.)

La strage di Bologna, compiuta la mattina di sabato 2 agosto 1980 alla stazione ferroviaria di Bologna, è il più grave atto terroristico avvenuto in Italia nel secondo dopoguerra, da molti indicato come uno degli ultimi atti della strategia della tensione.

Come esecutori materiali furono individuati dalla magistratura alcuni militanti di estrema destra, appartenenti ai Nuclei Armati Rivoluzionari, tra cui Valerio Fioravanti. Gli ipotetici mandanti sono rimasti sconosciuti, ma furono rilevati collegamenti con la criminalità organizzata e i servizi segreti deviati.

Nell’attentato rimasero uccise 85 persone e oltre 200 rimasero ferite. >>

la strage
Sergio Mattarella, preseidente della Repubblica in carica

la strage
Sandro Pertini, Presidente della Repubblica
1978 – 1985

La strage! Cosa possiamo aggiungere?

Posiamo aggiungere una cosa vergognosa, indegna di un paese civile, che continua a ripetersi, anno dopo anno da 37 anni.

A parte la verità processuale, stabilita finora, ci sono carte secretate. Sono state secretate dai servizi, dai governi, dalle autorità, per non turbare troppo lo spirito di coesione democratica nazionale. Immagino. O per coprire uomini, servizi e parti politiche per pensarla più prosaicamente. Carte che non vengono tuttora mostrate, nonostante le promesse di Renzi al suo insediamento a Palazzo Chigi. I nomi non vengono svelati. I nomi dei mandanti, degli organizzatori, dei fiancheggiatori degli attentatori, che probabilmente sono scritti, nero su bianco, in quelle risme.

Questo è inaccettabile e bene hanno fatto i parenti delle vittime ad uscire dal luogo della commemorazione al momento che il rappresentante del governo doveva prendere la parola. La strage di Bologna ha aperto una ferita che non può essere colmata con i silenzi, con le omissioni. Potremo far pace con noi stessi, forse, solo dopo che avremo conosciuto la verità.

Giancarlo

fonti

la stampa

la repubblica